martedì 20 aprile 2021

Sclocchià.

 

 

Il verbo è del dialetto di Aielli (il mio paese), di quello di Avezzano[1], e probabilmente di altri.  Il suo significato è ‘infliggere, assestare, lanciare, inferire’: in altri termini esso indica uno spingere qualcosa con una certa forza verso qualcuno: cë so’ sclucchiàtë quattrë pugnë ‘mbàccia ‘gli ho assestato quattro pugni in faccia’. Ad Aielli, però (ma forse anche ad Avezzano), il verbo veniva usato anche ad indicare il trangugiare voracemente qualcosa: s’è sclucchiatë nu litrë dë vinë (oppurë  ddu piattë maccarùnë) chë cinguë mënùtë! ‘ha trangugiato un litro di vino (oppure due piatti di maccheroni) in cinque minuti!’. In avezzanese si ha anche la variante scrocchià. 

  Ora l’etimo, di primo acchito, non sembra a portata di mano ma con un po’ di riflessione esso finisce con lo sfavillarci davanti sbalorditivamente.

   E’ il nesso iniziale  scl- che lascia un po’ frastornati, perché in effetti la lettera –c- (velare sorda) non era all’inizio presente nel verbo in questione che è una quasi esatta copia del ted. schluck-en ‘trangugiare, ingoiare’.  Qui il nesso sch- sta ad indicare la fricativa palatale -š- proveniente dalla fricativa sorda  –s- del medio alto tedesco sluck-en ‘ingoiare’.  L’inserimento della gutturale –c- tra la s- e la -l- è un fenomeno che si riscontra anche nell’it. schiavo < slavo e nell’it. schiatta< got. *slahta ‘stirpe’. Nel Friuli la voce sluc vale ‘sorso’ come il ted. Schluck ‘sorso’.

    Che piacevole stupore constatare che l’aiellese sclucchià   ‘ingoiare, tracannare’ è quasi la fotocopia del ted. schluck-en ‘trangugiare’! 

    Ma il significato di ‘infliggere, assestare’ da dove è spuntato? Da una radice simile a quella del verbo ted. schlag-en ‘battere, colpire, suonare, abbattere, sprizzare (delle scintille), ecc.’, che al perfetto presenta la forma apofonica schlug. Nel dialetto di Avezzano la voce scrόcchjë < *sclόcchjë significa infatti ‘tuono’.  Ritorna anche in questo caso, come in quello dell’articolo precedente sul verbo it. scocc-are, l’intercambiabilità tra un significato luminoso ed uno sonoro delle rispettive  radici. Pensate che il ted. schlag-en si usa anche per indicare il ‘cantare’ degli uccelli.  Nel fondo l’idea di “suono” corrisponde a quella di “luce” perché ambedue sono concretizzazioni diverse di uno stesso significato originario di ‘forza, spinta, emissione’ .  I significati cosiddetti figurati sono una nostra comodità, perché raramente abbiamo chiara nella mente la parentela d’origine delle parole. 

    Anche in inglese la radice di cui si parla compare in diverse forme come nel verbo slaugh-ter ‘massacrare, macellare’, nel verbo slog (slug) ‘colpire duro’ oppure ‘farsi strada con fatica’, significato quest’ultimo che ci fa capire tutta la dinamica del significato originario di ‘spinta’, la quale sta dietro sia al significato di ‘colpire’ sia a quello di “farsi strada con fatica’. E può stare ugualmente dietro sia al significato di ‘colpire’ sia a quello di ‘trangugiare, ingoiare, ecc.’: si usano, infatti, espressioni come mandare giù, buttare giù (che indicano una spinta) sostitutive di ‘ingoiare’.  Anche il verbo in-ger-ire è, letteralmente, un portare dentro’ o ‘spingere dentro’.

     Non posso trascurare il ted. Schlacht ‘battaglia’ che, come forma antiquata e dialettale, significa anche ‘schiatta’ allo stesso modo del già citato gotico *slahta ‘schiatta, stirpe’. Scusate, ma sono proprio soddisfatto.

   

  



[1] Cfr. Buzzelli-Pitoni, Vocabolario del dialetto avezzanese, senza editore2002.

 


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