martedì 1 giugno 2010

Non cavare un ragno dal buco

Strano modo di dire, estremamente icastico quanto al significato, anche se quello letterale, per converso, lascia molto dubbiosi. Perchè mai il non riuscire ad estrarre un ragno da un buco, che dovrebbe essere il suo buco abituale, la sua tana che generalmente esso si costruisce con gli stessi fili che usa per la tela, viene considerato (ammesso e non concesso che questa attività diciamo così estrattiva sia in qualche modo classificabile tra quelle che hanno una giustificazione e un senso nel comportamento normale degli uomini) metafora di un’azione che non ottiene quello che sperava di raggiungere, di un fallimento della volontà, dunque, di ricavare da un’operazione qualcosa di concreto e di utile? Qualche anno fa la mia riflessione, favorita dalla constatazione più volte riscontrata che questi detti affondano spesso le loro radici in strati linguistici precedenti a quello attuale, approdò al convincimento che dietro la parola ragno, lat. volg. *ranjus, lat. class. (a)rane-us si nascondesse qualche voce germanica simile all’ingl. to earn ‘guadagnare’, a. ingl. earni-an ‘guadagnare’, a.a.ted. arn-on ‘guadagnare’, pronunciata *rani-on, con una normale metatesi ar-/ra-, e destinata così fatalmente ad andare a convivere col nostro ragno. Anche il gr. ar-ny-mai ‘guadagno, ottengo’ mi pare possa essere riportato alla stessa radice, ampliata in –ny- al presente come per gli altri verbi della coniugazine in –mi. Se così stavano le cose, mi dicevo, anche il buco di conseguenza aveva bisogno di qualche ritocco perchè potesse armonicamente inserirsi nel contesto. Dopo inutili tentativi mi venne in mente che la voce italiana buco è affiancata dalle varianti bus (in alta Italia), bušo, bušë (nel centro-meridione) e che, quindi, la forma originaria del buco relativo all’espressione in questione potesse assomigliare a queste ultime che però sono considerate evoluzione della prima, cosa tutta da verificare a mio avviso. Allora la radice coinvolta potrebbe richiamare la nota parola inglese bus-y ‘impegnato, occupato, indaffarato,’ ingl. bus-i-ness ‘affare/i, negozio, mestiere, ecc.’, ingl. bus-boy ‘aiuto-cameriere’ e tutta l’espressione cambierebbe completamente status, venendo a significare non ricavare guadagno alcuno dall’affare cioè, in soldoni, concludere un cattivo affare! Essa, perso il suo puntuale significato originario ed irrigiditasi nella forma che conosciamo, ha finito coll’indicare qualsiasi azione che non sortisce nulla di positivo.
Riconosco che chi è poco aduso a questi meccanismi possa trovare la cosa un po’ artificiosa e anche per questo mi ero astenuto in passato dal pubblicare la mia interpretazione. Ma mi sono liberato da ogni remora col venire a conoscenza qualche giorno fa, tramite il gioco televisivo L’eredità condotto da Carlo Conti, dell’altro detto correlato al primo, il quale sinteticissimamente asserisce ragno guadagno : il ragno, nella credenza popolare, sarebbe portatore di guadagno, soldi e fortuna. Allora è stato inevitabile pensare che la mia prima supposizione, risalente ad alcuni anni fa, circa il valore di ‘guadagno’ della parola ragno dovesse essere giusta e che di conseguenza lo era probabilmente anche quella della parola buco. In questo caso sono stato abbastanza fortunato, perchè il gioco degli incroci avvenuti nel corso della formazione di questi modi di dire, mi ha fornito, per quanto attiene alla voce ragno, quella che considero una vera e propria traduzione della parola da uno strato linguistico all’altro. E questa esigenza dové nascere allorchè il lat. volg. *ranjius andò a stendersi sopra una parola simile sottostante oscurandone il significato di ‘guadagno’. Naturalmente non ci sono spiegazioni che tengano, in questi casi, anche quando esse si ammantano di più o meno speciose e dotte ragioni psicologiche, antropologiche e simili, nell’evenienza in cui si mettano letteralmente sotto i piedi, perchè d’altronde le si ignora, le vere e uniche ragioni squisitamente linguistiche. La rima –agno avrà certamente favorito l’accostamento tra le due parole, ma non ne fu assolutamente la causa scatenante.
Che i due detti siano stati portati in Italia dagli invasori barbarici nel medioevo mi pare, a lume di naso, poco probabile vista la presenza della radice anche in greco: come suggerisce la vicenda del ragno presente nei due modi di dire, queste espressioni dovevano essere già molto radicate nel territorio, probabilmente in area di confine tra Franchi e Romani, e forse la loro origine va a perdersi nella preistoria.
I termini guadagnare, guadagno, riguardante il secondo modo di dire, vengono ricondotti infatti ad una voce franca *waidjan-an ‘pascolare’, ed i Franchi si inserirono come foederati entro i confini dello stato romano nel periodo del tardo impero, ben prima della sua caduta nel 476 d.C. e della loro più diretta influenza sul linguaggio in Italia al tempo di Carlo Magno impertatore (IX sec. d. C.).
La via per la quale sono arrivato prima alla supposizione e poi alla conferma della spiegazione di questi detti imperniati sul termine “ragno” credo sia emblematica del mio modo di procedere, basato sulla semplice osservazione dei fatti e sulla loro interpretazione che giunge direttamente all’osso, con mezzi diversi da quelli canonici ma sorprendentemente proficui, se, a mio parere, riescono a cavare qualche ragno dal buco. Chiudo con versi di Galilei, tratti dal Capitolo contro il portar la toga (1590) che rispecchiano la mia temperie spirituale:

Ma ch’io sia per voler portar la toga,
Come s’io fussi qualche Fariseo,
O qualche scriba o archisinagoga,
Non lo pensar. [...]
Io son contento dir la mia ragione,
E che tu stesso la sentenza dia:
So che tu hai giudizio e discrizione.

(14 agosto 2012.  Mi sono accorto che forse è meglio supporre, dietro il dialettale busce 'buco', l'altra voce dialettale quasi omofona busce, vusce 'bosso', e supporre un significato identico a quello di it. bussola, bussolotto o di ingl. box 'scatola, cassetta, ecc.' derivante come le altre dal lat. buxu(m) 'bosso'.  Cfr. anche ingl. alms box 'cassetta per le elemosine, bussola', ingl. money-box 'salvadanaio'.  Sicchè il significato dell'espressione verrebbe ad essere: non estrarre nessun introito (moneta) dal bussolotto e simili)

1 commento:

  1. Le spiegazioni del Maccallini mi risultano molto plausibili, anche se, per categorizzarle, bisognerebbe coniare un nuovo termine, cioe` "littero-logiche". I risultati delle sue indagini mi sembrano piu` attendibili di quelli dei linguisti di professione.

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