L’espressione in epigrafe (anche alla
cazzo di cane) indica generalmente un lavoro fatto senza criterio, alla
rinfusa, maldestramente. Anche in latino
si diceva ad mentulam canis (Catullo),
letteralmente ‘in modo conforme al cazzo di cane’, ma il problema dei problemi
è riuscire a conciliare la lettera della locuzione col suo significato.
Cosa c’entra infatti un “cazzo di cane” col significato suddetto?
Proprio nulla, per quanto riesco a vedere. Dopo averci pensato un bel po’ di
tempo propongo una soluzione che se non è immediatamente accettabile, contiene
comunque una buona dose di probabilità di colpire nel segno.
Ora il lat. ment-ul-a(m) presenta
la stessa radice MEN di lat. ment-u(m) ‘mento’ e di lat. mont-e(m): sia il mento, infatti, che il monte sono delle protuberanze, sporgenze. In latino è
presente anche l’altra radice formalmente uguale alla precedente nel termine ment-e(m) ‘mente, animo, pensiero, ragione, ecc.’
e nei verbi me-min-isse ‘ricordare, tenere a mente’ e mon-ēre ‘far ricordare, avvertire, ammonire, ecc.’. Le due radici sono tenute separate dai
linguisti, ma secondo me potrebbe esserci stata, molto a monte nella loro storia,
una coincidenza nella idea primordiale di “spinta”: in effetti una pro-tuber-anza è causata da una “spinta”
, reale od immaginaria, che fa sì che qualcosa si tenda ed estenda fisicamente in
una determinata direzione. Ma anche l’attività
della mente umana può essere
considerata ugualmente come il prodotto o l’espressione di una forza interiore tesa a capire la realtà e ad esprimere il pensiero dell’uomo: non
per nulla esiste in latino il verbo cog-it-are ‘pensare, volgere nella mente, meditare’ il quale è un
frequentativo de verbo lat. cog-ĕre ’spingere, costringere, radunare, ecc.’ che a sua volta è
composto dalla particella co- ‘insieme’
e dal verbo ag-ĕre ‘spingere, fare, ecc.’.
A parte la precedente considerazione sulla radice MEN- a me pare
possibile che nei primordi, precedentemente all’espressione suddetta ad mentulam canis ‘a cazzo di cane’,
potesse esistere l’espressione *ad mentem
canis, letteralmente ‘secondo la mentalità, il modo di fare di un cane’,
intendendo però canis nel significato
figurato, esistente in latino, di ‘uomo inetto, vile, buono a nulla’: anche in
italiano esiste la locuzione lavoro da
cani riferita, appunto, ad opere compiute in modo molto maldestro.
Successivamente, nella furia dispregiativa nei confronti di un lavoro
fatto senza capo né coda, qualcuno deve aver inserito il ment-ul-a(m) ‘membro maschile’ al posto di ment-e(m) infondendo alla locuzione anche un che di volgare.
La fonte di questa presunta citazione catulliana?
RispondiEliminaGrazie
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