Diversi anni fa capii che l'espressione italianissima (io credevo fosse solo dialettale) "per la quale", che funge da locuzione aggettivale o avverbiale, nasconde il latino per-aequalis, forma di superlativo assoluto dell'agg. aequalis che vale 'eguale, uguale'. Un uomo "per la quale", ad esempio, è un uomo 'adeguato, all'altezza della situazione, appropriato'; ma anche, con significato simile, 'un uomo perbene, ammodo'. Il verbo "adeguare" e l'agg. "adeguato" provengono dall'agg. latino aequus 'equo, eguale, giusto' che è pure alla base del suddetto aequ-alis 'eguale'. Anche l'espressione "un uomo adeguato" significa quindi 'un uomo che è alla pari, all'altezza di qualche compito assegnatogli'. Si può supporre allora un superlativo latino *per-aqualis (che ha dato origine alla interpretazione "per la quale") al posto del regolare per-aequalis anche sulla base dell'it. agguagliare, forma parallela ad it. eguagliare. L'espressione italiana "amici per la pelle" da tutti spiegata come ' tanto amici da essere disposti a dare la vita (pelle) l'uno per l'altro' in realtà, secondo me, non è nata, per così dire l'altro ieri, ma risale al lat. amici perbelle 'amici a meraviglia' dal lat. per-belle 'a meraviglia, molto graziosamente,ecc.' trasformato in "per la pelle" per adattarsi in qualche modo all'italiano, come se fosse derivato da un lat. per pellem 'per la pelle'.
Però il lat. per-aequalis potrebbe essere inteso, almeno per quanto riguarda la sua origine remota, come aggettivo di grado positivo, con la ripetizione tautologica dello stesso significato di 'eguale' nei due membri di cui è composto. Infatti esso potrebbe ripetere il cliché del verbo lat. per-aequ-are 'uguagliare' in cui, a mio avviso, quella che è intesa come una preposizione, e cioè il per- iniziale, è all'origine primordiale della lingua, un membro tautologico con lo stesso significato della radice aequ- 'uguale' imparentato con lat. par 'pari'. Per convincersene è necessario leggere il post "La Fara longobarda (...) del 2/4/16 e il post " Il parapetto (...) del 4/2/16. Successivamente è avvenuto l'incrocio con la preposizione latina "per", la quale assume nelle lingue indoeuropee diversi valori in genere connessi con quello di 'movimento'.
Però il lat. per-aequalis potrebbe essere inteso, almeno per quanto riguarda la sua origine remota, come aggettivo di grado positivo, con la ripetizione tautologica dello stesso significato di 'eguale' nei due membri di cui è composto. Infatti esso potrebbe ripetere il cliché del verbo lat. per-aequ-are 'uguagliare' in cui, a mio avviso, quella che è intesa come una preposizione, e cioè il per- iniziale, è all'origine primordiale della lingua, un membro tautologico con lo stesso significato della radice aequ- 'uguale' imparentato con lat. par 'pari'. Per convincersene è necessario leggere il post "La Fara longobarda (...) del 2/4/16 e il post " Il parapetto (...) del 4/2/16. Successivamente è avvenuto l'incrocio con la preposizione latina "per", la quale assume nelle lingue indoeuropee diversi valori in genere connessi con quello di 'movimento'.
Stasera, a forza di seguire il "Tale e quale show" di Carlo Conte in Tv, mi sono messo a riflettere sulla locuzione aggettivale italiana "tale e quale" che significa normalmente 'somigliantissimo,eguale, identico' e ho dovuto dedurre che essa, letteralmente, sembra essere un po' illogica: sarebbe ineccepibile logicamente se non presentasse la congiunzione -e- come del resto è attestato dall'altra forma italianissima "tale quale" o "tal quale" che continua il latino "talis, qualis". Ora si potrebbe pensare che quella -e- aggiunta si sia insinuata in qualche modo furtivo, e senza una spiegazione logica, nella lunga tradizione che va dal latino al volgare ma io so bene che in genere non esistono espressioni che nascono sul nulla e dal nulla, specialmente quelle che sembrano un po' ambigue, e che esse hanno spessissimo una vita che va ben oltre la nascita dell'italiano, ho capito che il frammento "e quale" deve essere una reinterpretazione tarda del latino "ae-qualis" (eguale, identico) inteso come 'e quale'. Sicchè tutta l'espressione, forse nel linguaggio quotidiano, parlato, doveva suonare all'origine in questo modo: "talis, aequalis", riferita alla cosa o la persona in questione del tutto simile ad un'altra , come se fosse: est talis, aequalis 'è tale, eguale', trasformato nel meno logico est talis et qualis 'è tale e quale'. La virgola dopo talis l'ho messa per far capire che esso non è in stretta relazione comparativa con aequalis, ma che quest'ultimo è un semplice aggettivo aggiunto, per maggiore chiarezza al precedente talis e presuppone il verbo est ' è', sicchè tutta l'espressione potrebbe essere resa più esplicita in questa forma: est talis, est aequalis ' è dello stesso tipo, è eguale'.
Ahi, ahi! nonostante tutta la mia sicumera, l'espressione di cui sopra è spiegabile benissimo come se fosse: talis est, qualis...(la cosa o la persona presa come paragone), trasformato in "tale e quale" con la congiunzione "e" tratta dal verbo est 'è' e non dall'aggettivo ae-qualis 'eguale' inteso come et qualis . Ma non si può escludere del tutto l'influsso di aequalis 'eguale'. Nè, infine, è da escludere che la congiunzione -e- si sia originata, quando si era già passati alla forma italiana "tale quale", attraverso il fraintendimento "tal-e quale", cioè "tal e quale". C'è proprio l'imbarazzo della scelta!
Le espressioni italiane come "tutti e quattro" pongono lo stesso problema di come sia comparsa la congiunzione "e". Ma qui, a mio avviso, è più facile trovare la spiegazione, perchè in antico esisteva anche l'articolo maschile plurale -e- (vedi Machiavelli) corrispondente ad -i-, e quindi l'espressione equivaleva a 'tutti i quattro (persone o cose)', più regolare secondo la logica. Ma pare che altri non se ne siano ancora accorti. Quella -e- non è all'origine la congiunzione ben nota, ma l'articolo maschile plurale. In italiano la forma femminile (tutte e quattro) ripete lo stesso cliché di quella maschile, ormai cristallizzatasi con la -e- intesa come congiunzione. Se ci si riflette bene, poi, si nota che l'espressione "tutti i quattro" ha in italiano il significato di 'tutti i numeri quattro', cosa ben diversa da "tutti e quattro', e la Lingua sappiamo che cerca continuamente, per farsi capire, sempre più e meglio, qualche possibile specializzazione.
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