venerdì 25 maggio 2018

Teste,testimonio, testicolo.





I tre vocaboli sarebbero costretti da comune legame, se si accetta l’etimo, che oggi mi pare dominante, di testicolo inteso come teste o testimone dell’atto sessuale. Generalmente si pensa ai linguisti come a gente scrupolosa, concreta, con la testa sulle spalle, ma io credo che spesso si lascino affascinare e ingannare da fisime che non stanno né in cielo né in terra. Ora, è vero che testi-cul-u(m) ‘testicolo’ è diminutivo di lat. test-e(m) ‘testicolo’, termine non conservatosi in italiano, e che il diminutivo di lat. test-a(m) ‘coccio, pignatta, guscio, testa’ è test-ul-a(m) ‘coccio’, ma esistevano pure i neutri lat. test-u o test-u(m) ‘coccio, coperchio di terracotta, vaso di terracotta’ da cui poteva derivare un diminutivo *testi-cul-u(m) ‘piccolo coccio, piccolo vaso, ecc.’ uguale formalmente all’altro diminutivo testi-cul-u(m) ’testicolo’. La lingua in questo caso ne ha eliminato uno per evitare confusioni, cosa che non ha fatto con lat. test-e(m) che vale sia ‘teste, testimone’ sia ‘testicolo’, tanto è vero che qualche scrittore antico si divertiva a giocare sulla differenza macroscopica tra i significati dei due termini omofoni. Testi-moni-u(m) in latino valeva solo ‘testimonianza’, come nell’italiano letterario e arcaico, essendo poi passato ad indicare il solo ‘testi-mone’, autore di una testimonianza, come l'it. teste.

A me risulta oltremodo chiaro che il lat. testi-cul-u(m) ‘testicolo’ è un diminutivo di test-u ‘coccio, ecc.’, o di lat. test-u(m) ‘coccio, ecc.’ o, se si vuole, di lat. test-a(m) ’pignatta, guscio, testa’ ma col significato simile a quello di ‘guscio’, corrispondente ai termini volgari con cui lo indichiamo oggi e cioè ‘palla, coglione (dal lat. cole-um 'coglione, gr. kolé-os 'guaina, fodero', ecc.)’. In questo modo il referente viene indicato per quello che è: una ROTONDITA’. Di questo parere era anche Ottorino Pianigiani, che si può consultare in rete, il quale, tra l’altro, faceva notare che in inglese i testicoli erano chiamati anche stones ‘pietre’ e in polacco jaja. Difatti le pietre hanno generalmente una forma grosso modo rotondeggiante anche se spesso molto irregolare. Nel mio blog si trova un importante articolo del 2009 in cui parlo di questo argomento, intitolato I Ciclopi e il concetto di rotondità. A dire il vero la rivoluzione della mia linguistica consiste proprio in questa assunzione: è un puro caso che l'inglese stone si ritrovi ad indicare normalmente la 'pietra' perchè esso, allo stesso modo, avrebbe potuto ritrovarsi ad indicare normalmente, e non per via figurata (come erroneamente si dice),  i 'testicoli', in quanto il concetto che sta dietro a questi significati era quello ad essi  sovraordinato di “rotondità” nei cui limiti rientrano i significati di pietra, testicolo, uovo, palla, testa, ciottolo, nucleo, massa, mucchio, ecc. ecc.'. Questa semplice e naturale  constatazione sconvolge tutta la linguistica tradizionale: sembra strano eppure è così. Perchè essa porta alla sconvolgente conseguenza che tutte le parole di tutte le LINGUE, morte o esistenti, sono un prodotto di un unico concetto primordiale, quello di "anima, vita, spinta, forza, ecc." di cui il nostro antenato preistorico riuscì ad essere consapevole, in una visione animistica della realtà tutta. Esso è talmente generico che ogni parola dal significato ugualmente generico che usiamo per definirlo è già una designazione specialistica. Incredibile! La nostra mente ha attuato nel corso dell’Evoluzione un'operazione così complessa come quella della Lingua e delle Lingue avendo un solo concetto a disposizione e compiendo miracoli di economia attraverso un numero di suoni (lettere dell'alfabeto), in fondo molto limitato anch'esso, con cui esprimerlo: ma il numero delle parole che con essi poteva formare,variandone la disposizione relativa, era  praticamente infinito: il che si prestava a modificare via via il concetto d'origine espresso in forme diverse che aiutavano a declinarlo, appunto, nei molti modi rappresentati dalle parole di una lingua. Faccio un esempio che può aiutare a capire che cosa sia successo in pratica. Il flu-ire delle acque di un ruscello o fiume  era certamente il segno  della animalità di quella entità che l'uomo chiamò, in una certa lingua che si andava formando, il latino, col nome di flu-min-e(m), nome che dava espressione però all'azione generica del fluire, senza la distinzione successiva tra piccola corrente (fonte, rio) e grande corrente (fiume) la quale ultima  si appropriò del termine specializzandolo.  Ma che all'inizio le cose stessero diversamente ce lo dicono, oltre all'etimo di fiume, anche l'esistenza, nell'idronomastica, di fontane chiamate Fonte Rio o anche Fonte FiumeA non parlare del fatto che, secondo me, il fluire o muoversi di altro tipo di corrente, quella dell'aria, veniva espresso con una radice, fl-are 'soffiare', che a mio avviso è una variante di quella di lat. flu-ere 'fluire'.  Concludendo, si può desumere che, partendo da una radice che doveva indicare solo l'anima o la forza che vivifica la realtà, si era passati linguisticamente a concetti quali  rio, fonte, fiume, corrente d'aria, tutte specializzazioni di quell'anima d'origine.

Nessun commento:

Posta un commento