Forse nemmeno gli aiellesi hanno mai notato il comportamento
dell’articolo maschile sing. nel loro dialetto, giacchè una lingua materna la
si parla automaticamente, senza la necessità
di starci a riflettere sopra.
Ora, il detto articolo presenta da noi quattro forme, cioè /i/,
/lë/, /u/, /ju/. Le ultime due sono in realtà intercambiabili
come in u cavàjjë e ju cavàjjë ‘il cavallo’ oppure u trènë e ju trènë ‘il treno’. Le due varianti presuppongono un precedente *lu (lat.
(il)lum
’quello’) con la perdita o la palatalizzazione della liquida /l/ iniziale.
La
forma /lë/ (con la –e- cosiddetta muta) ricorre, pure in
altri dialetti, dinanzi a nomi neutri latini o sentiti tali come in lë panë ‘il pane’: in latino si aveva, oltre al maschile pan-e(m), anche il neutro pan-e. La
stessa cosa si verificava per il lat. neutro vin-u(m) da noi diventato lë vinë ‘il vino’, benché in latino si incontri anche una forma
maschile, in Petronio. Idem per il dialettale lë salë che in latino era sia maschile che neutro.
La
forma /i/, che nel nostro vernacolo indica stabilmente anche il
maschile plurale, quando viene impiegata per il singolare? Per quale motivo normalmente
(a parte i casi di lĕ maschile singolare visti in precedenza) si usa /u/
oppure /ju/ e in diversi altri casi si usa invece questo /i/? Il fenomeno si capisce bene tenendo presenti
gli articoli di alcuni nomi usati sia a Cerchio che ad Aielli, due paesi
vicinissimi. A Cerchio si dice, ad
esempio, u fumë ‘il fumo’, u lupë ‘il lupo’, u murë ‘il muro’ mentre noi tassativamente in questi casi mutiamo
l’articolo /u/ (che come abbiamo
visto possediamo anche noi) nell’articolo /i/, cioè i fumë, i lupë, i murë.
L’unica riflessione che a mio avviso si può fare è che in questi
casi l’orecchio degli aiellesi, nel periodo di formazione dei dialetti, durante
il Medioevo, ha avvertito come cacofonica la ripetizione, in due sillabe
successive, dello stesso suono /u/
ed ha optato, per così dire, per la eufonica successione di /i/
e /u/,
considerato, d’altronde, che l’articolo maschile singolare /i/ già circolava
probabilmente nelle vicinanze, in altri dialetti come quello celanese.
Il
fenomeno si estese probabilmente anche all’articolo maschile /u/
seguito da nomi con la sillaba iniziale in /o/, giacchè noi ad Aielli
diciamo i mondë ‘il monte’, i
rospë ‘il rospo’, i
pondë ‘il ponte’ mentre a Cerchio dicono imperterriti u mondë, u rospë, u pondë. Se la vocale della sillaba
inziale della parola è diversa da /u/ ed /o/ l’articolo maschile
singolare aiellese ridiventa normalmente /u/ o /ju/: u canë ‘il cane’, u
ràspë ‘il graspo’, u mérlë ‘il
merlo’, u cítërë (oppure cítëlë) ‘bambino in fasce’.
Ci sarebbe da dire ancora qualche altra cosa,
ma mi fermo qui sperando di soddisfare almeno la curiosità di qualcuno.
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