lunedì 21 febbraio 2022

L’ambiguità dello specillo.

 


 

   La parola è dal lat. spec-ill-u(m) ‘specillo, sonda’  una sorta di diminutivo che, secondo i linguisti, rimanda alla radice di lat. spec-ĕre ‘guardare’, variante di spic-ĕre ‘guardare’.  Come al solito essi, nel darne l’etimologia, non si lasciano prendere da dubbi o tentennamenti: la  parola indicherebbe  un’asticciola di metallo, usata in genere per esplorare le ferite o cavità da parte dei chirurghi: ecco, sarebbe la funzione di indagine ed osservazione che viene messa in rilievo dall’etimo suddetto; ma così facendo non si accorgono del fatto che la parola dovrebbe trarre il nome dalla funzione che svolge e non dalla sua natura di punta, asticciola utile a molti usi. 

   A me pare, invece, che il suo etimo di fondo è proprio questo, e che il suo nome generico esistesse già precedentemente all’uso chirurgico: ad un certo punto non si fece altro che prendere un nome già bello e pronto il quale si prestava alla perfezione alla nuova funzione di esplorazione delle ferite, anche perché  esso sembrava dirlo apertamente.

    In latino, però, esistono altre parole che a mio parere condividono l’etimo con il nostro specillo, come il lat. spic-a(m), con le varianti spec-a(m) e spic-u(m), col valore di ‘punta, estremità’ e quindi ‘spiga’ nonché ‘testa, capo’: e già! perché bisogna fare un’altra importante osservazione: inizialmente questa radice  indicava una estremità qualsiasi, fosse essa a punta o magari rotondeggiante. 

    E’ interessante notare anche i significati della forma diminutiva latina spic-ul-u(m) ‘pungiglione, punta di arma da getto, l’arma stessa (freccia, dardo, lancia), bocciolo (di rosa), raggio di sole’.

    Ora, il bocciolo di rosa non è propriamente una punta, ma semmai una testa. Col significato di ‘raggio di sole’ ritorna l’ingannevole rapporto raggio /bacchetta di cui abbiamo parlato qualche giorno fa e che va risolto non col solito ragionamento secondo cui l’idea di raggio di luce  dipende figurativamente da quella precedente di “bacchetta, lancia, palo”, ma prendendo atto finalmente che la radice all’origine poteva dare i due significati indipendentemente, senza che l’uno fosse generato dall’altro.

    Il lat. spec-ul-a (m) ‘vedetta, osservatorio, cima, sommità’  è ugualmente diviso tra i due significati di fondo, e cioè  sguardo da una parte  e estremità, cima, monte dall’altra: una cima, insomma, non trae il suo nome dal fatto che da essa si può ben osservare lo spazio circostante, ma solo dal suo essere una punta o estremità. 

     Il lat. spec-ul-u(m) ‘specchio’ deriva, a mio avviso, il nome dalla sua natura di strumento atto a guardare o vedere (oltre a questa funzione non ne ha un’altra!) in un certo senso come un televisore.  Si può essere ancora più precisi e radicali  dicendo che lo specchio  è etimologicamente solo uno sguardo, una visione. Nel gergo colloquiale, infatti, anche la tele-visione  indica l’apparecchio altrimenti detto tele-visore.

        Interessante è notare che in toponomastica esistono dei Monte-specchio (prov. di Siena e Modena e altrove) la cui seconda componente –specchio ripete il significato della prima. L’idea di “cima” e quella di “monte” sono equivalenti come quella di “punta” e di “lancia, dardo”.

       Per il significato di ‘parlare, esprimere’ di questa radice, presente anche nell’ingl. speak, rimando al lungo articolo, presente nel mio blog (30 giugno 2019), e intitolato Incredibile! L’it. sprecare è fratello di ted. sprechen ‘parlare’ […]. 

   Anche il significato di it. spaccare, fatto risalire al presunto longobardo *spahh-an, deve essere connesso ad un significato originario di ‘scoppiettare, crepare, fendersi’ che sta dietro a quello di ‘parlare’.  

    L’ingl. spook ‘fantasma’ riporta al significato di ‘visione’ dello specchio di cui sopra, come il ted. Spuck ‘fantasma, spettro’, parola che ha anche il significato di ‘strepito’, avvicinabile a quello di ‘crepitare’ di cui sopra. Amen.

   

   

 

 

 

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