venerdì 4 dicembre 2020

Il succiacapre (seguito bis).

 

                                        

     In Italia il succiacapre è chiamato anche nottola, nottolone e così fa pensare subito, relativamente a questi altri nomi, ad una derivazione diretta dal lat. noctu-a(m) ‘nottola (grosso pipistrello), civetta’.  Ma non è improbabile una derivazione  da nomi preistorici simili al ted. Nacht-eule ‘gufo’ letter. ‘gufo notturno (Nacht-‘notte’)’.  Denominazione di per sè pletorica (e quindi sospetta) dato che -eule indica già un uccello notturno, il gufo o la civetta.  Di conseguenza l’it. nott-ola, che sembra un diminutivo del lat. noctu-a(m) ‘nottola, civetta’, deve invece essere molto probabilmente considerato un composto costituito da due membri tautologici.

    La nozione di “notte” ritorna ancora nell’ingl. night-in-gale ‘usignolo’ e nel ted. Nacht-i-gall ‘usignolo’ ma anche ted. Nacht-in-gall che tutti i linguisti, credo, interpretano come ‘cantore della notte’ da un supposto verbo protogermanico *gal-on ‘gridare’ anche se, tra l’altro, l’usignolo canta anche di giorno.  A me pare, invece, che si tratti del solito composto tautologico formato dal membro night, Nacht che all’origine doveva avere lo stesso significato del secondo membro –gall che io accosto all’ingl.  ‘vento forte’ ma arcaicamente anche ‘leggera corrente d’aria, brezza’,  che qui avrebbe il significato di ‘soffio, anima, animale’.  Parenti stretti dovrebbero essere il lat. gall-u(m) ‘gallo’ e ingl. gull ‘gabbiano’.   Per un confronto con il primo membro sono da annoverare anche l’ingl. night-hawk ‘succiacapre’ letter. ‘falco (hawk) notturno’; ted. Nacht-mϋcke ‘lucciola’ letter. ‘zanzara, mosca (mϋcke) notturna’(che definzione improbabile!); ted. Nacht-schwalbe ‘succiacapre ’letter. ‘rondine di notte’; gr. nyct-erís ‘nottola’ ma anche ’tipo di pesce’, spiegato naturalmente dai linguisti con la parola greca nýk-s, nƴkt-όs ‘notte’. 

    Che il concetto di notte (ingl. night, ted. Nacht) c’entri come i cavoli a merenda e che esso  sia il risultato  di incroci favoriti certamente anche dal fatto che si tratta di uccelli e insetti notturni, è a mio avviso dimostrato anche dalla presenza in inglese, ad esempio, di un termine come gnat-hawk ‘succiacapre’ (letter. ‘falco che si nutre di  moscerini’), il quale nella pronuncia lascia cadere la velare –g- iniziale, come se si trattasse di *nat-hawk, similissimo all’ant. alto ted. naht ‘notte’ che presenta la quasi completa caduta della velare aspirata -ch- di ted. Nacht ‘notte’, velare che  nel norreno natt ‘notte’ si assimila completamente alla dentale seguente.  Esisteva anche niht ‘notte’ nell’ant. inglese.  La voce gnat in inglese vale ‘moscerino’ variante del ted. Gnitze ‘tigna’, regionale Gnitte, voce che si prestava a diventare niht ’notte’, night ‘notte’ nei suddetti nomi di volatili  o insetti notturni, assumendo il significato tautologico  di ‘insetto, uccello’, ma anche incrociandosi a volte con qualche radice corrispondente a quella, ad esempio, del verbo lat. nict-are ‘ammiccare, battere le palpebre’, alla cui base doveva esserci il significato generico di ‘muover(si), tentennare, tremolare’, il quale poteva trasformarsi anche in quello di ‘guizzare, palpitare, scintillare’ come succede al lat. mic-are ‘tremolare, palpitare, scintillare, sfolgorare’.  In Lucrezio, del resto, nict-are, detto della luce, valeva proprio ‘guizzare’. Così si può meglio giustificare anche il citato ted. Nacht-mϋcke ’lucciola’, passato prima attraverso il significato generico di ‘insetto, mosca, ecc.’ e poi specializzatosi in quello di ‘lucciola’, letter. ‘mosca della luce’ intesa come ‘mosca della notte’.  Sempre la radice nict presenta in latino un’altra natura, quella di ‘suono’, nel verbo  nict-ire (Ennio) ‘mugolare, brontolare’. Da notare anche l’ingl. night-flit ‘beccaccia’, uccello niente affatto notturno.

    Non mi stancherò mai di ripetere il grande principio saussuriano secondo cui è vano credere che i nomi siano stati imposti  in vista dei concetti da esprimere: in altri termini ciò vuol dire che i vari referenti non hanno ricevuto dall’uomo onomaturgo nomi particolari, spccifici, fatti apposta per loro.

 

                 

     





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