domenica 30 maggio 2021

Vieto.

 


L’aggettivo it. vieto ha i seguenti significati: antiquato, vecchio, malaticcio, avvizzito; tosc. stantio, rancido. Mi pare che oggi tutti gli etimologi e i vocabolari indichino seccamente l’etimo nel lat. vetus, eris ‘vecchio, antico’ senza nemmeno accennare alla possibilità che ci sia stato almeno un incrocio con l’aggettivo lat. viet-u (m) ‘(frutto) che si piega (sullo stelo), avvizzito, flaccido’, il quale ha la stessa radice del verbo lat. vi-esc-ĕre ‘piegarsi sullo stelo, avvizzire’ e di lat. vi-ēre ‘piegare, legare, intrecciare’.

  Ma in passato (v. vocab. del Petrocchi e il Pianigiani in rete) si sosteneva la derivazione di it. vieto da lat. viet-u(m) ‘avvizzito’. Ora, anche ammesso che la derivazione sia da lat. vetus mi pare che non si possa affatto escludere un incrocio col lat. viet-u(m) visto che vieto significa anche ‘avvizzito’. 

    Il DELI (Dizionario etimologico della lingua italiana) di M. Cortelazzo e P. Zolli, parla addirittura di “una rara continuazione di una forma nominativa, che assunse in antico (ed ancor oggi in Toscana) una sfumatura spregiativa: rancido, andato a male” riferendosi al lat. vetus ‘vecchio’.   Non riesco a capire perché i nuovi etimologi vogliano complicarsi la vita, quando l’incrocio suddetto è lì a semplificare le cose.

 

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