lunedì 24 dicembre 2018

Ambasciata


  
   La solita parola dall’etimo tormentato dai linguisti, solo perché, a mio avviso, essi non hanno imboccato la strada giusta per scoprirlo. E’ una questione di metodo e i dialetti danno, come sempre, un valido aiuto. Più voci vernacolari si imparano, si osservano, si spiegano e più diventa meno difficile arrivare ad un etimo almeno convincente. La possibilità di restare ingannati, infatti, è sempre dietro l’angolo, data la spiccata tendenza delle parole a camuffarsi sotto mentite spoglie. Sotto sotto, comunque, opera sempre il pregiudizio della diversità dei significati d’origine di ogni radice, di cui ho parlato nell’articolo Gli inganni tessuti dalle parole stesse, a cui tutti purtroppo abboccano.

  Proprio in quell’articolo pesente del mio blog, a cui rimando, riporto la voce dialettale di Gallicchio-Pt.  m-baš-à (anche m-basci) ‘aggiogare’, il cui significato di base è quello di ‘congiungere, collegare, unire’, come lì faccio notare. Il calabrese ammas-àre, m-bas-àre[1] ‘socchiudere, far combaciare’  da un precedente *im-basi-are, connesso giustamente con lat. basi-are ‘baciare’ (ritenuto quest’ultimo di origine celtica), evidentemente circolava già su suolo italico ad indicare un ‘collegamento, un contatto’ tra due cose o animali, come nel significato di ‘aggiogamento’, o di ‘contatto’ tra due persone attraverso le labbra, in segno di affetto.  E’ bene notare che l’it. com-baci-are non può essere considerato, senza nessun tentennamento, un derivato diretto del lat. basi-u(m) ‘bacio’; quello che si può asserire con certezza è che ambedue le voci sfruttano la stessa radice. Il significato di ‘bacio’, insomma, non è originario né basilare, come quello di ‘unione, connessione, contatto’.

  A questi esempi va aggiunto anche quello della voce maremmana im-basci-ata[2]  ‘carovana di muli e cavalli che trasportano carbone o altro’, del laziale ammaššata[3] ‘gregge di pecore’ e del marsicano (a Castellafiume-Aq.) mmasciata ‘squadra di muli e cavalli’, evidentemente in marcia per il trasporto di qualcosa.  Ora, sia l’idea di “squadra, gruppo” sia quella di “fila”, nel senso di animali che procedono l’uno dietro l’altro, costituiscono un agglomerato, un aggregato, una compagnia, concetti che possono fare capo benissimo a quello di ‘colleganza, insieme, unione’ esprimibile dalla radice in questione.  Ma esiste anche il marsicano (a Trasacco-Aq.) ‘m-basci-ata che, oltre a significare ‘ambasciata, comunicazione ufficiale’ si riferiva un tempo alla tradizione di sbarrare la strada alla sposa che, appena uscita di casa, si dirigeva verso la chiesa per celebrare il matrimonio.  Le sue amiche le ponevano davanti un lenzuolo, o più lenzuoli, che venivano tolti allorchè lo sposo pagava il pedaggio con monetine e confetti lanciati in aria.  Tale usanza veniva detta anche sbarrata, parata, catena.  Sia nel caso in cui due o più amiche reggevano un solo lenzuolo, dall’uno e dall’altro dei capi, sia quando più lenzuoli venivano annodati tra loro sempre sorretti da due o più amiche, si realizzava una sorta di collegamento, di impedimento, sbarramento , chiusura, catena, parola che ben rende l’idea, espressa anche dalla su riportata radice BAS-, che nel dialetto lucano di Galliccgio-Pt. ha prodotto il significato di ‘aggiogare’ e in calabrese quello di ‘combaciare, socchiudere’. 

     L’it. ambascia, di etimo incerto, a me risulta invece molto chiaro. L’ambascia significa originariamente ‘difficoltà di respiro, cioè letteralmente un’angustia o angoscia, termini che rimandano etimologicamente all’azione di ‘stringere’ espressa dal lat. ang-ere ’stringere, soffocare’. L’idea di “stringere” è molto simile a quella di “serrare, legare” che abbiamo incontrata più sopra nella voce dialettale di Gallicchio-Pt. che suona m-baš‘aggiogare’.

   Come ben si è visto, allora, la radice in questione dà origine a diverse parole nelle varie lingue e dialetti, con significati spessissimo molto lontani tra loro, tanto da indurre i ricercatori ad individuarne etimi particolari per ciascuna di esse, ma non è così, perché il loro significato di fondo è sempre lo stesso.
   
   Infine siamo arrivati alla parola ambasciata ‘delegazione diplomatica in un paese straniero e sua sede’ la quale, formalmente, è similissima o uguale a quelle precedenti, solo che di primo acchito i suoi diversi significati, sopra indicati, non sembrano illuminarci circa il suo etimo, in base a quello che abbiamo detto per esse. Il parere della maggior parte dei linguisti, credo, è che essa abbia a che fare con un termine di supposta origine gallica latinizzato da Cesare in ambact-u(m) ‘servo’. Nel latino medievale ambactia e ambascia significavano, appunto, ‘servizio’.  Ora questo valore mi sembra piuttosto generico e soprattutto non spiega il motivo per cui la parola è passata a designare il particolare significato di ‘delegazione diplomatica’.   A me salta agli occhi la funzione sostanziale di un’ambasciata, nonché dell’ambasciatore, che è quella di tenere rapporti e contatti sia col governo della madrepatria che rappresenta, sia col governo del paese ospitante. E’ una vera e propria funzione di collegamento, e l’ambasciatore è il più alto ufficiale diplomatico che rende possibile il collegamento.  Anche il significato di ‘messaggio, commissione’ che la parola spesso assume, è caratterizzato dalla presenza terza di un intermediario cui è affidato l’incarico dell’ambasciata. A Trasacco-Aq. la parola assume anche il valore di ‘ruffiano’[4], il quale non è altro che un individuo, spesso losco, che favorisce l’incontro tra due persone in un affaire amoroso. E’, insomma, un mezzano. La parola cade, allora, dalle stelle alle stalle. In questo caso i linguisti diranno che il termine è dato da un uso metaforico e dispregiativo di ambasciatore, perché, ancora una volta, sfugge loro il vero etimo che è alla base dei due significati i quali, non derivano l’uno dall’altro, ma attingono al significato di fondo, valido per ambedue.  Del resto anche il termine maremmano im-basci-ata ’carovana di muli e cavalli’, insieme a quello marsicano (Castellafiume) di  mmasci-ata ‘squadra, fila, di muli e cavalli’, dà l’idea dei membri della legazione inviata  in un paese straniero. Nel Dizionario etimologico-semantico della lingua italiana (DESLI)[5] si sostiene che la parola deriverebbe da un supposto *im-bassiare ‘portare in basso’ riferito al pastore-messaggero che scendeva a valle con i suoi animali per compiere servizi importanti.

   Il lat. leg-at-ion-e(m) ‘legazione, ambasceria’ ha la stessa radice di lat. leg-e(m) ’legge’. Non voglio qui discuterne l’etimo che è abbastanza incerto, ma a me pare che ci sia stato almeno un incrocio tra la radice di lat. lig-are ‘legare, e lat. lēg-are ‘delegare, affidare, mandare come ambasciatore, luogotenente’.  Questa mia supposizione è in qualche modo confermata dal verbo lat. ob-lig-are che significa ‘legare, legare insieme, chiudere, obbligare, ecc.’ ma anche, giuridicamente,  ‘obbligare a termini di legge’ come, sempre giuridicamente, il lat. ob-lig-at-ion-e(m) indica il ‘rapporto tra creditore e debitore’ o anche l’ ‘ipoteca, cauzione’. 

   Mi pare che anche il benemerito e dottissimo Mario Alinei abbia tenuto sì conto dei vari significati che la parola ambasciata[6] e varianti assumono nei dialetti ma non abbia indicato quello che a me pare il significato di fondo, cioè ‘legame, congiungimento’, il quale è direttamente presente sotto i significati di ‘branco, gregge, mandria’, di ‘faccenda, servizio, commissione’, e di ‘paraninfo, mezzano’, quelli più evidenziati da lui.  Probabilmente l’ultimo significato relativo all’usanza antica di Trasacco-Aq. di fermare la sposa con la suddetta catena di lenzuoli  gli sarebbe stato difficile spiegare, senza la basilare idea di “legame” di cui sopra, espressa dalla radice in questione.  Legame che sostiene con molta naturalezza l’idea di “branco, armento”, in quanto complesso di animali in movimento o meno, l’idea di “commissione, servizio” (che in fondo è un ‘mettere insieme’ come nell’it. commettere ’incastrare, combaciare, far combaciare, affidare, compiere, ecc.’) e quella di paraninfo, ruffiano, il quale è chiamato, appunto, anche mezzano.  L’ambasciata (originariamente ammasciata) nel significato particolare di ‘servizio del norcino’ che contemplava l’uccisione del maiale e la lavorazione delle sue carni, potrebbe essere anche il risultato di un incrocio con l’it. ammazzare, ammazzata. 

   Ribadisco, in chiusura, che non si può continuare a dare etimi di una parola senza prima aver analizzato il maggior numero possibile di voci  simili, soprattutto quelle comparenti nei dialetti.  Riconfermo anche la dichiarazione fatta altrove che se si conoscessero per bene i dialetti, non dico di tutte le regioni d'Italia, ma almeno quelli della propria regione (cosa però in pratica impossibile, data la mancanza di opere esaustive per ogni dialetto o parlata) gran parte degli etimi, soprattutto quelli incerti e oscuri, troverebbero la giusta  soluzione. 
 






[1] Cfr. Cortelazzo-Marcato, I dialetti italiani, UTET Torino 1998

[2] Cfr. Alinei-Benozzo, Dizionario etimologico-semantico della lingua italiana (DESLI), Ediz. Pendragon, Bologna 2015.

[3] Cfr. Alinei-Benozzo, cit.

[4] Cfr. Q. Lucarelli, Biabbà  A-E, Grafiche Di Censo, Avezzano-Aq, 2002.

[5] Cfr. Alinei-Benozzo, cit. p. 47-48.





Nessun commento:

Posta un commento