Non mi è mai piaciuta l’etimologia
che oggi va per la maggiore riguardo al termine catasto. Esso deriverebbe
dal greco bizantino katá-stikh-on ‘registro, lista’ (cfr. veneziano catastico ‘catasto’), generatosi
dall’espressione distributiva katà stíkh-on ‘riga per riga’. Non prendo nemmeno in considerazione l’altra
etimologia che suppone una forma del basso latino *capitulastr-u(m) non attestata e contratta in *catastr-u(m), dal classico capitulari-u(m) ‘collettore d’imposte’. A chi, come me, è dell’idea che le parole
debbano indicare direttamente il referente, anche se spesso in maniera
generica, non può assolutamente andare giù l’espressione riga per riga per designare un libro o registro catastale. Ammesso
che il termine in questione avesse avuto all’origine il significato di
‘registro’ resterebbe comunque da spiegare come mai esso sia diventato catastale, dato che questa è una
notazione non indifferente senza la quale si starebbe ad almanaccare per ore senza
successo a quale tipo di registro la parola si riferirebbe.
Ora, prima di avventurarmi in qualche supposizione almeno credibile, penso
che sia utile stabilire dei punti fermi in base a quello che si sa di certo sulla
parola. Mi sembra abbastanza chiaro che essa
derivi da una forma originaria greca, la cui terminazione, evidentemente, doveva
essere compatibile con quelle, tra loro simili, delle rispettive parole nelle lingue
romanze e germaniche: ingl. cadastre, ted. Kataster, sp. catastro,
fr. cadastre. L’it. catasto, anticamente era anche catastro,[1]
non fa quindi eccezione perchè si sarà
incrociato con l’it. catasta. Se
anche tutte queste forme dovessero derivare dall’italiano arcaico catastro, io non sono del parere che
questa italiana sia dovuta a storpiamento del catastico veneziano, ma che essa risponda alla forma originaria
greca da cui si sviluppò il katá-stikh-on bizantino, come vedremo.
Ribadisco che la derivazione della parola deve essere greca, ma
purtroppo non vi sono in quella lingua termini in vista che possano servire alla
bisogna. Pertanto è il caso di proporre una combinazione di due voci, di cui la
prima esistente, l’altra molto probabile, e cioè *ga-dáster col significato di (libro)
delle suddivisioni dei terreni. La composizione della parola richiama ga-pónos=geō-pónos ‘lavoratore dei campi’. Si pensi all’espressione latina agrorum discriptio ‘divisione dei
terreni’, praticamente un catasto dei terreni, come il ted. Grund-buch ‘catasto’, letteral. ‘libro (-buch) dei terreni’ o l’ingl. land registry ‘catasto’, letter. ‘registro
dei terreni’ . In greco la voce gẽ (dor. gã) vale ‘terra’. Il secondo membro –dáster non esiste, ma
avrebbe potuto comparire nella lingua, per poi estinguersi, partendo dalla
radice del verbo gr. dái-esthai ‘dividere,separare,spartire’ ampliata in vari modi come dat-eĩsthai ‘dividere, ditribuire,
spartire’, daith-m-ós
‘divisione, limite, spartizione dei campi (l’ultimo significato è certamente
interessante per noi)’, das-m-ós ‘divisione, ripartizione’ ma anche ‘imposta, tributo, tassa’.
Il termine è vivo anche nel greco moderno. Siamo quindi nell’ambito di una
radice adoperata per la determinazione della supreficie dei terreni e magari
delle relative imposte. Ma –das-
non equivale al –das-tēr da me supposto. Nulla di grave.
Infatti il suffisso –tēr, chiamato
linguisticamente agentivo, serve a designare, appunto, un agente cioè un’entità, animata o meno, che svolge l’azione indicata
dalla radice. Qui si tratta, quindi, di un divisore,
come esattamente è un libro del catasto che segna i limiti dei vari terreni di
una campagna e ne fissa il valore. Si
può contestare che il termine non esiste in greco, ma i suoi elementi sono
tutti lì pronti ad esprimere il significato preciso di un catasto dei terreni. Il bello è che si può anche spiegare perché
da *ga-dáster si è passato al greco biz. katá-stikh-on ‘registro’.
In
effetti il supposto sostantivo *ga-dás-ter ‘catasto’
doveva avere una forma aggettivale che suonava *ga-dást-ik-os
‘catastale’ la quale, non appena si perse il significato d’origine della
componente –dáster impedendo così la
comprensione dell’intero composto, diventò necessariamente katá-stik-os e poi katá-stikh-os, date le
molte parole greche inizianti con kata-, preposizione con diversi
valori, come giù, contro, verso, per. L’elemento –stik-os si aspirò per influsso di gr. stikh-os ‘rigo, verso’ e l’aggettivo neutro
sostantivato prese il posto del termine da cui derivava. Nel greco bizantino rimase solo il significato
di ‘registro’, perché forse nel frattempo il catasto fu indicato da un altro
termine, mentre nel veneziano catastico
l’antico valore persistette. E’ proprio il caso di dire che il restauro è molto
convincente, perché non violenta nessuna parte restante e la integra con gli
opportuni interventi, riportando il
manufatto mal ridotto dal tempo all’antico splendore. L’etimologia, al limite estremo, potrebbe
anche risultare erronea ma certamente non raffazzonata alla meglio.
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