domenica 13 giugno 2021

Trapìzzë.

 


La voce aiellese tra-pìzzë indica un angolo di qualcosa, in specie di terreno. Di primo acchito sembra evidente che la parola contenga il significato  del dialettale pizzë ‘punta, angolo’ ma resta comunque da spiegare il primo membro tra-.

   A Trasacco nella Marsica stra-pìzzë vale ‘fazzoletto o pezzo di stoffa triangolare’[1]. Anche il Vocabolario abruzzese del Bielli riporta per questo vocabolo il significato di ‘fazzoletto triangolare con cui le donne si coprono la parte superiore delle spalle’ nonché quello di ‘superficie triangolare’.  Sempre a Trasacco il verbo strapizzà significa ‘tagliare diagonalmente un taglio di stoffa di forma quadrata o rettangolare; piegare diagonalmente un fazzoletto’. Diversi sono i significati connessi con questo termine: triangolo, diagonale, quadrato.

   Io credo che il punto di partenza di trapìzzë  sia il gr. trápeza ‘tavola, mensa’, termine da cui deriva il nome della figura geometrica del trapezio.  Da esso dovette svilupparsi il significato di superficie quadrata o rettangolare, cioè la forma del fazzoletto che, piegato o tagliato diagonalmente ha dato, a Trasacco, il triangolo; ma dirò di più: a Cerchio-Aq trapìzzë significa addirittura ‘sghembo’[2], cioè obliquo, cioè diagonalmente; esso potrebbe alludere anche all’ipotenusa di un triangolo rettangolo, ricavato da un quadrato o da un rettangolo.

      Il termine, così come è arrivato a noi, sembra riferirsi ai tre pizzi (angoli) del triangolo, ma la sua origine parla di superficie piana, in genere quadrangolare o rettangolare. Un proverbio dialettale aiellese dice che chi nascë tunnë 'm-po' murì quatratë (chi nasce tondo non può morire quadrato), ma in linguistica succede questo ed altro.



[1] Cfr. Q. Lucarelli, “Biabbà” Q-Z,, Grafiche Di Censo, Avezzano-Aq, 2003.

 

[2] Cfr. F. Amiconi, Quaderni del Museo Civico di Cerchio.

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