Quale potrebbe essere l’origine dell’espressione italiana
“sano come un pesce”? Non è detto che un pesce sia sempre in buona salute a
prescindere. Questa specie animale è soggetta a malattie come tutte le
altre. Forse il guizzare dei pesci, magari fuori dell’acqua, ha suggerito il
paragone, ma il motivo potrebbe, a mio parere, essere molto di verso.
Nell’antichità, presso diversi popoli,
soprattutto celtici, la piantina parassita sempreverde del visco o vischio
era considerata, oltre che sacra,
una panacea contro tutte le malattie ed entrava in diversi racconti mitologici: era ritenuto
quasi un animale; di conseguenza era
possibilissima l’esistenza di una espressione quale *sano come il visco. Il
visco, in altri termini, era il simbolo della salubrità contro le
disgrazie delle malattie e della vita contrapposta alla morte, oltre
che simbolo di nascita e rinascita: da quest’ultimo credo sia derivata l’usanza
di appenderlo alle porte come segno di buon
auspicio (cfr. ingl. wish
‘augurio’ radice di ant. ingl. wysc-an’augurare’) nel periodo di Natale. Uno dei nomi celtici per
‘visco’ era proprio vit da cui il francese gui ‘vischio (pianta)’. L’abruzzese A li
vischë tȋ ‘alla tua malora!’(cfr. D. Bielli Vocabolario abruzzese) deve essere
antifrastico rispetto al significato
letterale di ‘ai tuoi auguri (desideri)!’.
Ora, quando i racconti mitologici cominciarono a venir meno, una
locuzione del tipo *sano come un visco era
in qualche modo indotta a sostituire a “visco” un termine che indicasse un animale, dato che l’aggettivo “sano”
viene di norma riferito a uomini o animali. E così dovette surrettiziamente
spuntare il pesce, lat. pisc-e(m)
‘pesce’ (cfr. ted. Fisch ‘pesce’, la cui radice è molto simile a quella di lat. visc-u(m).
Ribadisco quindi, come ho fatto spesso, che tutto
quanto si dice tradizionalmente e nelle leggende, intorno a qualcosa, è frutto
di incroci di termini simili, avvenuti nel corso dei
millenni.
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