Detto in genere di pietra scagliata
con forza in aria e che magari procede sibilando, nel mio paese di Aielli-Aq,
ai tempi andati della mia fanciullezza.
Il verbo mi fa l’effetto di un cimelio raro da conservare con amore. La
/z/ iniziale è dolce o, altrimenti detto, affricata sonora. Non ho potuto
riscontrarlo nei pochi vocabolari dialettali che posseggo, relativi a qualche
paese della Marsica. Ma per fortuna l’ho riconosciuto, un po’ malconcio per gli
anni, nella forma zarravullïà (con la /z/ dolce)
del Vocabolario abruzzese di D. Bielli, spesso citato nei miei articoli. I suoi significati sono due: 1) Andar gironi,
di persona oziosa che girella;2) Il girare vorticoso degli oggetti menati in
aria dal vento.
Ai non addetti ai lavori questo verbo può sembrare non corrispondere a
quello aiellese, ma alcune osservazioni faranno cambiare parere. La /e/ accanto
alla lettera /r/ in parole arcaiche facilmente si trasforma in /a/ come nel
nome proprio Sarrafìnë per
Serafino o nel sostantivo tarramùtë per terremoto. Anche qui si ha
allo stesso tempo il raddoppiamento della /r/.
Si ha inoltre, rispetto alla forma aiellese, il fenomeno noto
dell’anaptissi (inserimento) della vocale /a/ tra tra la consonante /r/ e la
consonante /v/. La forma dialettale carëvόnë per carbone presenta, ad esempio, l’anaptissi della vocale
evanescente /ë/ tra la /r/ e la /v/. Le altre variazioni sono facilmente
comprensibili.
La
forma aiellese zërvëllà ‘passare roteando in aria’ mi piace moltissimo ma non
saprei dire perché. Certamente ha un sapore un po’ strano e per questo forse la
adoro, come una donna diversa da tutte le altre, con una voce, uno sguardo e un
modo di muoversi particolare.
E’, come ho detto, un prezioso cimelio e per questo voglio che non vada
perduto.
Resta
però da scovarne l’origine che non potrà essere latina, data anche la sua aria fortemente
esotica che la rende ancora più irresistibile.
Cara
mia parola, è inutile che cerchi sorniona di nasconderti in ogni modo perché
oltretutto sei giustamente gelosa della tua origine e certamente non ti abbassi all’altezza di
chiunque voglia coglierti nella tua intimità. Hai un carattere un po’ austero
ed aristocratico nonostante il suo risvolto talora un po’ sbarazzino e vivace. Io credo che tu sia sosia dell’ingl.
swirl
‘girare, roteare, turbinare’, ma, date le tue piroette appositamente
fuorvianti, sembra che io sia effettivamente fuori strada. E alla fine sarai
sempre tu ad avere l’ultima parola, io non voglio affatto costringerti
togliendoti antidemocraticamente la sacra facoltà di parlare e dire la tua. Il sibilo
connesso al significato del verbo aiellese credo sia un’acquisizione successiva
dovuta all’incrocio con una radice swer diffusissima
in area indoeuropea e significante ‘sibilo, suono, sussurro’ . Risparmiatemi
l’elencazione delle diverse parole nelle diverse lingue che la contengono.
Una
improvvisa metatesi (scambio, spostamento) di una componente della tua snella, sfuggente e sinuosa
sonorità ti ha trasformato prima in *srwil,
quindi in *serwil e in ultimo in *zërvëllà per inserirti nei verbi
della prima coniugazione latino-italiana. Qualcosa di simile, per lo spostamento della
/r/, è capitato al dialettale crumpà dall’it. compr-are. Fantastico è il duplice
spostamento della /r/ e della /l/ nell’aggett. spagnolo peligroso ‘pericoloso’ dal lat. periculos-u(m). Per il passaggio dalla sibilante /s/ iniziale
all’affricata sorda si tenga presente l’olandese zwirrel-en ‘vorticare, mulinare’, l'abruzzese zézze
o zìzze
per 'mammella', varianti del dialettale sìse 'mammella', l'abruzz. zëppόntë, variante di aiellese sëppόnda 'puntello,
cuneo' dal lat. spond-a(m) ‘legno da letto, sponda’, e l’abruzz. zëffunnà ‘sprofondare mandare a fondo’, da una forma
precedente sfunnà.
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