lunedì 21 maggio 2018

Regole linguistiche che vanno in fumo


                                                                  

Nel breve articolo A volo d’uccello del 13/12/2011 avevo mostrato come l’abr. ‘ntusïasmë ‘rigonfiamento (sulla pelle)’ fosse incredibilmente collegato col gr. en-thous-iasm-ós ‘entusiasmo’, in quanto epifanie diverse di una identica idea di fondo “energia, forza” realizzatasi l’una nel piano fisico del rigonfiamento, l’altra in quello interiore dell’entusiasmo.   Più esattamente il termine ha a che fare coll’aggett. gr. én-theos (contratto én-thous, pronunc. én-thus) ‘animato da un dio (theós), frenetico’.  Solo che the-ós rimanda ad una radice indo-eur.  dhues- ‘spirito’, a mio avviso la stessa del verbo gr. thú-ein ‘mettere in rapido movimento, imperversare, agitare, fumare,sacrificare, ecc.’ di cui abbiamo parlato anche nell’articolo Guaglione (seguito).  La radice sanscrita è dhu- ampliata in vari modi in greco come dhu-s-, dhu-m-.  Il significato fondamentale di queste radici è, come si può vedere, quello di forza, spinta, soffio vitale, spirito, ecc.’ Nel gr. én-theos, én-thous  di cui sopra la radice si è incrociata proprio con quella simile di the-ós, specializzatasi nel significato di ’dio’ (che è infatti uno spirito), e quindi si è specializzata anch’essa nel significato di ‘ispirato da un dio’ ma mantenendo anche quello originario più semplice ‘agitato, frenetico’.

     Ora, come a fronte di gr. en-thous-iasm-ós ‘entusiasmo, eccitazione divina’ si ha l’abr. ‘n-tus-ïasmë ‘rigonfiamento’, così in greco abbiamo alcune voci che a fronte di gr. thum-ós ‘animo, spirito, sdegno, collera, ecc.’ indicano delle escrescenze o piantine come gr. thúm-os ‘timo, escrescenza carnosa, verruca, fico’, gr. thúm-i-on ‘smilace, bosso, porro, escrescenza carnosa’, tutti significati che, a mio parere, sono la traduzione in epifanie diverse della stessa idea di fondo ‘forza, eccitazione, pressione, rigonfiamento, protuberanza, ecc.’. Solo l’incrocio con il verbo gr. thú-ein, che tra i diversi significati annovera anche quello di ‘mandare odore, esalare, ha fatto specializzare in timo (pianta profumata) il significato generico della parola thúm-os che era appunto ‘protuberanza, escrescenza’. Da tener presenti anche l’abr. ‘n-tus-ëc-usë[1] ‘iroso, mordace’ con doppio suffisso aggettivale nonché il dial. tóšco <*tos-ico ‘altero, pettoruto’ nell’aquilano[2].  E’ mia convinzione che anche i vari lat. tum-ēre ‘gonfiarsi, essere in fermento, ecc.’, lat. tum-or-e(m) ‘tumore, rigonfiamento, agitazione, sdegno, ecc.’, lat. tum-ult-u(m) ‘tumulto, disordine, sollevazione, rivolta, ecc.’,lat. tum-ul-u(m) ‘monticello, collina, rialzo di terra, sepolcro’ sono espressioni della stessa radice a partire dal gr. thu- e sanscr. dhu- di cui sopra. Non credo, per contro, che il lat. fum-u(m) ‘fumo’ condivida la stessa radice, come sostengono tutti. Se è vera la corrispondenza osservata più sopra tra il concetto di protuberanza e quello di esalazione, odore, fumo allora deve sussistere anche quella tra lat. fum-u(m) ‘fumo’ e gr. phûma,-at-os ‘escrescenza, tumefazione, ascesso’ dal verbo gr. phú-ein ‘generare’, cfr. gr. phút-on ‘vegetale, pianta, rampollo, figlio, tumore’. Questa è la suprema legge della Lingua: il fumo, l’escrescenza, il tumore, il rampollo, il figlio sono epifanie diverse della stessa idea fondamentale di ‘spinta, crescita, generazione’.
 
    Non crederò mai che la radice sanscr. dhu- possa essersi trasformata in lat. fu- di fum-u(m). Però è strano che in latino si abbia tus (thus), tur-is per ‘incenso’ e non *fus: cfr. gr. thu-os ‘incenso’ dalla stessa radice di thu-ein  sopra analizzato. Non penso che il lat. tus sia stato preso dal greco thú-os ‘incenso’ (cfr. abr. ‘n-tus-ïàsmë ‘rigonfiamento’). Semmai l’influenza di questa lingua si sarà limitata a introdurre anche la grafia grecizzante thus, a mio avviso. I linguisti sono ingannati anche dal fatto che
non immaginano che, ad esempio, il gr. phûma ‘escrescenza’ possa nascondere la stessa forza o spinta propria del fumo.

     Dimenticavo che anche il lat. tim-ēre ‘temere, aver paura’ (che praticamente non ha etimo) non dovrebbe essere che una variante di lat.tum-ēre ‘gonfiarsi, essere in fermento’ solo che in quest’ultimo termine si è ‘in fermento’ e ‘agitato’ per insofferenza verso qualcuno o qualcosa, mentre nell’altro lo si è per ansia, paura ed angoscia. Del resto la radice mi pare apparentata anche con quella di gr. tí-ein ‘stimare, valutare, onorare’ e di gr. tim-ḗ ‘stima, apprezzamento, onore’. Si rifletta su gr. en-thúm-ēs-is ‘stima, riflessione, considerazione, ansietà, agitazione, pensiero’ la cui radice è sempre quella del verbo gr. thú-ein dai molteplici significati già analizzato.

    Ora che ci penso anche l’it. estimo, estim-are, derivazioni dal lat. aes-tim-are, aes-tum-are, sono della partita! Il lat. aes-tim-are, infatti, è composto da un primo membro aes-, specchio di lat. aes, aer-is ‘bronzo, denaro’, significato quest’ultimo collegabile ad un’idea di valutazione; il suo secondo membro è, a mio parere’ proprio il gr. tim-ḗ ‘stima’: siamo quindi di fronte ad un normale composto tautologico.  Sono da considerare ancora i termini ingl. to deem ‘pensare, reputare, giudicare, stimare’ ingl. doom ‘condanna, giudizio, destino’ e il russo duma ‘consiglio (assemblea elettiva)’, dal verbo dumat’  ‘pensare, considerare’. 

    Infine siamo giunti allo storico Doom-s-day Book o Dom-s-day Book, libro (book) catastale dell’Inghilterra, fatto redigere nel 1086 da Guglielmo il Conquistatore.  A parte il fatto che per chi possedeva molto quel libro avrebbe potuto dare l’idea del severo giorno (-day) del giudizio universale, la realtà linguistica sta, a mio parere, in tutt’altro modo. L’ingl. doom-book   è un antico codice di leggi: doom significa anche ‘legge stabilita dall’uso, sentenza, decreto’, il Dom-s-day Book doveva essere etimologicamente un libro delle valutazioni e tassazioni catastali, visto il significato di fondo di Dom-, che è quello di giudizio, stima, valutazione e quindi tassazione.  Ma in Dom-s-day c’è la presenza di quel –day ‘giorno’ che disturba la nostra interpretazione. Ma se riflettiamo che esso sia il travestimento (in certo senso obbligato, vista l’interpretazione di tutta l’espressione) di un termine originario di altro valore come potrebbe essere l’ing. take ‘ripresa (cinemat.), incasso, percentuale, tangente (colloquiale)’, allora rientriamo nel campo delle valutazioni e tassazioni e il gioco è fatto! L’a.a.ted. per ingl. day ’giorno’ è tag vicino formalmente al precedente take. Ma forse, più realisticamente, la denominazione originaria del libro doveva essere semplicemente dom-book, come quella dell’antico codice di leggi, ma col significato di libro dell’estimo catastale.  Il termine doom, da solo, vale anche Giudizio Universale, ma l’espressione più comune per indicarlo è, appunto, doom-s-day o dom-s-day ‘giorno del Giudizio’.


[1] Cfr. D.Bielli, Vocabolario abruzzese, A. Polla edit. Cerchio-Aq, 2004.

[2] Cfr. Cortelazzo-Marcato, I dialetti italiani, UTET, Torino, 1998 sub voce tòsco.  La voce ricorre anche nel dialetto calabrese e siciliano.

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