lunedì 19 ottobre 2020

Tïònëcë: che strana parola!

 


 

    Nel solito Vocabolario abruzzese di D. Bielli è registrata la voce tï-ònëcë ‘vicinato’. Cos’è? arabo? Con un po’ di pazienza, ed aguzzando bene gli occhi, si viene a scoprire invece che essa è di pretta origine italico-greca.

    Di primo acchito mi è venuto in mente, infatti, proprio il gr. di-oíkē-sis ‘amministrazione, governo familiare, diocesi, provincia’ per la presenza in esso della parola oĩk-os ‘casa’ che in latino ha assunto la forma vic-u(m) ‘quartiere, rione, strada, villaggio’, da cui l’aggett.lat. vic-in-u(m) ‘vicino, prossimo’.  La traslitterazione latina di-oecē-sis vale ‘circoscrizione, distretto’, che in Sidonio assume ll significato di ‘parrocchia’, altro termine di ascendenza greca composto dalla radice del  solito oĩk-os ‘casa’ preceduto dalla prepos. pará- ‘presso, vicino’, mentre in di-oikē-sis  è preceduto dalla prepos. diá- ‘attraverso’. 

    Ora, concludendo, l’abruzz. tï-ònëcëvicinato’ non può essere altro che una normale metatesi di un originario *tï-òcënë il cui secondo membro deve risalire ad una forma italica *oik-in-, parallela a quella lat. di vic-in-u(m) ‘vicinanza, luogo: ricordo, ai non addetti, che la pronuncia di lat. vic-in- era uik-in- simile ad *oik-in'.  La dentale iniziale -t- è dovuta ad un frequente assordimento nei nostri dialetti dell’originaria sonora d- come avviene in titë ‘dito’ e in tiàvëlë ‘diavolo’ a Trasacco-Aq ed altrove. Anche  l’it. diocesi perde la vocale –i- del dittongo originario greco –oi-.  

   Incredibile! E ribadisco che nulla è a caso in linguistica.

   

Nessun commento:

Posta un commento