mercoledì 20 marzo 2019

Campo Cavallo


                                   

La località è presente nella cartina dell’IGM 1/25000 del territorio di Aielli-Aq. registrata, però, in forma errata: Campo Carallo. Si tratta di una zona a noi ben nota, appena a sud-est di Aielli Stazione.

   Inizialmente pensavo che il nome dovesse indicare il leggero rilievo che da quel punto più o meno pianeggiante si solleva e porta all’insediamento di Aielli Stazione, ma successivamente, riflettendo bene sulla questione, ho inclinato a credere che si trattasse di ben altro.  La spiegazione dei toponimi, molto più di quella del lessico di una lingua, non è certamente cosa facile da prendere a gabbo e spesso lascia il tempo che trova.  Anche se, stranamente, debbo riconoscere che quel poco che so di linguistica e che mi distingue da altri, lo debbo sostanzialmente ai toponimi ai quali mi dedicai anima e corpo, sui miei quarant’anni, con una assiduità di cui mi meravigliavo io stesso.  Ora sarebbe un po’ lungo spiegare perché essi sono stati così importanti per il mio studio successivo del lessico, e pertanto  vi sorvolo, chiedendo venia a qualcuno che invece ne sarebbe interessato.  Ma il mio compito, adesso, è di capire il significato di Campo Cavallo.

   Quasi sempre i toponimi indicano – sembra di stare a scoprire l’acqua calda la realtà fisica e geografica cui si riferiscono, un monte, una valle, una fonte, ma con termini appartenuti a lingue preistoriche che ci hanno preceduto anche di decine di migliaia di anni.  Ora se si va a vedere la cartina di cui sopra si scopre che la zona indicata come Campo Cavallo risulta all’interno di un’ampia curva descritta dal Rio di Aielli.  Oggi però un eventuale osservatore diretto viene distratto dalla presenza della strada nazionale Tiburtina-Valeria che lambisce la zona, o da qualche costruzione nelle vicinanze, e soprattutto dal fatto che il letto del ruscello è spesso asciutto.  Ma in tempi remoti, esso doveva essere più abbondante di acqua e la zona magari era coperta da vegetazione arborea ai lati del ruscello, sicchè il suo tracciato sarebbe stato evidentissimo ai nostri antichissimi antenati cacciatori che lo percorrevano in cerca di prede e che dovevano fissare anche punti di riferimento nell’ambiente dove vivevano.

   Sarò breve. Per me il termine più antico dei due deve essere Cav-allo  che, come ho mostrato nel precedente articolo Tramoggia (cfr pietromaccallini.blogspot. com), presenta in qualche toponimo il significato di cavità il quale fa al nostro caso, in quanto un curva rientra in quel concetto. Ma anche nel lessico (vedi sempre l’articolo citato) salta fuori qualche spia, quando con esso indichiamo l’inforcatura dei pantaloni, ad esempio, che è una sorta di ‘cavità’(mi spuntano quasi le lacrime riflettendo che queste radici possono arrivarci dai nostri remoti antenati).  Ma non è tutto. Nel sardo logudorese la voce caddinu <*cavallinu oltre a significare ‘cavallino’ indica anche il ‘cerchio’. Come mai? Gli è che una curva è una cavità, una concavità, e pertanto anche una  rotondità e un cerchio. In questi casi naturalmente il cav-allo non indica l’animale ma è ampliamento di lat. cav-u(m)’cavo, vuoto’.

   E così siamo giunti alla parola  Campo.  C’è una piccola spia del fatto che essa non può essere la stessa del lat. camp-u(m)’pianura, campo aperto, campo coltivato, piazza’. Noi in genere in dialetto non usiamo questo termine per indicare un campo coltivato che, invece, chiamiamo terra.  Stando a quello che ho detto per Cavallo allora si deve suppore che Campo ripete tautologicamente (come spesso avviene in toponomastica) il concetto da quello espresso: curva.  Un’altra civiltà si sovrappone alla precedente che usa un altro termine per curva e il gioco è fatto: il vecchio nome, diventato nel frattempo opaco nel significato, è sostituito dal nuovo, ma il vecchio non scompare e rimane come perfetto nome proprio.  Ora io credo che Campo non sia altro che il gr. kamp ‘curva, svolta, sinuosità (di fiume)’, o il celtico cambo 'curva, meandro'. Il termine ci sta a pennello.

  Si dà anche il caso che una località, frazione di Fagnano Alto-Aq, porti il nome di Camp-ana e si trovi proprio in corrispondenza di una ben visibile curva del fiume Aterno. Le camp-an-elle erano degli anelli metallici infissi nelle mura delle case, dove si legavano gli animali da soma. Una esisteva, e esiste ancora, anche nella mia vecchia casa.  Ritorniamo quindi al concetto espresso dal sardo logudorese cadd-inu ‘cerchio’. 

   E’ utile ricordare che questi toponimi i quali, così radicati nel terreno rimandano a radici greche, non possono essere spiegati  come conseguenza di influssi arrivati dalla Magna Grecia a partire dall’ottavo-settimo secolo a.C., problema di cui ho parlato in altro articolo.  Ricordo ancora il Fiume Natolia, una sorgente non lontana da Campocavallo, Il paese di Santa Anatolia-Ri al confine con la Marsica e ricco di sorgenti, Fonte Anatella in quel di Rovere-Aq nella Marsica, Fonte Ranë a Celano-Aq. (italianizzato in Fonte Grande) che, come ho mostrato in altro articolo, secondo me presuppone un greco dorico krána ‘fonte’: tutti questi toponimi  a mio avviso si trovano qui dalla preistoria, anche profonda, portati da gruppi di migranti che potevano parlare anche una lingua diversa dal greco, ma che avevano nel loro vocabolario parole di stampo greco ab illo tempore.   Anatolia  è parola prettamente greca (anatolḗ) col significato di ‘sorgere del sole, oriente’ ma anche di ‘sorgente, fonte’. 
   
      Da quanto detto mi pare facile dedurre che il termine tardo latino camp-an-a(m) 'campana'  fosse così chiamato perchè essa non era altro che una cavità, nonostante gli antichi credessero che  fosse  scaturito dall'espressione (vasa) Campana 'vasi (di bronzo) della Campania', perchè in quella regione si sarebbero costruite la prima volta, cosa per nulla  certa.  Anche il termine greco per ‘campana’ ricorre all’idea di “cavità, rotondità”. Essa suona infatti kṓd-ōn ‘campana, campanello’ ed è da confrontare con gr. kṓd-eia, kōd-ía, kōd-ya. kṓdy-on ‘testa, testa di papavero, ventre della clessidra’ che non può non essere apparentato con gr. kṓth-ōn ‘brocca,fiasco’. Amen!



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