mercoledì 17 marzo 2021

Fonte Rëcëgnàlë

 

                            

 

    La fonte Rëcëgnàlë  è una piccola vena d’acqua che sgorga all’origine di un fossatello, generato dalla congiunzione di altri due che delimitavano una mia terra situata proprio al fondo della valle chiamata Fossa jji Lupë (Fossa del Lupo).

    Un minuscolo rigagnolo, dunque, circondato da spini.  Non sono andato più nella zona, ma sicuramente ora spini ed erbacce la fanno da padrone, coprendo, ahimé, un angolo di terra da me molto amato da ragazzo.  Curioso chiedevo a mio padre il motivo del nome della fonticella e lui mi rispondeva che probabilmente essa lo traeva dai cinghiali (in dialetto cëgnàlë) che, un tempo molto lontano, dovevano frequentare le nostre campagne. In verità quando ero ragazzo ancora non era avvenuta l’invasione attuale di questi animali, e potevo solo immaginarli scorrazzare nei campi, o piuttosto starsene ben appiattiti, di giorno, nei loro anfratti nei monti, per uscire solo di notte in cerca di cibo.

     Mi ricordo  che quando al liceo lessi la famosa ode del poeta Orazio dedicata  a Mecenate, il famoso ministro di Augusto, egli nomina anche il Marsus aper ‘il cinghiale marso’ che rompe le reti del cacciatore, e il mio pensiero tornò alla fonte Rëcëgnàlë.  Debbo dire, però, che con una intendevo -cëgnàlë come ‘di cinghiale’ con qualche perplessità, giacchè nel nostro dialetto di Aielli, e in quelli degli altri paesi della Marsica fucense, non è presente la trasformazione della preposizione –di- in –- come avviene in altri paesi d’Abruzzo. Pensavo che forse in passato il fenomeno si era verificato anche da noi.

    Ma non era così.  Quando ebbi modo di riflettere sull’idronimo fonte Regina situata verso il piano nel territorio di Cerchio, al confine con quello di Aielli, nonché sull’idronimo San Regin-aldo, altro nome della fonte di Candelecchia a Trasacco,  ebbi un’illuminazione circa il significato originario di fonte Rëcëgn-àlë: il nome si era incrociato certamente con quello di cëgnàlë ‘cinghiale’ ma doveva, in realtà, avere la stessa radice di fonte Reg-ina che individuai nel ted. Reg-en ‘pioggia’, nel verbo reg-en ‘muovere, mettere in moto, eccitare’ e nell’aggett. rege ‘vivo, vivace, desto’.  D’altronde anche il lat. reg-in-a(m) ‘regina’ e il lat. reg-e(m) rimandano al verbo reg-ĕre ‘reggere, guidare, dirigere’ la cui radice indica il movimento in linea retta, ma quasi certamente, più indietro nel tempo, il semplice movimento.  Sono convinto che il dialettale rigo ‘rio, ruscello’ appartiene a questa radice, e non è una deformazione di lat. riv-u(m) ‘rio’. 

    Chi può ridarmi il tempo meraviglioso in cui frequentavo la zona della fonte Rĕcĕgnàlĕ che mi sembrava quasi una mia fonte, cioè della mia famiglia, col suo bel nome che evocava i cinghiali dei tempi remoti mettendo in moto la mia fantasia?

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