sabato 29 maggio 2021

La voce aiellese-abruzzese “fietta”. Parole composte germaniche.

 


Stamane mi è venuta in mente la voce dialettale di Aielli fietta, la quale designava il budello pieno di carne triturata della salsiccia, piegato ad U, e poggiato su una pertica appositamente agganciata al soffitto della cucina, in modo che le due estremità del budello pendessero parallele da un lato, mente dall’altro pendeva il fondo della piegatura ad U, dentro la quale solitamente venivano reinserite le due estremità del budello.  Una sorta di intreccio, dunque, come quello indicato dal termine ted. Flechte ‘treccia (di capelli)’ da cui la voce fietta probabilmente deriva, per palatalizzazione della lettera –l-, anche se in latino esisteva il verbo flect-ĕre ‘piegare, torcere, dirigersi, ecc.’ con la variante plect-ĕre ‘intrecciare’. In latino si ha plăg-a(m) ‘rete, laccio del cacciatore’.

     Nel Vocabolario abruzzese del Bielli si incontra fièttĕ ‘resta di agli, cipolle’ ma anche la variante flèttë (senza palatalizzazione) ‘filza di fichi secchi’, Ad Aielli evidentemente si è avuta la specializzazione del termine generico per treccia, resta limitandosi ad indicare la forma della salsiccia appesa alla pertica nel senso che abbiamo visto, o forse per influsso di un verbo simile come gr. plḗss-ein (radice plag-, plaq-) ‘battere, colpire, pestare’ in riferimento alla carne triturata della salsiccia.  In latino si ha plāg-a(m) ‘battuta, percossa, ferita’.  

     Ora, se riflettiamo su alcuni composti tedeschi in cui si è soliti distinguere un determinante e un determinato e in cui compare la parola Flechte ‘intreccio’ ci accorgiamo che i due membri del composto all’origine dovevano avere lo stesso significato: erano quindi tautologici.

     Il ted. Flecht-korb ‘cesta, paniere di vimini’ presenta il secondo membro –korb che è il lat. corb-e(m) ‘corbello, cesta’, con una radice cosiddetta mediterranea che indica già di per sé una cesta , un canestro, un intreccio (di vimini  o stecche) come il primo membro, che è quindi ridondande.

     Il ted. Flecht-weide ‘vimine’ mi pare altrettanto ridondante dato che il ted. weide ‘salice’ ha la radice del verbo lat. vi-ēre ‘attorcere, intrecciare’, agett. lat. viet-u(m) ‘che si piega, cascante, vizzo’. 

     Il ted. Flecht-stroh ‘paglia da cappelli’ presenta il secondo membro uguale all’ingl. straw ‘paglia’ fatto derivare dalla radice del verbo strew ‘sparpagliare, spargere, cospargere’ la quale può ben indicare un insieme di cose confuse e quindi interconnesse tra loro.  Il composto pertanto indicava all’origine un intreccio o confusione di cose.

     Il ted. Flecht-zaun ‘steccato di vimini’ presenta un secondo membro –zaun ‘steccato, siepe’ che è appunto già un intreccio di stecche o di cespugli per siepe.

       Il ted. Flecht-werk ‘intreccio di vimini, graticcio’ doveva avere, al posto del  secondo membro –werk ‘lavoro’, il termine ted. Werg ‘stoppa, capecchio’. Un ammasso, dunque, un intreccio di fili di canapa. Siccome anche il primo membro Flecht- significava più o meno la stessa cosa, allora si mutò il secondo membro -werg ‘stoppa’ in -werk ‘lavoro’ dando al composto il significato di ‘lavoro di intreccio, intreccio di vimini’.

     A me pare tutto chiaro, e a voi?


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