mercoledì 16 giugno 2021

Abruzzese rëtràp(p)ëlë.

  



Era un arnese di legno o ferro simile ad un rastrello, ma senza denti, che aveva vari usi: stendere il grano messo ad asciugare, tirare fuori la brace dal forno, ecc.

   Il termine presenta molte varianti a seconda dei luoghi: rëtràbbëlë, rëtràvëlë, rëtràngulë, retrào, ratavìddë (nel Gargano), rutavello (Reino, Bn.).

   Secondo me la base di partenza di questo termine è costituita dal lat. ruta-bul-u(m) ‘paletta del fornaio’ ma anche ‘membro virile’ e dal lat. rut-ell-u(m) ‘rasiera, paletta per spianare i mucchi di grano’.  Forse la radice rut- richiama l’ingl. rod ‘bacchetta, verga, bastone, sbarra’, ted. Rute bacchetta, verga, pertica (antica misura agraria)’ riferita in questo caso al lungo manico di legno, spesso ricurvo. Radice che è chiaramente espressa, però, solo nelle due voci rata-vìddë del Gargano e ruta-vello del Beneventano.

    Ora rata-vìddë <*rata-vìllë mi sembra un incrocio tra lat. ruta-bul-u(m) e lat. rut-ell-u(m, con in più  l’assimilazione della –u- di ruta- allaa- successiva e lo spostamento dell’accento tonico sulla –i-. Tutte le restanti forme dialettali presentano una parte iniziale che suona rëtra- al posto dell’atteso reta-, ruta- e simili. Come mai? Evidentemente vi è stato un disturbo di qualche altra voce come quella di Trasacco che suona  rëtràvië[1]Il quale indicava la “trave o il tronco d’albero che veniva trascinato giù dl monte per farne travi per il tetto, il pagliaio o per le stnghe del carretto”.  Indicava anche una sorta di spazzaneve rustico composto di robuste assi unite a formare una A, con la punta atta a penetrare nella neve e scansarla ai lati. Ma, buon ultimo, designava anche il nostro rëtràvëlë, strumento multiuso di cui abbiamo già parlato.

   E’ quindi a mio avviso dimostrato che il lat. ruta-bul-u(m)  ‘paletta del fornaio’ si è qui incrociato da una parte con il lat. trab-e(m) ‘trave, albero, mazza’ ad indicare il lungo manico dello strumento, dall’altra con la radice del lat. trah-ĕre ‘trarre, trascinare’ in riferimento anche all’azione di trarre dal forno la brace o di spandere i cereali.   

   La forma rëtr-àngule è probabilmente dovuta all’influsso dell’aggettivo gr. ankẏlos ‘curvo, ricurvo’ in riferimento al fatto che spesso il manico di ferro del tirabrace era ricurvo[2]. Naturalmente deve esserci stato anche l’incrocio con l’it. trappola per quanto riguarda le varie forme simili a rë-trap(p)ëlë, senza apparente motivazione.La forma retrào (Magliano dei Marsi) è un accorciativo che ha subito questa trafila: *retràvolo> retràolo >retrào.

    Le parole, data la loro antichità, spesso si incrociano con altre, confondendo facilmente la mente di chi le indaga.



[1] Cfr. Q. Lucarelli, Biabbà Q-Z, Grafiche Di Censo, Avezzano-Aq, 2003.

 

[2] Cfr. D. Bielli, Vocabolari abruzzese, A. Polla editore, Cerchio-Aq 204, s.vo. retràpele.


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