martedì 7 settembre 2021

Ancora lucciole.

 

Ancora lucciole.

 

   Tornando alla  voce  cata- che ho inteso qualche giorno fa come ‘lucciola’, trovo un forte indizio  che conferma il mio giudizio nel verbo greco kata-lámp-ein ‘illuminare, risplendere’. 

    Ora in greco la preposizione catá ha il significato generico di ‘giù, verso il basso’, significato che non compare nel verbo suddetto, per un semplice motivo: all’origine essa era una radice tautologica rispetto al verbo lámp-ein ‘rilucere, risplendere, illuminare’, radice che non poté non incrociarsi col gr. katá ‘giù, in basso’ senza, però, che questo significato entrasse a modificare il valore del verbo.  In altre parole fra lámp-ein e kata-lámp-ein non c’è differenza alcuna di significato, in quanto cata- all’origine  aveva lo stesso valore di –lámp-ein ‘rilucere, risplendere’. 

   Nel greco moderno si incontra il termine kōlo-phōtiá ‘lucciola’ che letteralmente vale ‘fuoco nel culo(kōlo)’.

  Ora, a parte la considerazione che, secondo me, i nomi non nascono  come descrizione   del referente da nominare, ma lo indicano direttamente, c’è da considerare  il fatto che esiste in inglese un termine molto simile al gr- l-os ‘culo’ ed è coal ‘carbone’, ted. Kohle ‘carbone’. Quindi è probabilissimo, a mio avviso, che il greco moderno kōlo-phōtiá sia anch’esso un composto tautologico col valore iniziale di ‘fuoco’ e simili. Sicchè le varie voci dialettali italiane come culi-luci ‘lucciola’, culi-lucida’lucciola’ all’origine non facevano riferimento al deretano, ma alla luce della lucciola.

     In inglese si incontra anche il termine char-coal che significa ugualmente ‘carbone’ e presenta, nella prima componente char-, la radice stessa di carb-one nonché delle voci dialettali analizzate l’altro giorno come il napoletano cari-ola ‘lucciola’ e la pani-gar-ola ’lucciola’ nel dialetto di Pellio Inferiore-Co.

 

   


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