domenica 4 aprile 2021

Per chi non fosse ancora convinto.

                          

   

 

    A proposito di vesper da intendere come ‘uccello’ nell’espressione ingl. vesper sparrow comunemente spiegata come ‘passero del vespro’ ma che in realtà è una tautologia col significato originario di ‘animale’, è bene che faccia altre precisazioni per cercare di convincere anche i più increduli.

    Anche l’inglese popol.  sparrow-grass ‘asparago’ è frutto di una rietimologizzazione, da parte del popolo, del lat. asparag-u(m) ‘asparago’. Sarebbe stato facile quindi passare da un probabile  *vesper ‘uccello’ ad ingl. sparrow ‘passero’. Nell’ambito di simili reinterpretazioni si situa bellamente il caso di sparv-íngulë ‘pipistrello’ nel dialetto di Cerchio-Aq e di spara-píngulë ‘pipistrello’ nel dialetto di San Benedetto dei Marsi-Aq e altrove, dei quali ho parlato in un articolo del mio blog già molti anni fa. Ora la forma cerchiese sparv-íngule a me pare di chiara derivazione dalla stessa radice di ingl. sparrow ‘passero’, danese spurv ‘passero’, ted. Sper-ling ‘passero’, franco sparv-ari ‘sparviero’. 

    Quest’ultimo viene interpretato come composto da sparv- ‘passero’ e dall’elemento –ari ‘aquila, falcone’ (cfr. ted. poetico Aar ’aquila’) connesso al gr. όrnis, ith-os ‘uccello’, e al verbo gr. όr-ny-nai muoversi, cominciare, sorgere, alzarsi, ecc.’, lat. or-iri ‘sorgere, cominciare’. Si incontrano nomi regionali come ar-èna ‘tordela’, ari-otto ‘garzetta’, ari-one ‘airone’, il quale potrebbe essere semplice metafora di airone , ma sicuramente favorita dalla radice ar. L’origine ultima della radice, dunque, ha il significato di ‘movimento’ come del resto tutte le altre radici.  Mi sembra assodato che il franco sparv-ari che indica lo sparviere, arcaicamente  sparav-iere, non poteva significare ‘aquila dei passeri’ cioè ‘aquila che caccia i passeri’ dato il significato del dialettale cerchiese sparv-ingulë ‘pipistrello’ ad esso formalmente collegato nel primo membro sparv-, ma doveva indicare tautologicamente in ambo le radici  lo ‘sparviero’, come poteva indicare qualsiasi altro uccello. La voce di Cerchio all’inizio mi pare che fosse spar-vì-culë prima dell’inserimento di una –n- dopo –vì-. L’ultimo membro –culë dovrebbe essere un falso diminutivo equivalente a quello di lat. avi-cul-a(m) ‘uccellino’ da av-e(m) ‘uccello’.

   Lo spara-pìngulë ‘pipistrello’ di san Benedetto dei Marsi-Aq è una curiosa rietimologizzazione del cerchiese sparv-ingulë, come se il volatile notturno si divertisse a ‘sparare in aria cocci o tegole (dialett. pìngulë)’.  La tendenza alla reinterpretazione non ha limiti di sorta, tanto che in qualche paese abruzzese, nelle Puglie e nel Molise si ha anche sopra-pìnghë (con varianti) ‘pipistrello’, probabilmente scaturito da un precedente *spra-pìngulë (pronuncia affrettata di spara- pingulë) il cui primo elemento si è prestato ad diventare sopra-. A meno che non si tratti di altra, sempre possibile, radice. Per colmo di ironia si incontra in Abruzzo anche la voce sottë-pìnghë ‘pipistrello’, una probabilissima correzione del precedente sopra-pìnghë ‘pipistrello’, dato che l’animaletto si ripara semmai sotto le tegole, non sopra.

    C’è un’altra interessantissima osservazione da fare a proposito dello spar-vìngulë  ‘pipistrello’ di Cerchio-Aq.  E’ vero, come abbiamo detto, che esso aveva il significato generico di ‘volatile, uccello’ ma è anche vero che si sarà incrociato con un precedente *ves-par, *ves-per nel significato già specializzato di ‘pipistrello’ come nel lat. vesper-tillo ‘pipistrello’, assumendone il significato specializzato.  Nei nostri dialetti, compreso quello di Cerchio, infatti, un originario *vesparv-ìngulë si sarebbe facilmente trasformato in u sparv-ìngulë con la deglutinazione  dell’articolo maschile singolare u < lu dalle prime lettere -ve- della parola.  Complicazione stupenda della storia di un termine!

     Nel dialetto di Roio-Aq i passeri vengono chiamati sbirrù con termine della stessa struttura della radice di ingl. sparrow ‘passero’ e di quella del regionale sbira, sbiro, sbirro ‘rondone’.

     Molte interpretazioni degli addetti ai lavori, oltre a mancare di adeguata retrospettiva storica, violano il grande principio saussuriano, secondo cui è vano (io aggiungerei ascientifico) credere che le cose abbiano ricevuto il proprio nome singolarmente, una per una, e per ragioni in fondo marginali rispetto alla loro natura.   

      Più di quello che ho detto non potrei fare, di conseguenza se gli addetti ai lavori continuano a nicchiare dinanzi alle mie soluzioni non saprei davvero come farli ravvedere, e allora non mi resterebbe altro che rinunciare alla mia annosa ricerca, se ci riesco. Sono, non dico stanco,  ma fortemente deluso.


 

    

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