sabato 27 gennaio 2018

La radice KUPR-, KUFR-, KUPAR-, KAPR-, ecc. già incontrata nell'articolo precedente Ciprigna

              


   Secondo i canoni fondamentali della mia linguistica la radice suddetta, oltre ad avere, tra gli altri, il significato di ‘altura’, come abbiamo visto nell’articolo su Ciprigna, ebbe anche quello specularmente opposto di ‘valle, cavità, profondità, anfratto, insenatura, urna, recipiente, tomba, ecc.’. Del resto anche il lat. alt-u(m) valeva, come sappiamo, ‘elevato’ e ‘profondo’. Tutti i vocaboli simili, anche quando si sono specializzati nelle varie lingue, assumendo solo uno dei due significati, all’origine obbedivano allo stesso meccanismo. Esiste infatti un gr. Kúpria usato da Dioscoride col significato di métalla, secondo il vocabolario del Rocci, termine che normalmente vale ‘miniere’, ma potrebbe indicare anche i ‘metalli’. 

   Ora una miniera è anche etimologicamente un ‘cunicolo, scavo’ praticato per estrarre  minerali. Taluno ritiene che il nome stesso dell’isola di Cipro possa derivare dal suddetto nome per ‘miniere’ o ‘metalli’, ma la cosa è più complicata di quanto si possa pensare: abbiamo visto che la radice poteva avere anche il significato di ‘altura, monte’, il quale all’origine copriva anche quello di ‘isola’, come ho mostrato in altro articolo.  Che la radice valesse ‘cavità, valle’ e simili è dimostrato, secondo me, anche da toponimi come Valle Cupoli, dizione erratissima nella tavoletta dell’IGM riguardante il territorio di Aielli-Aq, una maldestra italianizzazione del dialettale aiellese Iuprë, detto altrimenti anche Fossë dë Iuprë (Fosso di Iuprë). Che la voce Iuprë derivi da *Kuprë è confermato dal dialetto del confinante paese di Celano, in cui la suddetta valle è chiamata appunto Kuprë.   Se qualcuno si meraviglia di simili trasformazioni linguistiche pensi al dialettale iatta ‘gatto, gatta’ da un precedente cattus, catta.

   Continuando con lo stesso ragionamento non si può tacere del fr. havre ‘porto, piccolo porto, rifugio’ che va messo in rapporto, in quanto insenatura, con la radice  KAPR-, variante di KUPR-, e confrontato col composto tautologico   fr. havre-sac ‘zaino’. Uno zaino è appunto un specie di sacco, e un sacco è una sorta di cavità, cunicolo.  I linguisti, non avendo individuato il meccanismo tautologico nella formazione dei composti, invece di rivolgere l’attenzione al fr. havre, rimandano il composto al germanico, come l’ingl. haver-sack ‘sacco, zaino’, che inizialmente avrebbe avuto il significato di ‘sacco per avena (ingl. haver-)’, cfr. ted. Hafer ‘avena’.  Questo, invece, è un bell’esempio di come si sono formati i composti attuali delle lingue germaniche: essi erano composti tautologici che si sono poi prestati, per incrocio con altri termini simili a una delle due componenti, a reinterpretazioni in cui una delle vecchie componenti è diventata il cosiddetto determinante (haver-) e l’altra il determinato (-sack).  A mio avviso la radice di fr.havre ‘porto, rifugio’, si ripresenta nel tedesco Haf-en ‘porto’ ma anche ‘pentola’ in quanto recipiente, cavità, insenatura.  Anche l’etrusco capra ‘recipiente, urna, sarcofago, tomba’ fa parte del gruppo.  Il fr. gouffre ‘baratro,abisso, voragine’ ci riporta alle forme KUPR-,KUFR- piuttosto che al gr. kólp-os ‘golfo’ come sostengono i più. Ugualmente il fr. coffre ‘cofano, scrigno’.  Il dialettale piemontese cabǜrna o caborna ‘catapecchia, ripostiglio’[1] è simile al provenzale moderno caborno, caberno ‘caverna’.  Queste forme che secondo me risultano composte di due elementi tautologici, e cioè cap- o  cab- e -ern  o –orn (della famiglia di it. urna, arnia), vanno accostate anche all’abruzzese cap-ërn-at-úra[2] ‘capruggine’, incavo o incisione praticata all’interno delle botti per potervi incastrare il fondo. L’it. capru-ggine presenta anch’esso, nella prima componente, la medesima radice KAPR-.

 Il mondo, fino a non molti anni orsono, sembrava sconfinato, ma le parole ci attestano, a mio parere, che le lingue che parliamo non sono così estranee tra loro per quanto riguarda le radici usate.



[1] Cfr.  M.Cortelazzo- C.Marcato, I dialetti italiani, UTET 1998, Torino, sub voce.

[2] Probabile nome d’azione da un verbo *capern-are, come lav-at-ura < lav-arepul-it-ura <pul-ire. 

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