lunedì 30 agosto 2021

A cazzo di cane.

 


    L’espressione in epigrafe (anche alla cazzo di cane) indica generalmente un lavoro fatto senza criterio, alla rinfusa, maldestramente.  Anche in latino si diceva ad mentulam canis (Catullo), letteralmente ‘in modo conforme al cazzo di cane’, ma il problema dei problemi è riuscire a conciliare la lettera della locuzione col suo significato. 

   Cosa c’entra infatti un “cazzo di cane” col significato suddetto? Proprio nulla, per quanto riesco a vedere. Dopo averci pensato un bel po’ di tempo propongo una soluzione che se non è immediatamente accettabile, contiene comunque una buona dose di probabilità di colpire nel segno.

    Ora il lat. ment-ul-a(m) presenta la stessa radice MEN di lat. ment-u(m) ‘mento’ e di lat. mont-e(m): sia il mento, infatti, che il monte sono delle protuberanze, sporgenze.  In latino è presente anche l’altra radice formalmente uguale alla precedente nel termine ment-e(m) ‘mente, animo, pensiero, ragione, ecc.’ e nei verbi me-min-isse ‘ricordare, tenere a mente’ e mon-ēre ‘far ricordare, avvertire, ammonire, ecc.’.  Le due radici sono tenute separate dai linguisti, ma secondo me potrebbe esserci stata, molto a monte nella loro storia, una coincidenza nella idea primordiale di “spinta”: in effetti una pro-tuber-anza è causata da una “spinta” , reale od immaginaria, che fa sì che qualcosa si tenda ed estenda fisicamente in una determinata direzione.  Ma anche l’attività della mente umana può essere considerata ugualmente come il prodotto o l’espressione di una forza interiore tesa a capire la realtà e ad esprimere il pensiero dell’uomo: non per nulla esiste in latino il verbo cog-it-are ‘pensare, volgere nella mente, meditare’ il quale è un frequentativo de verbo lat. cog-ĕre ’spingere, costringere, radunare, ecc.’ che a sua volta è composto dalla particella co- ‘insieme’ e dal verbo ag-ĕre ‘spingere, fare, ecc.’. 

    A parte la precedente considerazione sulla radice MEN- a me pare possibile che nei primordi, precedentemente all’espressione suddetta ad mentulam canis ‘a cazzo di cane’, potesse esistere l’espressione *ad mentem canis, letteralmente ‘secondo la mentalità, il modo di fare di un cane’, intendendo però canis nel significato figurato, esistente in latino, di ‘uomo inetto, vile, buono a nulla’: anche in italiano esiste la locuzione lavoro da cani riferita, appunto, ad opere compiute in modo molto maldestro.

    Successivamente, nella furia dispregiativa nei confronti di un lavoro fatto senza capo né coda, qualcuno deve aver inserito il ment-ul-a(m) ‘membro maschile’ al posto di ment-e(m) infondendo alla locuzione anche un che di volgare.

 

 

mercoledì 11 agosto 2021

Sedurre.

 


 

In un programma televisivo ho riascoltato uno strafalcione etimolologico, molto diffuso del resto tra gli orecchianti del latino.

  Spesso si afferma che l’it. sedurre, dal lat. se-duc-ĕre ‘sedurre’, significa letteralmente ‘condurre a sé’.  Ma gli studiosi seri sanno che quel se- non è forma accusativa del pronome riflessivo latino se, sui, sibi ma particella separativa (da sed-)  che indica appunto separazione, allontanamento e dà al verbo suddetto il significato di ‘condurre in disparte, separare, dividere’ e, nel latino ecclesiastico, quello di ‘sedurre, corrompere’.  L’espressione condurre a sé in latino dovrebbe essere tradotta con duc-ĕre ad se e non con se-duc-ĕre ‘condurre via, in disparte’.  E’ tutto molto chiaro, almeno spero.

venerdì 6 agosto 2021

La controra (seguito).

 


 

Non è affatto escluso che la presunta ora tratta dall’espressione contr-ora fosse all’origine il normale suffisso delle parole uscenti in –ura come cal-ura, alt-ura, pian-ura, ecc.  In calabrese infatti la detta locuzione suona cuntr-ura ‘controra’, e c’è in effetti qualche indizio a favore di questa ipotesi: con controra non indichiamo esattamente un’ora, ma tre o quattro ore caldissime del pomeriggio estivo invitanti e favorevoli, semmai, alla siesta e al sonno e non, con definizione piuttosto cerebrale, suggerita dal significato letterale di superficie  ‘ora contraria all’attività e al lavoro’.

   C’è da supporre, quindi, alla base un solo termine del tipo di cal-ura o dell’obsoleto  cald-ura,  termine la cui radice è quella indicata nel post precedente, presente nel lat. cand-ēre ‘essere ardente, incandescente’.

giovedì 5 agosto 2021

La controra.

 


 

Nel Meridione la controra è la parte del giorno, soprattutto estiva, caratterizzata dal massimo calore tra il mezzogiorno e le tre pomeridiane circa. Tutti pensano che il nome indichi un’ora contraria ad ogni attività, data la spossatezza che essa provoca nel corpo e nell’animo.

   A me questa definizione di controra non pare accettabile, soprattutto perché così il termine non indica il suo oggetto in modo diretto come in genere dovrebbe avvenire secondo i principi della mia linguistica.  Eppure il periodo della controra non è qualcosa di vago e sfuggente: la sua essenza è il grande caldo e la viva luminosità. 

   Pertanto io credo che dietro l’espressione debba nascondersi proprio il detto significato, attraverso un aggettivo o sostantivo legato alla radice indeuropea cand- di lat. cand-ēre ‘essere bianco splendente, essere infuocato, incandescente’.  Esiste in greco anche la voce kánd-ar-os ‘carbone’. 

   Allora era certamente possibile, in qualche dialetto greco, una locuzione come kándara hora ‘ora ardente’, con *kándara come aggettivo femminile. Essa, diventata nella pronuncia kándra, si trasformò successivamente in contra (da cui controra) per reinterpretazione, una volta caduto fuori della lingua l’aggettivo *kándaros ‘ardente, luminoso’.

lunedì 2 agosto 2021

Solo come un cane.

 "Solo come un cane:

quante volte hai sentito questa espressione?
Tantissime immagino, come me.
Eppure non riuscivo a farmi una ragione del perché si adoperasse così tanto.
Se ci ragioni su il cane è l’animale sociale per eccellenza.
Se non ha un padrone bipede al quale donare affetto sconfinato,
si riunisce a branchi di suoi simili allo stato randagio.
Quindi perché sarebbe solo?
Perché a volte è in un muto orto solingo
– ah la poesia! –
padronale a fare la guardia?
Potrebbe essere, ma non mi convince…".
Ho letto queste riflessioni su internet, riflessioni che mi sembrano giuste. Queste incongruenze si risolvono solo se si tiene conto del fatto che le frasi particolari di lingua spesso non vanno lette come se esse appartenessero all' ultimo strato in superfice di quella lingua, la quale generalmente affonda le radici fino allo strato profondo in comune con altre lingue dello stesso ceppo, almeno.
Così io suppongo che la frase potesse essere all'origine o giù di lì qualcosa come il tedesco alein wie keiner 'solo come nessuno (keiner)' pronunciato più o meno come alàin vi kaine(r). La frase, approdata tra noi è stata intesa come : solo come un cane (keiner).
Mi piace
Commenta
Condividi