sabato 19 giugno 2021

Cacavascë (seguito).

 


Nel Lazio i gratta-culi sono anche i talli delle zucchine che vengono usati come ottimo contorno, talli costituiti da steli, gambi (a volte ricoperti di tenere spinette) a cui sono ancora attaccati fiori in boccio e zucchine varie. Io credo che il nome gratta-culi  all’origine indicasse tutta la pianta delle zucchine: me lo conferma il nome greco della zucca, cioè kolo-kẏnthē, il cui primo membro corrisponde al secondo di gratta-culi.  Non si scappa. La radice kolo-  si riferiva alla zucca, in quanto di forma sferica, globosa.  La motivazione del nome grattaculi viene fatta risalire, in internet, al fastidio che proverebbe nelle parti basse chi si china a raccoglierli! Spiegazione senza capo né coda! Il secondo membro -kẏnthē potrebbe far pensare al veneziano gond-ola, la ben nota barca, in quanto cavità, rotondità,  al gr. kόndy ‘tazza’, gr. kόnd-yl-os ‘nodo, pugno serrato’, sscr. kanda-s ‘bulbo, bitorzolo’, gr. kond-ylό-esthai (in Euripide)‘gonfiarsi’, spagn. cuenta ‘perlina (di collana)’, ecc. Forse anche il ligure chinta ‘luna piena’, toscano quinta[1] ‘luna piena’ alludono al cerchio o disco della luna completamente illuminata o anche alla sua forma piena nel senso di rigonfia.

   Il gratta- (dial. ratta-) iniziale  è molto probabile che si riallacci alla radice vrad- di gr. rhόd-on ‘rosa’, eolico brόd-on ‘rosa’, armeno vrad ‘rosa’, piuttosto che al ted. Rad ‘ruota’, come ho supposto prima.  L’accostamento del nome del frutto alla ruota non è di per sé errato, e potrebbe esserci stato anche un incrocio.  Il nome della rosa è passato ad indicare il frutto, come spesso succede, ma potrebbe essersi verificato anche l’inverso.  La lingua tenta tutte le strade! Non ultima è quella che potrebbe individuarsi nel serbo-croato grad 'grandine', il quale potrebbe aver perso nei nostri dialetti la velare iniziale -g- com avviene in molte parole quali il dialettale rànnela 'grandine', rasse  'grasso', ecc.

     In greco si incontra il termine composto kynό-rhod-on ‘rosa canina’ il cui primo membro kynό- indica appunto il ‘cane’. Ma nel linguaggio botanico atuale il cino-rrodo designa la bacca, il frutto della rosa canina.  Il bello (anzi, bellissimo) è che in greco esiste anche il composto neutro  kynόs-bat-on ‘frutto della rosa canina’, mentre il maschile kynόs-bat-os  è la pianta ‘rosa canina’.  Sottolineavo con bellissimo il nome, perché esso mi ricollega al primo membro di battë-culë che ad Ovindoli-Aq indica la bacca in questioneIn greco il semplice bat-on indica la mora di rovo, sempre una rotondità, ma il maschile bát-os designa lo ‘spino’. Come mai? Gli è che anche lo spino, in quanto punta, è una protuberanza specializzata, come quella della bacca. Il kynosi ripresenta nel gr. kyn-ák-antha ‘rosa canina’, il cui secondo membro è il gr. ák-antha ‘punta, cardo, spina’.  A questo punto il membro kyn- butta la maschera e rivela di essere apparentato conl’aggett. ingl. keen ‘acuto’. Un’altra chicca è il gr. kyn-ára ‘rosa canina’ ma anche ‘carciofo’ come la variante kin-ára ‘carciofo’, col suo caratteristico capolino sferoidale.   Diversi sono nella Grecia classica i toponimi come Kynόs-ura nell’Attica presso Maratona e nell’isola di Salamina (letter. ‘coda di cane’), o come Kynόs kephalái , nome di alcune colline(letter. ‘teste di cane’).  Nel vocabolario greco di L.Rocci compare il composto plurale kẏn-ura ‘scogli, scogliera’ in cui ricompare la ‘coda (-ura)’ ma col significato originario di ‘protuberanza, punta’, riferita agli scogli.

Ritornando al ratta-culo faccio notare che in Sicilia (in quel di Mistretta-Me) la pianta smilax aspera, nota col nome volgare italiano di salsapariglia, presenta anche  il nome locale di ratta-culo. La pianta, una gigliacea, produce un frutto globoso rosso-scuro. Ora, il greco kynόs-bat-on ‘pianta e frutto della rosa canina’ di cui più sopra significa anche smilax: come sono vaste e ramificate certe parentele!

  Il nome di rosa canina deve essere la traduzione di gr. kynό-rhod-on ‘rosa canina’, ma  la radice di it. cane, nel senso di grilletto d’arma da fuoco, aveva già di per sé  il valore di ‘protuberanza, cannello, punta’ se in tedesco la parola Hahn, che in quella lingua vale ‘gallo’ (non ‘cane’), significava anche ‘cane (del fucile), rubinetto, cannella’.   

   L’insegnamento più importante che traggo da questi due articoli sulla rosa canina, è che le radici, come avevo capito del resto molti anni fa, non nascono con un significato più o meno specializzato, ma con uno genericissimo, sicchè esse sono sommamente cangianti e versicolori, sebbene la lingua, per ingannarci, ci fa spesso apparire il contrario.

 



[1] Cfr. Cortelazzo-Marcato, I dialetti italiani, UTET Torino, 1997.


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