martedì 15 febbraio 2022

Farci caso, far caso.

 

 

   Credo che pochi fanno attenzione alla particolarità di questa locuzione, che finora è sfuggita anche a me, pur essendo di uso quotidiano molto diffuso.  Il significato è inutile spiegarlo perché tutti lo conoscono a menadito: fare attenzione a qualcosa.  Ma la parola caso cosa ci sta a fare? il suo significato, anch’esso abbastanza noto anche se un po’ sfuggente, non va normalmente oltre l’idea di “fatto fortuito, evento, accadimento, circostanza” e così via.  Allora come mai essa vi assume quello di ‘attenzione’ o simili?  L’etimo del sostantivo del resto è ben noto: dal lat. cas-u(m) ‘caso, evento,ecc.’  a sua volta dal supino cas-u(m) del verbo latino cad-ĕre ‘cadere, accadere, ecc.’. 

    Così stando le cose a me sembra che il nostro caso sia collegabile con la radice primitiva di lat. cur-a(m) ’cura, pensiero, sollecitudine, riguardo, attenzione’ che era kois-, senza rotacizzazione (esiste l’esempio della forma peligna cois-atens = lat. curaverunt ‘curarono’).  Di conseguenza il caso della detta espressione aveva proprio il valore di ‘attenzione’ e simili: naturalmente la forma ad essa precedente, anche se probabilmente un po’ diversa, finì con l’incrociarsi e confondersi con esso. 

    Si dà il caso che in lat. cas-u(m) ’caso’ ha talora il valore di lat. caus-a(m) ‘causa, motivo, processo, ecc.’ il quale, a sua volta, presenta quello di ‘caso’.  Pertanto taluni, a cui mi associo, pensano che dietro questi significati specifici ce ne sia uno più generico di ‘motivazione, spinta (verso qualcosa)’ o ‘spinta verso il basso (lat. cadĕre)’ .

    C’è da fare un’altra osservazione importante, secondo me.  Non tutti sapranno che l’it. cosa e fr. chose ‘cosa’ derivano dal lat. caus-a(m) che aveva assunto anche il significato di ‘affare’ scaturito da quello, credo, di ‘argomento’ trattato nei processi.  Il concetto di “cosa” è molto più generico e include qualsiasi oggetto esistente e a volte nella forma colloquiale coso, anche un essere umano. 

     Ora, portandoci con la mente nella fase lontanissima della preistoria detta dell’animismo, quando tutte le entità esistenti erano dall’uomo considerate animate  (non solo ad esempio l’acqua e il vento ma anche le rocce e i monti),  si può a ragione argomentare che i termini indicanti le cose nelle varie lingue, arrivati fino a noi, dovessero contenere proprio il significato antichissimo di ‘forza, essere vivente, vita’.  Quindi, se è probabile che la parola cosa in italiano deriva dal lat. caus-a(m) attraverso il significato di ‘affare’ è anche molto probabile  che quel significato esistesse già prima del latino classico ad indicare  l’esistenza , la vita di ogni componente  il mondo inorganico e organico.

    Si noti, infatti, che in inglese il termine thing ‘cosa’ significa anche, stupendamente, being ‘essere  vivente’ e creature ‘creatura’. Siamo all’opposto del significato di ‘cosa inerte, senza vita’  che siamo soliti sottindere sotto la parola cosa

    Ci sarebbero altre cose da osservare ma mi fermo qui, per non essere troppo lungo e noioso.

     Mi accorgo solo ora che nel Vocabolario abruzzese di Domenico Bielli è registrato lo strano verbo tinchïà ‘divulgare’ che a mio parere è un derivato di ingl. thing nel significato di ‘assemblea, parlamento’, vocabolo presente in tutto il mondo germanico che indicava l’assemblea di tutti gli uomini liberi di uno stato o di una regione.   Credo che questo divulgare espresso dall’abruzzese  tinchïà  equivalga a un pubblicare, far conoscere al pubblico, concetto quest’ultimo che richiama etimologicamente il popolo e le sue assemblee.  L’assemblea è un riunirsi di un certo numero di persone, e il popolo non è altro che una massa di persone  che stanno normalmente insieme.    Il tenc-one  in effetti in italiano indica un tumore dell’anguinaia, cioè una sorta di rigonfiamento o ammasso. 

   L’ingl. thing, nel significato di ‘assemblea’, è fatto derivare da una radice col significato di stretch of time ‘periodo di tempo’, riferito al tempo, appunto, in cui si svolgeva l’assemblea: che  astrusità! Si tratta invece di una semplice riunione, massa di persone insieme.


 

 

   

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