mercoledì 10 marzo 2021

Torrente Tavana.

 


 

    Il torrente Tav-àna a Lecce nei Marsi-Aq è un altro bell’esempio della radice idronimica tew-, taw-, tu-, di cui ho parlato nell’articolo precedente.  Da ricordare anche il fiume abruzzese Tavo che sorge nel Gran Sasso nei pressi di Campo Imperatore. Ad Ortona dei Marsi-Aq si incontra una fonte Dav-ina che certamente si alimenta della stessa radice anche se presenta la dentale sonora, la quale potrebbe essere stata causata dall’incrocio col personale femminile Davina. Lungi da me la tentazione di collegare il nome della fonte a questo antroponimo, come fanno abbastanza spesso i linguisti senza starci a pensare due volte.  Nemmeno se nella tradizione popolare esistesse un accenno o una storiella, come spesso succede, che parlasse di qualche donna Davina in rapporto con la fonte cadrei ingenuamente nel trabocchetto di derivare l’idronimo dall’antroponimo: è quasi sempre il contrario: sarebbe la storiella a svilupparsi lentamente dall’idronimo attraverso secoli e millenni.

    Il torrente Tav-er-one nella Lunigiana richiama automaticamente anche il torrente Tev-er-one in Umbria nonché il Tev-er-one, altro nome del  fiume Ani-ene.  Se è così, non può non essere chiamato in causa anche il nome del Tev-ere stesso, che già gli Etruschi chiamavano Thybr-is, secondo Virgilio.  E che dire di fonte della Tav-ola in quel di Carsoli-Aq. e di fonte Tav-ol-oni nel territorio del comune di Ovindoli-Aq? Chissà quante altre ce ne saranno sparse in tutta Italia! I linguisti solitamente non credono all’importanza di queste sfilze di nomi che significano la stessa cosa (in questo caso ‘fonte, sorgente, ecc.’) perché le stesse sfilze potrebbero indicare altre entità naturali come colli e monti. Esiste, infatti, il monte Tav-ola (Parma) e il colle Tav-ola a Leonessa-Ri.  Ma, vivaddio! secondo me è solo un caso che l’appellativo sorgente venga riferito in italiano solitamente ad una fonte: avrebbe potuto ugualmente indicare un colle o monte, avendo tutte le carte in regola per farlo. Riflessioni terra terra che comunque conducono sempre a quel significato generico di fondo di ogni radice, da cui si dipartono le varie specializzazioni: Il monte, come dice la sua stessa radice, è qualcosa che si protende, sporge, tanto è vero che la sua radice indica anche il  mento e persino il lat. ment-ul-a(m)’membro virile’! In sostanza, agli occhi e alla mente dell’uomo che iniziò a parlare, il monte non era altro che una forza, un’entità che spingeva verso l’alto, come una fonte è una forza o entità   che spunta, sorge, fuoriesce e si diffonde. Per me il verbo lat. man-are ‘sgorgare, colare, scorrere’ presenta una radice da considerare, a mio parere, come variante di quella del lat. min-ēre ‘sporgere’, di cui, a sua  volta, è variante da tutti riconosciuta quella del lat. mont-e(m) ‘monte’, con ampliamento in –t-.

      La radice ta-w- è secondo me apparentata con quella di lat. tab-e(m) ‘tabe, liquido che cola, putredine, marciume’ e di lat. tab-u(m) ‘marcia, pus, sangue corrotto’ derivante quindi dall’idea di “sciogliersi, corrompersi, decomporsi”,  variante del gr. tḗk-ein (dorico ták-ein) ‘scioglier(si), liquefar(si)’. In fondo, il significato era quello di colare, scorrere di cui avevo parlato nel precedente articolo a proposito di gr. thé-ein ‘correre, scorrere’.  Un bel compagno di queste parole è l’ingl. thaw ‘disgelo, scioglimento, dissolvimento’ nonchè il sscr. toyam ‘acqua’.  Insomma, si constata che da una stessa radice più o meno monosillabica taw-, tev-, tu-,ecc. si dipartivano diversi derivati come tam-, tum-, tak-, tab- e forse altri.

      Infine, non è da credere che le terminazioni –one (f.me Tev-er-one),  -ina (f.te Dav-ina) siano appunto dei suffissi la cui funzione sarebbe quella di specializzare il semantema della parola. Esse sono in realtà costituenti tautologiche con lo stesso significato dell’elemento radicale: per convincersene basta fare attenzione al nome del fiume Ani-ene in cui si ha una radice raddoppiata che doveva indicare il fiume stesso o il corso d’acqua o l’acqua stessa.  Ad Arsoli-Rm, infatti, paese lungo il corso dell’Aniene, si incontra una fonte Un-ica, con il primo membro variante dei suddetti pseudosuffissi e corrispondente al termine umbro delle Tavole Iguvine une ‘acqua’. Inoltre anche in accadico enu valeva ‘fonte’, come nel semitico ain ‘fonte’ e nel fenicio an ‘fonte, rivo’. In islandese, lingua scandinava, la voce ain significa proprio ‘fiume’. Un affluente del Rodano in Francia è chiamato Ain. Credo di non sbagliarmi se suppongo che l’aggettivo lat. font-an-u(m) ‘di fonte’ sia derivato da un originario sostantivo *font-an-u(m) o *font-an-a(m) con i due membri tautologici per ‘sorgente’.  Anche se font-an-a(m) ‘fontana’ appare tardivamente in latino.  Da tener presente, per lo pseudosuffisso, anche l’it. pant-ano.

        

 

    

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