venerdì 26 marzo 2021

A perdifiato.

 

                                  

 

   La locuzione avverbiale a perdifiato potrebbe riservare sorprese impensabili.  Essa, come è noto, significa generalmente ‘a più non posso, a rotta di collo, ecc.’ e letteralmente ‘fino a perdere il fiato’, compiendo un’azione, non so, come quella di correre.  Non comunemente essa significa anche a tutta lena, come se fosse ‘a tutto respiro’, concetto, nella sostanza semantica, simile all’altro ma formalmente opposto ad esso: con essa si sostiene, infatti, che il respiro ( cfr. fr. haleine ‘respiro’) non viene a mancare, bensì è presente in tutta la sua forza. 

   In questi casi, allora, come ormai sapete, io non posso non drizzare le orecchie per avvertire i minimi segni di una realtà diversa. Si aggiunga il fatto, non secondario, che la Lingua usa solo l’espressione a perdi-fiato e non altre precedute da perdi- come potrebbero essere a perdi-voce, *a perdi-conoscenza, *a perdi-forza, ecc. 

     Quindi deduco che all’origine perdi-fiato era il solito composto tautologico, con il perdi- corrispondente pari pari al gr. pérd-esthai ‘emettere peti’ e richiamante il ted. Furz ‘peto’, ingl. fart ‘peto’. Il suo significato doveva essere quindi a tutto fiato, a tutta lena, non fino a perdere il fiato. Non lasciatevi disturbare dall’odore perché molto probabilmente il suo valore originario era quello di ‘aria, vento’.

  Il sostantivo perdi-giorno potrebbe essersi sviluppato da un aggettivo latino non registrato, però,  dai vocabolari,  cioè *per-di-urn-u (m) ‘che dura tutto il giorno’, un incrocio tra l’aggett. lat. per-di-u (m) ‘che dura tutto il giorno’ e l’aggett. lat. di-urn-u(m) ‘diurno, giornaliero. Secondo la mia ipotesi *per-di-urn-u(m) si incrociò a sua volta, nel latino parlato, col verbo perd-ĕre ‘rovinare, perdere’ assumendo naturalmente il significato di ‘perdi-giorno’, appunto. L’it. giorno (dialett. jurnë) deriva da lat. (tempus) di-urn-um tempo della luce del giorno’, radice  ben nota, presente nella divinità del cielo indoeuropea, lat. Iu-ppiter ‘Giove’, gr. us ‘Giove’.

   E il perdi-giorno, nome regionale che indica diversi uccelli palustri, come si spiega?. Senza andare troppo per le lunghe io suppongo una precedente voce *perdi-órnis intesa come *perd-iórnis > perdi-giorno: l’elemento perdi-, col significato generico di ‘animale, uccello’ richiamerebbe il lat. perd-ic-e(m) ‘pernice’, gr. pérd-iks ‘pernice’ da taluni connessi con gr. pérd-esthai 'spetezzare', per via di certi rumori emessi dall’uccello; l’elemento órnis in greco vale ‘uccello’, da collegare a mio avviso con ted. poetico Aar ‘aquila’, lat. ar-de-a(m) ‘airone’ uccello acquatico, nome regionale ar-éna che indica il turdus viscivorus.

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