martedì 12 febbraio 2019

Ben di Dio, anche "bendidìo" in grafia unita


      

Locuzione sintagmatica che si incontra in italiano ad indicare solitamente un insieme, piuttosto abbondante, di cibi vari magari imbanditi su una tavola, come nell’espressione c’è ogni ben di Dio, servitevi!

    Proprio stamane, riflettendo su queste parole, mi son detto che quel “Dio” qui doveva essere un intruso, nel senso che esso doveva risultare dalla reinterpretazione di qualche altro termine caduto in disuso, ad un certo punto della storia della lingua, e costretto a cambiare pelle, sotto la spinta dell’etimologia popolare che solitamente fa miracoli.

    A me pare che si possa ipotizzare una radice corrispondente a quella di lat. ed-ere ‘mangiare’, largamente attestata in territorio indoeuropeo[1], presente anche nel termine lat. in-ed-ia(m) ‘inedia, lunga astinenza dal cibo’ composto da in- negativo e un supposto sostantivo *ed-ia(m) ’il mangiare’ costituito dalla radice in questione.  Si può benissimo pensare, quindi, anche ad un forma aggettivale arcaica *edius,a,um ’commestibile, mangereccio’ accompagnante il lat. neutro pl. bona ‘beni’ in un sintagma *bona edia ‘beni commestibili’ trasformato per etimo popolare, in una seconda fase linguistica in cui magari l’aggettivo era sparito dall’uso e per poter sopravvivere doveva assumere altro significato, in *bona dia ‘beni divini’ in cui l’aggett. neutro pl. *edia ha dato lat. arcaico neutro pl.  dia ‘divini’ con la scomparsa della /e/ iniziale. Ma in sintagma poteva più semplicemente anche dare, univerbato, una forma bonédia reinterpretata, per i motivi suddetti, come  *bona dia ‘beni divini’. Tutta l’espressione poteva successivamente assumere in italiano la forma, arrivata fino a noi, di  beni di Dio.  

   Nelle altre lingue che conosco un’espressione simile a quella italiana, con la presenza di “Dio”, mi pare che non esista e questo aiuta a capire che la locuzione all’origine non era nata metaforicamente col ricorso all’idea di Dio ma che essa indicava concretamente solo i beni commestibili che comunque, come ogni cosa buona e utile su questa terra, possono essere considerati religiosamente e filosoficamente un regalo della grazia di Dio, almeno per chi è credente. Ma la Lingua in genere agisce diversamente partendo dalla rappresentazione realistica delle cose. A proposito, anche l’espressione grazia di Dio  fa riferimento comunemente alla bontà e abbondanza di cose buone. Secondo me essa si è formata sulla scia dell’altra.


[1] Cfr. ingl. eat ‘mangiare, got. it-an ‘mangiare’ , ted. ess-en ’mangiare’, gr. éd-ein ‘mangiare’, gr. ésthí-ein ’mangiare’, ecc.

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