Nel Meridione la controra è la parte del giorno,
soprattutto estiva, caratterizzata dal massimo calore tra il mezzogiorno e le
tre pomeridiane circa. Tutti pensano che il nome indichi un’ora contraria ad
ogni attività, data la spossatezza che essa provoca nel corpo e nell’animo.
A me questa definizione di controra
non pare accettabile, soprattutto perché così il termine non indica il suo
oggetto in modo diretto come in genere dovrebbe avvenire secondo i principi
della mia linguistica. Eppure il periodo
della controra non è qualcosa di vago
e sfuggente: la sua essenza è il grande caldo e la viva luminosità.
Pertanto io credo che dietro l’espressione debba nascondersi proprio il
detto significato, attraverso un aggettivo o sostantivo legato alla radice
indeuropea cand- di lat. cand-ēre ‘essere bianco splendente, essere infuocato, incandescente’. Esiste in greco anche la voce kánd-ar-os ‘carbone’.
Allora era certamente possibile, in qualche dialetto greco, una
locuzione come kándara hora ‘ora ardente’, con *kándara come aggettivo
femminile. Essa, diventata nella pronuncia kándra, si
trasformò successivamente in contra
(da cui controra) per
reinterpretazione, una volta caduto fuori della lingua l’aggettivo *kándaros ‘ardente, luminoso’.
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