martedì 9 marzo 2021

Fonte Tuméjjë.

 

       

 

   E’ chiaro che il nome di  questa fonticella, che sgorga a poca distanza dalla sommità del versante orientale di monte San Pietro (mondë Sandë Pétrë, arcaicamente), era *Tum-ello. L’idronimo apparentemente, ma anche sostanzialmente come vedremo,  presenta la stessa importante radice, produttiva in molte lingue, del verbo lat. tum-ēre ‘essere gonfio, turgido’, la quale è a sua volta ampliamento in –m-    di una base indoeuropea tewe-, tu-    che assume varie sfumature di significato, come ‘crescere, essere grande, forte, gonfio (cfr. sscr. tav-ás ’ forza’).  Volere o volare, al fondo di ogni radice si ripresenta sempre la stessa idea di “forza, spinta”.

    Nel vocabolario abruzzese di  D. Bielli è riportata la parola nascëmèntë che significa ‘tumore’.  Se rimanessimo inchiodati al significato specializzato di ‘nascimento, nascita’ arriveremmo con una certa difficoltà al concetto di “tumore”: ci si arriva invece molto facilmente se dietro il termine nascimento vediamo una forza che spinge e preme per far spuntare e far crescere le erbe, le piante o per far venire al mondo gli animali, compreso l’uomo. La stessa forza è quella che preme e fa spuntare rigonfiamenti e tumori nel corpo umano.

   Se con questa consapevolezza torniamo a spiegare l’origine del nome della fonte Tum-éjjë ci accorgiamo, del tutto naturalmente, che esso non può essere altro che sinonimo di nascita (d’acqua). Ci convinciamo, insomma, che esso è altro nome per polla sorgiva, scaturigine, sorgente,  fonte.  Da ricordare anche il fontanile San Tomm-aso nel territorio di Ovindoli, il rio San Tomm-aso nel territorio di Safati-Sa e in quello di Genova. Per il San Tommaso di Ovindoli non mi pare che esista o sia esistita qualche chiesetta, cappella o manufatto dedicato al Santo.  E se anche fosse, l’idronimo sarebbe quasi certamente più antico di esso.

    Sempre con questa consapevolezza si può spiegare meglio, a mio parere, la logica di un verbo come il lat. de-nasci ‘morire’.  Tutti pensano che qui la prep. de- esprima un valore contrario, opposto a quello di nasci ‘nascere’ quando essa, all’origine, doveva avere il significato di allontanamento da qualche cosa, cioè quello di ‘spingersi via da’ e cioè di ‘andarsene via da’, come nel verbo lat. de-ced-ĕre ‘partire da, allontanarsi da, ritirarsi, decrescere, andarsene, morire’. Abbiamo visto in precedenti articoli che la stessa cos succede in latino per le nozioni di scand-ĕre ‘salire’ e lat. de-scend-ĕre ‘scendere’, di lat. merg-ĕre ‘immergere’ e lat. e-merg-ĕre ‘emergere, uscire in superficie’.  E la stessa cosa sarà per la nozione di lat. cr-esc-ĕre ‘crescere’ e lat. de-cr-esc-ĕre ‘decrescere, diminuire’.

    Una piccola aggiunta, se permettete. I linguisti mettono in connessione l’ingl dew ‘rugiada’ e il ted. Tau ‘rugiada’ con la radice del verbo gr. thé-ein ‘correre, scorrere’, verbo al cui interno, tra le due –e-, è caduto il cosiddetto digamma: grossomodo la labiovelare sonora -w-. In antico indiano si ha in effetti dháva-te ‘correre, scorrere’.  In effetti lo scorrere è proprio dell’acqua in genere, non solo di quella che sgorga da una fonte, e l’accostamento fatto dai linguisti è a mio avviso giusto.  Ma si deve sottolineare, nel contempo, che la radice tewe, tawe che abbiamo individuata in fonte Tum-éjjë è la stessa di quella del suddetto verbo gr. thé-ein ‘correre, scorrere’, appena appena diversa, per la presenza di un’aspirazione e forse di qualche sonorità in più.  

   Anche il verbo ingl. die ‘morire’ mi pare  che non sfugga alle stesse considerazioni! L’antico alto ted. era touw-en  ‘morire’ da una radice indoeuropea *dheu.  Meditate gente, meditate!

              

 

   

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