giovedì 3 dicembre 2015

L'espressione dialettale italianizzata in Come ti rimetti? 'Qual è il tuo cognome?'




  L’espressione, presente in tutti (credo) i dialetti marsicani nelle forme «cumma të rëmittë» ad Aielli o «commë të rëmittë»[1] a Luco dei Marsi e così via, non mi pare che abbia avuto un etimo soddisfacente finora.  A Trasacco il verbo rëméttë [2]‘rimettere’, oltre a mostrare i vari significati presenti anche in italiano, significa ‘coire’, tratto probabilmente da significato di ‘infilare, ficcare’ che si può desumere dalla radice del verbo lat. mitt-ere ‘inviare’, divenuto ‘mettere’ in italiano. Anche méttë, sempre a Trasacco, significa ‘coire’. Nei paesi della Valfortore, nel foggiano, l’espressione italianizzata Come ti metti? (senza la particella re- intensiva, iterativa o di movimento in senso inverso) significa anch’essa ‘Qual è il tuo cognome?’[3]


  Assai probabilmente alla base di questo verbo bisogna vedere la radice del gr. mŷth-os ‘parola, narrazione, mito’ e del gr. mythé-esthai ‘nominare, dire, narrare’.  Molti sono i grecismi da me individuati nei dialetti della Marsica. Siccome quando si chiede il nome nei nostri dialetti si usa l’espressione «cumma (o commë) të chiamë?» quasi uguale alla corrispondente italiana, l’altra di origine greca si specializzò ad indicare il ‘cognome’, che è in fondo un secondo nome aggiunto al primo. 
 





[1] Cfr. G. Proia, La parlata di Luco dei Marsi, Grafiche Cellini, Avezzano-Aq, 2006.
[2] Cfr. Q.Lucarelli, Biabbà Q-Z, Grafiche Di Censo, Avezzano-Aq, 2002.
[3] Cfr.sito web: www.valfortore.it/notizie/documenti/letteratura/storielle-paesane-parte iii.pdf

5 commenti:

  1. Ho pubblicato questo stesso commento su Terremarsicane. Se non le spiace, vorrei fare alcune osservazioni: anzitutto far notare che l’etimologia di mittere (base latina cui riconnettere l’infinito pan-marsicano con prefisso perfettivo “re-métte” da lei analizzato ) è incerta: mi sentirei di dire che “navighiamo a vista” verso un supposto proto-indoeuropeo *(s)meyth-/*(s)math- ->(s)mith- con semantica relativa allo “scambiare”, al “rimuovere” e pertanto all’idea iniziale – poi cristallizzatasi nel latino classico – del “lasciar andare” e dell’ “inviare”. (cfr. per es. il gotico maidjan o maudjan = “scambiare”). Con qualche sicurezza in più, invece, sembra possa dirsi che il termine Mŷthos debba essere riconnesso ad una radice indoeuropea Må-/Mi- che arriva al significato di “parola”, etc. da un originario significato che indicherebbe l’emissione di suono attraverso la bocca, come ritroveremmo ad esempio nei significati greco e latino di “muggire” (cfr. gr. my-kàomai [prob da un *my-(gh)aomai] e lat. “mu-gio”); o del “brontolare”, e cioè sempre emettere suono con la bocca, nel gr. “mu-zō”). Molti saluti e, sebbene talora non mi trovi d’accordo con le sue teorie, le faccio ad ogni modo i miei sinceri complimenti per essere una “vox clamantis in (marsico) deserto”. Alessandro Valente. (v.alessandro@libero.it)

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Gentile Signor Valente, le confesso che il mio primo istinto è stato quello di non risponderle perchè altra volta, qualche anno fa, lei non si è degnato di rispondere ad un mio commento di un suo articolo sull'etimo del dialettale "secoroncicola". Per non farla lunga ora dico brevemente che io seguo in parte la teoria della Continuità Preistorica elaborata da Alinei, che secondo me risolve tanti problemi. Le sue precisazioni etimologiche mi pare comunque che non intacchino sostanzialmente la mia interpretazione dell'espressione Come ti rimetti?. Dopo tanti anni di lavoro ho ottenuto qualche successo come quello di essere pubblicato sulla rivista internazionale "Quaderni di semantica" che lei conoscerà. Altri miei articoli vi saranno pubblicati. Per un dilettante come me è un traguardo notevolissimo. Io poi non ho ancora l'onore di sapere se lei è un prof. universitario o un dilettante come me. Cordiali saluti

      P.M.

      Elimina
    2. Che differenza fa sapere se siamo professori o dilettanti? Limitiamoci a discutere sul merito delle questioni, tralasciando etichette professorali che - le assicuro - soprattutto di questi tempi, non garantiscono professionalità e competenze. Riguardo al fatto che io non le risposi illo tempore, senza addurre alcun tipo di giustificazione, le posso dire che probabilmente tutto fu dovuto ad un problema su Terremarsicane (ne sia prova il fatto che il mio articolo non ha più alcun tipo di commento, né suoi, né di altri). Comunque, non sono un docente universitario se è questo che vuole sapere. Sono anche io uno con il bernoccolo della linguistica, sebbene per lo stato italiano venga "etichettato"come un filologo classico (tant'è che sarei tentato di fare delle osservazioni anche sulla sua interpretazione del passo di Plinio il Vecchio relativo a Lucenses e Fucenses). Un saluto.

      Elimina
    3. Non fa nessuna differenza, ma è naturale che uno voglia sapere, anche per mera curiosità, con chi sta parlando. Se cerca su google il termine 'seroconcicola' con la metatesi c/r le apparirà l'articolo con miei commenti e quello di qualcun altro. Evidentemente ci fu qualche disguido, ma ricordo che un suo intervento non ci fu: il che mi lasciò un po' contrariato. Quando pubblico miei articoli lei può intervenire come vuole, credo però che spesse volte le nostre idee non combaceranno, il che del resto è normale. Io sono naturalmente convinto che la mia visione linguistica è quella che si avvicina di più alla realtà: una cosa secondo me nemmeno Alinei ha capito, che i significati di fondo delle radici finiscono per ridursi a pochi. Saluti.

      Elimina
  2. Molte grazie per il riferimento su Google, ma comunque il problema su terremarsicane persiste: c'è lo stesso articolo pubblicato 2 volte e in entrambi i casi senza i commenti (e dunque senza le risposte che io, seppur tardivamente, avevo scritto). Comunque, nulla osta al fatto che io possa non trovarmi d'accordo con le sue teorie: credo che la ricchezza del sapere e della ricerca consista da parte degli interessati proprio nel dover "vedere" le cose in maniera diversa. Un saluto, Alessandro Valente. Salus.

    RispondiElimina