Cito alcuni nomi delle lucciole come botta cat-ascia (Calitri-Av.), abbotta-cat-ascia (Basilicata), cata-cat-ascia, cate-cat-ascia, cata-cat-oscia, cala-cat-ascia, ascia-cat-ascia (Campania), cari-ola (Napoli), cari-cat-ascia (Torre del Greco-Na), buta-fog (Veneto).
L’abbotta-cat-ascia della Basilicata è presumibilmente uno
sviluppo della botta cat-ascia di
Calitri. i nomi campani mantengono questo cat-ascia
la cui prima componente cat- viene
addirittura ripetuta all’inizio del nome cata-cat-ascia. La componente –ascia
presenta anche, per così dire, la variante –oscia
nella parola cata-cat-oscia. Sempre la componente –ascia ricompare all’inizio di ascia-cat-ascia.
La componente cala- di cala-cat-ascia è la
radice della voce cal-ina ‘scintilla’
in uso a Collelongo-Aq di cui ho parlato altrove[1]. La cari-ola di Napoli è composta da cari- che si ritrova all’inizio del nome
della lucciola a Torre del Greco, cioè cari-cat-ascia. La componente –ola deve corrispondere alla seconda
componente di it. lucci-ola, che quindi
non aveva valore diminutivo all’origine, ma era una pura e semplice componente
tautologica come tutte le altre. La componente cari- è presente anche
nel gr. khar-op-όs ‘dagli occhi lucenti’, come ho detto nell’articolo
citato Le sviste di personalità eminenti
in linguistica. Nello stesso articolo si cita il nome dialettale della
lucciola car-ina il quale
quindi si allinea col napoletano cari-ola e con la cari-cat-ascia di Torre del greco.
La componente cata- deve avere la stessa radice di ingl. heat
‘calore’, la componente cala- richiama la radice di lat. cal-ēre ‘essere caldo, ardere’ ampiamente diffusa in ambito
indoeuropeo. La componente ascia- rimanda all’ingl. ash ‘cenere’, ant. alto ted. asca
‘cenere’ dalla radice AS- di lat. ar-ēre ‘essere arido’, lat. ard-ēre ‘ardere, bruciare, splendere, scintillare’, forme
rotacizzate da una radice As-. La componente (variante) -oscia sfrutta la variante os-di
as-
che è presente, ad esempio, nel sanscrito osa-ti ‘egli arde’ ma anche nel lat. ur-ĕre ‘ardere, bruciare’.
Le componenti iniziali di botta
cat-ascia (Calitri-Av.) e abbotta-cat-ascia (Basilicata) si allineano con quella iniziale di buta-fog ‘Veneto’. All’origine
il termine non doveva significare, come oggi, ‘buttafuoco’, ma doveva essere
una voce tautologica in cui il significato di ciascun membro era quello di
‘lucciola’: è bene tener conto, infatti, della parola sanscrita bodhi ‘illuminazione, risveglio’.
Furmi-garöla è il nome della lucciola a Osteno-Co, e pani-garöla a Pellio Inferiore-Co.
Ognuno può vedere che il membro –garöla è simile alla voce naoletana sopra citata cari-ola ‘lucciola’ con
sonorizzazione della velare iniziale. La
componente furmi- è simile all’aggettivo
latino form-u(m) ‘caldo’, nonché
al ted. warm ‘caldo’ e al ted. wurm ‘verme’; non per nulla in
tedesco Leucht-wurm significa ‘lucciola’, letteralmente ‘verme che risplende’.
Si dirà che la lucciola assomiglia vagamente ad un verme ma la cosa non mi pare accettabile. La componente pani- corrisponde al gr. pan-όs ‘fiaccola’ tanto è vero che esiste il nome della lucciola panu-el, con varianti, nella Valtellina. Per un’analisi approfondita della radice PAN
bisognerebbe leggere l’articolo Nomi di
animali nelle espressioni idiomatiche della valle dell’Adda e della Mera,
presente nel mio blog (2 luglio 2012).
Credo che anche un ragazzo della scuola
media inferiore, se messo di fronte alle suddette parole per la lucciola con le
componenti evidenziate, possa rendersi conto che esse sono composte di parti o
pezzi o componenti che si alternano in vari modi per dare origine a composti tautologici.
Se si potessero conoscere capillarmente i
nomi delle lucciole paese per paese, uscirebbero fuori meravigliosi raffronti
come quelli spiegati sopra che farebbero capire una volta per sempre come
funzionano le parole e la Lingua.
[1]
Cfr.Importante articolo Le sviste di personalità eminenti in
linguistica, presente nel mio blog (10 dic. 2019)
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