Ho iniziato la ricerca linguistica sull’urogallo cercando la
voce nel vocabolario italiano di Devoto-Oli, dove ho letto che si tratta di
“nome volgare degli uccelli appartenenti al genere Tetraone”.
Il detto vocabolario, però, dando l’etimologia di uro-gallo, rimanda espressamente, per il primo membro uro-,
al gr. ourá ‘coda’ volendo così intendere che la diffusione
del nome volgarmente si è avuta a partire dal nome scientifico della nota
tassonomia del Linneo (metà del sec.XVIII) dove appare l’espressione
latinizzata tetrao uro-gallus . L’urogallo in effetti, altrimenti noto come gallo cedrone, è diffuso in zone
montuose o selvatiche dell’Europa e dell’Asia, e il maschio ha una vistosa coda
arrotondata, spesso aperta a ventaglio.
Ora, però,
è noto che il Linneo latinizzava spesso termini già in uso in qualche parlata
locale, e qui si deve trattare proprio di questo, nonostante l’ostacolo rappresentato
dal nome dell’animale che potrebbe soddisfare
una definizione scientifica fatta a tavolino di un gallo con una coda vistosa .
E lo dimostro.
In tedesco ricorre il composto Auer-hahn ‘urogallo, gallo di
montagna’: anche qui si è avuta la diffusione della parola scientifica linneana
uro-gallus? Non credo, anche perché
contemporaneamente, l’eventuale diffusore della parola scientifica, dovette fare
pure la traduzione in tedesco del –gall-us
latino, e cioè ted. Hahn ‘gallo’.
Ma è mai possibile che in quella lingua non esistesse un termine tradizionale,
che pure avrebbe dovuto esserci, relativo all’urogallo? E sì che esisteva! Era
proprio Auer-hahn! La cosa è
certissima in quanto esiste in Germania la famiglia nobiliare Auer-hahn[1] il cui nome risale al sec.XIII (molti secoli prima della
classificazione del Linneo) e rimanda al medio alto tedesco ûr-han, or-han ‘urogallo’. La Lingua
ricorre a tutti gli stratagemmi pur di sviare le indagini su di lei! In tedesco
si incontra anche auer-ochs ‘uro, bue
selvatico’ che è l’ur-u(m) ‘uro’ di
Cesare e altri+ il ted. ochs ‘bue’. Probabilmente
la parola aveva nel fondo il significato di ‘animale’, in ciascuno dei suoi due
membri tautologici.
Ma il vortice degli inganni non finisce qui, perché è ben più profondo e
vertiginoso. Nel sanscrito si incontra
il composto usa-kala ‘gallo’, letter. ‘che canta (-kala, la stessa radice di
gr. kalé-ein ‘chiamare’, lat. cla-m-are ‘gridare, chiamare’) all’alba (usa-),
cfr. gr. éōs = alba, aurora’.
Il
fatto è, però, che usa-kala significava anche ‘alba’ perché molto probabilmente dietro
il secondo membro –kala si nascondeva
una radice tautologica originaria per ‘alba’, apparentata senz’altro con altra
radice per ‘forza vitale, anima, animale’. Anche il primo membro usa-, rispondente chiaramente al gr. éōs ‘alba’, doveva essere aperta a significati quali ‘forza
vitale, anima, animale’, sicchè l’intero
composto poteva prestarsi, e si prestò, ad indicare un animale, l’uro-gallo
(la coda non c’entra!), appunto con
il primo membro che subì il fenomeno del rotacismo us-/ur-, verificatosi nel
latino e in altre lingue, come in alcune di quelle germaniche. L’italiano uro-gallo, allora, non è altro che il sanscrito usa-kala ‘gallo’ restituito alla sua
natura profonda di animale (con o
senza coda).
Abbiamo d’altronde già visto[2] come
l’abruzzese cal-ina ‘scintilla’
sia diventato caglin-ella
‘lucciola’ in quel di Pisoniano-Rm
trasformandosi, non per virtù di pratiche magiche come pensa l’Alinei ed
altri, ma per il semplice motivo che la voce cal-ina è andata a costituire l’anima,
non solo della lucciola ma evidentemente anche della gall-ina.
Esiste in greco (non l’ho trovato nei vocabolari ma in una dispensa
universitaria: sarà una glossa) il composto ēï-kan-όs ‘gallo’, inteso letter. come ‘che
canta (-kan-os) all’alba (ēï-, da éōs ‘alba’)’. L’elemento –kan-όs è, secondo me, il ted. Hahn
‘gallo’ ma non in quanto ‘cantore’ bensì in quanto ‘animale’, simile quindi al
lat. can-e(m),fr. cane ‘anatra femmina’, fr. can-ard ‘anatra’. Ma l’elemento
–kan-όs poteva benissimo unirsi al
precedente nel significato possibile, se pur non attestato, di ‘alba’: basta
pensare all’aggett. lat. can-u(m) ‘bianco’. La forma non
rotacizzata del primo membro di usa-kala ‘gallo’ credo si ritrovi nel termine augurale latino os-cen,
genitivo os-cin-is ‘uccello
augurale’. Il secondo membro richiama l’ingl. hen ‘gallina’, variante
del succitato Hahn ’gallo’.
Come si è visto nel mio articolo citato anche il lat. galli-cini-u(m) poteva indicare il ‘canto del
gallo’ ma anche l’ ‘alba’ e non per metafora.
La Lingua era, all’origine, una formazione aperta, anzi apertissima,
sia per quanto riguarda il significante, sia per il significato: solo così
poteva avere, per virtù naturale, quella incredibile e meravigliosa duttilità
pronta a dar vita a questo o quel concetto.
La Lingua non è nata come un insieme di concetti particolari fin
dall’origine, ma come fucina di ogni concetto possibile in ciascun tratto di
sonorità.
Dimenticavo di dire che anche il
lat. aur-or-a(m) ‘aurora’ proviene da una
precedente forma *aus-os-a(m) con una radice raddoppiata aus-os, us-os
(gr. éōs
‘aurora’).
Nessun commento:
Posta un commento