sabato 3 ottobre 2020

Le falloforie.

 

                                    

 

 

Le falloforie erano solenni processioni dell’antica Grecia in onore di Priapo e Dioniso, nelle quali si trasportavano enormi falli di legno, simbolo di forza generatrice e di virilità. A Roma, ogni casa che si rispettasse, aveva un giardino con un Priapo dal grosso fallo, che serviva anche da spaventapasseri.

   A noi imbevuti fino al midollo, specie in passato, degli insegnamenti della religione cattolica molto sessuofobica, soprattutto agli inizi, una simile processione può sembrare oscena e quasi inconcepibile. Ma le civiltà antiche avevano un rapporto stretto e profondo con la Natura e le sue manifestazioni. 

   E’ mia intenzione definire etimologicamente il termine fallo e quello  volgare le palle, dial. lë pallë, nel significato di ‘forza, capacità, determinazione, carattere ecc.’ come nell’espressione “tiene le palle”.  Ora, il gr. phall-όs corrisponde all’irl. ball ‘membro virile’ che è uguale nella forma esterna (significante) all’ingl. ball ‘palla’. L’it. palla è considerato di origine germanica.  Per quanto riguarda il significato, inoltre, quale differenza corre tra il concetto di "membro virile" e quello di "palla"? Etimologicamente tra i due concetti non vi è differenza alcuna, a mio parere: ambedue sono specializzazioni diverse del concetto ad essi sovraordinato di “protuberanza”, l’una rotondeggiante o proprio rotonda, l’altra sviluppata invece in lunghezza.  La radice indoeuropea bhel significa proprio ‘essere turgido, spuntare’ come nel sunnominato gr. phall-όs ‘fallo’ e anche nel gr. phál-os ‘cresta o frontale dell’elmo’ e, a mio parere,  il lat. pal-u(m) 'palo'.

      Allora non è campato in aria, come potrebbe sembrare, sostenere che l’espressione volgare le palle (dial. lë pallë) indicava  all’origine proprio il membro virile, quale simbolo di forza e di uomo dotato di una personalità maschia e imperterrita.   Si può supporre, infatti, che un dialettale *pall-ë ‘fallo’ si sia incrociato con un dialett. e it. pall-a (pronunciata  pall-ë in alcuni dialetti in cui la –a- finale si trasforma in schwa (-e- muta), e che l’originario fallo si sia mutato in palla o, meglio, nella forma dialett. plur. pallë ‘palle’, uguale al presupposto dialett. *pallë ‘fallo’, *ballë ‘fallo’.

    Naturalmente l’espressione avere le palle può usarsi, per estensione, anche per le donne che fisiologicamente ne sono prive.

    Si sente talora anche l’espressione avere le palle quadrate che rafforza il concetto.  Ma perché palle quadrate? Non è da credere che l’aggettivo qui alluda ad una forma effettiva delle palle: esso, a mio parere, esprime l’altro suo significato di ‘forte, vigoroso, solido ’, un riverbero dell’antico significato di *pallë ‘fallo’.

                                    

 


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