martedì 2 aprile 2019

Abruzz. " trocchë, trocchëlë


                                             
Queste voci sono riportate nel Vocabolario abruzzese di Domenico Bielli[1].  Ne elenco i significati. Tròcchë, f. : tabèlla, battola, piletta dell’acqua santa, arnese di legno entro cui, in un sacco, si pigia l’uva. Tròcche m.: Trogolo, pila. Tròcch-ëlë: trogolo, pila di pietra o di legno scavato dove mangiano i maiali, vaso di pietra o di legno in cui si pigia l’uva, vasca della fontana. 

  La forma tròcchë ricorre, più o meno uguale, anche in altre regioni come le Marche ad indicare in genere il trogolo, strumento in genere di pietra che serviva a dar da mangiare agli animali, solitamente maiali. La linguistca ufficiale rimanda il termine ad al longobardo  trog, vivo tuttora anche nel ted. Trog ‘trogolo’ e nell’ingl. trough ‘trogolo, abbeveratoio, ecc.’ dei quali ho parlato ampiamente nel precedente articolo Acquedotto eabbeveratoio.  I linguisti derivano questi vocaboli da una radice indoeuropea per ‘legno’, da cui anche l’ingl. tree ‘albero’ e il gr. dόry ‘tronco d’albero’, gr. drŷ-s ‘albero, quercia’. Ma io, come al solito, ho qualche dubbio in materia, anche perché non è la materia di cui è costituito uno strumento a generarne il nome. 

    In greco esiste anche il termine trṓg-lē ‘buco (dei sorci), cavità, caverna’, fatto però derivare dal verbo trṓg-ein ‘rodere, rosicchiare, mangiare’ e non preso così affatto in considerazione per un suo accostamento a ted. Trog ‘trogolo’ e ingl trough ‘trogolo, abbeveratoio’.  E questa loro posizione sembra essere rafforzata dal fatto che un significato di gr. trṓg-lē, come abbiamo visto, è buco dei sorci i quali  notoriamente sono dei roditori. Ma non hanno riflettuto che l’idea di “cavità, buco” ha una natura ben più ampia di quella supposta di ‘erosione’: il cavo della mano, la cavità dell’ascella e della bocca, i buchi del naso e delle orecchie, ad esempio, non rientrano affatto nell’idea di “erosione”, la quale, è vero, può generare qualche buco, anche se quest’ultimo normalmente attinge, secondo me, a tutt’altra idea.  Pertanto il significato di buco dei sorci è dovuto al semplice incrocio tra le due parole di origine diversa ma di forma simile.  

   Un altro motivo della esclusione di trṓg-lē ‘cavità’ dal gruppo suddetto sarà costituito dal fatto che, secondo le regole della rotazione consonantica o Lautversciebung, nelle lingue germaniche, al posto della dentale sorda iniziale /t/ si sarebbe dovuto avere una spirante interdentale /th/.  Ma basta  conoscere l’ant.ingl. thruh ‘condotto, trogolo, bara’, l’ant. norreno th ‘trogolo’ per rendersi conto che esistevano anche forme regolari in spirante , con lo stesso significato di cavità delle altre considerate irregolari. Io non ho mai creduto fermamente ad esse che –azzardo un’ipotesi- potrebbero spiegarsi come il risultato del diffondersi  di un trattamento particolare di quelle consonanti proprio di qualche dialetto limitato nello spazio, diffusosi poi anche a tutti gli altri.

Inoltre ci sono anche altre cose da rilevare. Il significato di ‘tabella, battola’, riportato dal Bielli per la voce femminile tròcchë, indica appunto uno strumento di legno che produce un rumore secco, usato un tempo in sostituzione delle campane nella settimana santa. Esso aveva un manico girevole, con una ruota dentata all’interno di una cassetta di protezione, la quale, toccando una lamella, produceva il caratteristico suono. Mi sembra di sentirlo!  Ora il gr. trokh-íli-on, trokh-il-ía (con diverse altre varianti) valeva ‘rullo, carrucola, cilindro, argano, arcolaio’, insomma uno strumento ruotante, per spostare pesi o per altro. La radice della parola è in effetti la stessa di gr, trokh-όs ‘ruota, cerchio, anello, pillola’ e di gr. trékh-ein ‘correre’, e in questo caso essa si riferiva alla ruota dentata girevole dello strumento. E’ evidente che deve essere avvento l’incrocio di questa radice con quella di ‘trogolo’ sopra riportata, che era una sorta di cassa, come la cassetta della raganella. Ma non è tutto. Anche il significato di ‘arnese di legno entro cui, in un sacco, si pigia l’uva’ presuppone l’incrocio del termine per ‘trog-olo’ con gr. trýgē ‘vendemmia, raccolta’, gr. trýk-s, trýg-ṓs ‘feccia, mosto’, assonante fortemente con esso.  La definizione secondo cui tròcchë sarebbe il recipiente dove mangiano gli animali e soprattutto i maiali (la quale quindi limita tutte le altre possibilità del nome il cui valore generico era quello di cavità) èuna specializzazione indotta dal verbo trṓg-ein ‘rodere, mangiare’. E allora nessuno osi pensare che la mangiatoia   trae la denominazione dal fatto che serve anch’essa per far mangiare gli animali. E il nome sembrerebbe indicare, poi, una funzione attiva che la vorrebbe far passare come quella che mangia <*mangia-toria (gli animali?) o, meglio, come strumento usato per mangiare (dial. magna-tόra). Mah, trovatevelo voi il vero etimo, e state certi che il mangiare c’entra come i cavoli a merenda!  «L’è tutto da rifare!» avrebbe detto il buon Ginettone Bartali. Amen!





[1] D.Bielli, Vocabolario abruzzese, Adelmo Polla edit., Cerchio-Aq, 2004.

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