domenica 27 giugno 2021

Caccola.

 


Termine che indica il liquido lacrimale quando è rappreso sulle palpebre (in dialetto càcalë, maschile): si tratta quindi come di piccoli grumi o chicchi come se fosse una grandine sottile: dico questo per poter citare il ted. Hag-el ‘grandine’ la cui radice abbiamo già incontrato nel ted. Hage- butte ‘frutto della rosa canina’, il cui secondo membro in tedesco vale ‘coccola’. 

   Ecco, secondo me, l’it. caccola è variante di coccola, non importa la sua grandezza. E’ successo però che il termine, incrociatosi con la radice di it. cacca, ha perso completamente il suo significato originario di ‘rotondità’ che abbiamo incontrato, ad esempio, nell’aiellese caca-vàscë ‘frutto della rosa canina’.

   Ne consegue che l’ingl. Hali-but, ted. Heil-butt (nomi di pesci simili al pesce rombo, così chiamato per il suo aspetto rotondeggiante, come vuole la radice gr. rhémb-esthai ‘aggirarsi, andare errando’) debbano far riferimento  alla loro forma e non al fatto che questi pesci, secondo l’etimo corrente, venissero consumati probabilmente nei giorni festivi (spiegazione ad hoc, fasulla): in medio ingl. haly  equivale a ingl. holy ‘sacro, santo’.  In realtà la forma originaria, per il significato, doveva essere simile ad ing. hail (proveniente da hagel)’grandine’, nel senso di  elemento rotondeggiante tautologicamente uguale al secondo membro –but, uguale a sua volta al ted. Butte ‘pesce rombo’ ma anche ‘coccola’. Buon ultimo gr. kákhl-ēk-s ‘ghiaia, ciottolo’.

   

                                                             


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