martedì 29 giugno 2021

Paternostro.

 


In diversi dialetti il termine pater-nostro indica il croco o il colchico, o meglio i bulbi rotondeggianti delle due piante, che vengono usati come grani del rosario per gioco o superstizione.  Naturalmente i linguisti credono che il nome derivi proprio da questa usanza, e non si domandano se per caso non debba essere il contrario, che cioè l’usanza sia stata generata dal nome stesso che originariamente indicava il bulbo. 

     Già una decina di anni fa, nel Commento all’articolo di Riccardo Regis presente nel mio blog (21 nov. 2009), sostenevo che era impossibile una simile derivazione sostenuta dall’illustre linguista. In quell’articolo dividevo la parola in questione in tre parti pat-ern-ostro, ma oggi mi ricredo pensando che il termine possa dividersi in due parti, cioè pater-nostro.

    Senza andare per il sottile mi pare che il primo segmento pater- corrisponda al primo della voce settentrionale pater-lénga che significa ‘frutto della rosa canina’, frutto di cui abbiamo parlato negli articoli precedenti.   Diverse sono le varianti come emiliano piter-lenga, pistoiese petro-linge (nei paesi di Prunetta e Piteglio).  Allora non è affatto azzardato supporre che pater- in questi casi sia variante di peter-, petro- i quali richiamano la radice di lat. petr-a(m) ‘roccia, scoglio’ (ma anche sasso), gr. pétra ‘rupe, scoglio’: il suo valore profondo doveva essere quello di ‘protuberanza’. 

     Allora diventa chiaro che il primo membro pater- di detti composti doveva significare proprio ‘bulbo, coccola, rotondità in genere’. Resta da chiarire il significato di –nostro  e di -lenga, -linga, il quale non può essere che tautologicamente ‘bulbo, coccola’ e simili.  Per –nostro  a me basta il rumeno nas-tur ‘nodo, bottone’ e per –lenga la voce abruzzese (nel Bielli) ling-ulë ‘tumore glandolare’: un ‘rigonfiamento’, dunque. Si potrebbe trattare di una variante di Langhe, la regione collinare del Piemonte.

   Svariati  nei dialetti i significati del termine paternostro, paternostri, come quello di 1)nocche, 2)granelli, 3)perle di collana, 4)vertebra della spina dosale,  5)grumi che rimangono nella farina dopo la cottura, 6) tipo di pasta da minestra a forma di anello, 7)bertoccio: pallottolina di legno duro infilata nella corda della trozza per ottenere una legatura resistente.  

   Sinceramente mi pare più naturale e logico pensare che da un significato generico di ‘rotondità’ si sia potuto passare ai vari significati particolari (come è avvenuto in tanti altri casi), piuttosto che il contrario, a partire, poi,  dall’espressione della preghiera del Pater noster da recitare nel rosario.  Questi termini secondo me si svilupparono in gran parte nella preistoria, quando il Cristianesimo era di là da venire.

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