La
voce abruzzese in epigrafe (Aielli, Celano, ecc.) è variante della voce in uso
a Trasacco-Aq ojjàrë, ojjarόlë ‘venditore d’olio’. Ora è chiaro che la forma ojj-àrë è la fotocopia del lat. ole-ari-u(m) ’venditore d’olio’, da lat. ole-u(m) ‘olio’ e che la forma ojjar-όlë è un suo derivato sul
tipo, ad esempio, di it. centro-settentrionale stracci-ar-òlo.
La forma ujjar-àrë, ojjar-àrë (a volte
ujjar-alë), però, suona un po’ strana, come
se avesse un doppio suffisso –arë. Perché
mai? Io credo che questa abbondanza di suffissazione
sia stata favorita comunque anche dal
numero di sillabe del lat. ole-ari-u(m) ‘venditore d’olio’, che ne conta almeno quattro: la parola,
passando al dialettale oj-jà-rë , diventava di tre sillabe:
questo fatto poteva essere, a volte, inconsapevolmente avvertito dal parlante e
poteva quindi indurlo automaticamente ad aggiungere il suffisso –arë che gli ronzava negli orecchi dal
lat. ole-ari-u(m) ‘venditore d’olio’.
Potrei in questo caso anche essermi sbagliato, ma una cosa è certa: in
linguistica nulla avviene per caso.
La
realtà linguistica è in effetti abbastanza complicata, fino a quando non si
riesce a sdipanare il groviglio in cui essa si trova avvolta. Si incontra nell’abruzzese anche la voce ujar-όlë ‘orzaiolo’[1]
e la voce simile ojjar-όlë ‘orzaiolo’,
a Trasacco-Aq[2]. Si tratta di voci ambigue perché possono
avere, come abbiamo visto, anche il significato di ‘venditore di olio
ambulante’. Evidentemente il significato
di ‘orzaiolo’ reclama un etimo diverso da quello indicato sopra per il
significato di ‘venditore d’olio’. E
quale potrebbe essere? A mio avviso la radice base del termine è la stessa di it.
orzaiolo,
cioè il lat. horde-u(m) ‘orzo’. L’orzo c’entra perché l’orzaiolo, il foruncolo che si forma
sulla palpebra, assomiglia ad un chicco d’orzo, ma potrebbe assomigliare anche
ad un chicco di grano (questo nessuno lo nota, e potrebbe essere invece di
qualche importanza circa il significato originario del termine orzo).
Ora, nel tardo latino si incontra il vocabolo horde-ol-u(m) ‘orzaiolo’. L’it. orzaiolo è in genere fatto derivare da
quest’ultimo attraverso l’incrocio con un latino tardo variola’vaiolo’. A me pare che si tratti semplicemente di un
adattamento del comunissimo suffisso –aiolo
(lat. -ari-olum), usato
anche per aggettivi di relazione, alla radice horde- che ha dato *horde-ari-ol-u(m), anche *hordi-ariol-u(m), da cui it. orza-iolo.
Nel dialetto abruzzese[3],
però, si incontra anche orie ‘orzo’ evidentemente da un lat.
*hordi-u(m) con la perdita della dentale –d-,
allo stesso modo in cui il nostro jurnë ’giorno’ viene da lat. diurn-u(m) ‘diurno’. Così un originario latino *hordi-ari-ol-u(m) col significato di ‘orzaiolo’
avrebbe dato in dialetto prima un *ori-ar-όlë e poi, per dissimilazione della prima lettera –r-
assimilata peraltro alla –l- della sillaba finale, avrebbe
dato oli-ar-όlë,
subito trasformato in ojjar-όlë, per la comunissima palatalizzazione della –l-,
fotocopia ingannevole quindi dell’altro ojjar-όlë, col significato del tutto diverso di ‘venditore d’olio
ambulante’.
[1] Cfr. D.
Bielli, Vocabolario abruzzese. A.
Polla editore, Cerchio-Aq, 2004.
[2]Cfr. Q.
Lucarelli, Biabbà A-E ,Grafiche Di
Censo Avezzano-Aq, 2003.
[3] Cfr. D.
Bielli, cit.
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