venerdì 16 aprile 2021

Arister-όs.

     

    L’aggettivo greco ar-ister-όs ‘sinistro, a sinistra’ ma anche ‘maldestro, inabile, goffo, stupido, traviato’ è considerato eufemistico perché esso cancella, in un certo senso, tutta la negatività attribuita alle cose provenienti da sinistra.  Infatti il gr. ár-ist-os  è un superlativo che vale ‘ottimo, eccellente, il più forte, il più bravo, nobile, ecc.’ e l’aggett. ar-ister-όs sembra una sua espansione.  Ora, finchè l’aggettivo si limita ad indicare strettamente la mano sinistra o la direzione a sinistra o la posizione a sinistra di qualcuno o qualcosa, proponendo eufemisticamente un concetto opposto a quello da indicare, mi pare che tutto fili liscio senza grandi difficoltà, ma se esso viene usato contemporaneamente ad indicare qualità negative di qualcuno, come quelle elencate sopra (piuttosto lontane dal concetto di “sinistra”), sorge qualche difficoltà logica: ma perché un uomo maldestro o inabile o inetto o stupido deve essere   indicato con un aggettivo usato solo eufemisticamente per indicare la posizione a sinistra? mi sembra che la Lingua possa sfiorare in questo modo il ridicolo, il lambiccamento cerebrale gratuito o addirittura l’incomprensibilità, applicando l’etichetta di ottimale (ar-ister-όs) ad una qualità pessima di qualcuno.   

     Già altrove ho mostrato che  i cosiddetti eufemismi in realtà all’origine  non erano tali, indicando essi inizialmente le cose per quello che sono.  Chi  volesse saperne di più legga il mio art. “Fischia-froce…” del 1 apr. 2011 e l’art. Va’ ffà l’ova! del 10 febbr. 2019, presenti nel blog: pietromaccallini.blogspot.it. 

    Spinto dalla mia certezza di quanto ho detto sugli eufemismi, sono andato a frugare nei vocabolari di greco che posseggo (Gemoll e Rocci) e vi ho trovato la conferma materiale della mia intuizione secondo cui arister-όs ‘sinistro’ non era molto probabilmente un eufemismo.  Non posso conoscere tutte le parole greche a memoria, anche se i miei compagni al liceo lo affermavano, esagerando!  Naturalmente non si tratta di un termine bello e pronto ma di qualcosa di simile: un paio di aggettivi di cui uno composto di due parti tautologiche e la radice di un verbo che fa al caso nostro. Ho avuto una fortuna sfacciata!

    L’aggettivo è arai-όs ‘raro, tenue, debole’ da una radice indoeuropea ere-, con il sostantivo araíō-ma ‘lacuna, vuoto’. C’è anche un altro aggettivo tautologico araiό-por-os ‘dai pori rari, floscio’ presente nel vocab. del Rocci.  Il primo significato deve essere una spiegazione del Rocci, il quale non conosceva certo la composizione tautologica delle parole, e quindi non poteva accorgersi che il concetto di rarità combacia con quello di porosità, come ad esempio nel lat. rari-tat-e(m) ‘porosità, rarità, scarsezza’. Ma comunque l’aggettivo composto poteva essersi specializzato anche come ‘dai rari pori’.  Quindi questa radice idoeuropea ere- sarebbe andata a pennello ad indicare la mano sinistra, che non per nulla è detta anche mano manca, perché mancante  (di forza), debole, inabile.

   Ora, in greco esiste anche il verbo y֑steré-ein ‘arrivare tardi, mancare, aver difetto, soffrire la mancanza, ecc.’ tutti significati generati dall’aggett. gr. ýster-os ‘ultimo, che sta dopo, che non raggiunge, è privo di qualcosa’. 

  Ora, in possesso di queste radici, non mi pare impossibile supporre un aggett. composto di due radici tautologiche*ar-ýster-όs ‘debole, inabile, sinistro’, il quale, fatalmente, sarebbe diventato appunto il gr. ar-ister-όs ‘sinistro, a sinistra’: dico “fatalmente” perché esso non potè evitare di incrociarsi col gr. ár-istos ‘ottimo, eccellente, il più forte, ecc.’ che proveniva, però, da altra radice similissima  formalmente.  Anzi, direi che quest’incrocio contribuì alla scomparsa dalla lingua della forma originaria *ar-yster-όs.  

  Ecco come è nata tutta la storia del presunto eufemismo di arister-όs con tutte le difficoltà interpretative, però, di cui ho parlato più sopra.  In questo modo il suo significato riacquista la naturalezza primigenia, anche se, formalmente, la sua nettissima somiglianza e conseguente confusione con ar-istos non può essere negata.  Gli eufemismi in genere si formano automaticamente, attraverso gli incroci,  in stati linguistici successivi a quelli più lontani nel tempo, spesso, a quanto pare, ignorati o misconosciuti dai linguisti.

    Lo stesso gr. ár-ist-on ‘colazione’ potrebbe confermare la mia supposizione. Questo termine doveva avere il significato originario di ‘pasto’ che si specializzò come pasto del mattino o pasto rompidigiuno (cfr. ingl. breakfast ‘colazione’, letteralmente ‘rompidigiuno’) perché venuto a contatto con una parola originaria per ‘digiuno’, il quale è molto simile ad un’idea di “manchevolezza (di cibo)” o divuoto (di stomaco)  che poteva essere espressa dalla radice o due radici in questione, cioè ar-  e ist-er-. 

         

    

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