lunedì 22 luglio 2019

Il verbo aiellese zërvëllà ‘mulinare velocemente in aria’.



Detto in genere di pietra scagliata con forza in aria e che magari procede sibilando, nel mio paese di Aielli-Aq, ai tempi andati della mia fanciullezza.  Il verbo mi fa l’effetto di un cimelio raro da conservare con amore. La /z/ iniziale è dolce o, altrimenti detto, affricata sonora. Non ho potuto riscontrarlo nei pochi vocabolari dialettali che posseggo, relativi a qualche paese della Marsica. Ma per fortuna l’ho riconosciuto, un po’ malconcio per gli anni, nella forma zarravullïà (con la /z/ dolce) del Vocabolario abruzzese di D. Bielli, spesso citato nei miei articoli.  I suoi significati sono due: 1) Andar gironi, di persona oziosa che girella;2) Il girare vorticoso degli oggetti menati in aria dal vento.

  Ai non addetti ai lavori questo verbo può sembrare non corrispondere a quello aiellese, ma alcune osservazioni faranno cambiare parere. La /e/ accanto alla lettera /r/ in parole arcaiche facilmente si trasforma in /a/ come nel nome proprio Sarrafìnë per Serafino o nel sostantivo tarramùtë per terremoto. Anche qui si ha allo stesso tempo il raddoppiamento della /r/.  Si ha inoltre, rispetto alla forma aiellese, il fenomeno noto dell’anaptissi (inserimento) della vocale /a/ tra tra la consonante /r/ e la consonante /v/.  La forma dialettale carëvόnë per carbone presenta, ad esempio, l’anaptissi della vocale evanescente /ë/ tra la /r/ e la /v/. Le altre variazioni sono facilmente comprensibili. 

   La forma aiellese zërvëllà ‘passare roteando in aria’ mi piace moltissimo ma non saprei dire perché. Certamente ha un sapore un po’ strano e per questo forse la adoro, come una donna diversa da tutte le altre, con una voce, uno sguardo e un modo di muoversi   particolare.  E’, come ho detto, un prezioso cimelio e per questo voglio che non vada perduto.

  Resta però da scovarne l’origine che non potrà essere latina, data anche la sua aria fortemente esotica che la rende ancora più irresistibile.

   Cara mia parola, è inutile che cerchi sorniona di nasconderti in ogni modo perché oltretutto sei giustamente gelosa della tua origine e certamente non ti abbassi  all’altezza di chiunque voglia coglierti nella tua intimità. Hai un carattere un po’ austero ed aristocratico  nonostante il suo risvolto talora un po’ sbarazzino e vivace. Io credo che tu sia sosia dell’ingl. swirl ‘girare, roteare, turbinare’, ma, date le tue piroette appositamente fuorvianti, sembra che io sia effettivamente fuori strada. E alla fine sarai sempre tu ad avere l’ultima parola, io non voglio affatto costringerti togliendoti antidemocraticamente la sacra facoltà di parlare e dire la tua.  Il sibilo connesso al significato del verbo aiellese credo sia un’acquisizione successiva dovuta all’incrocio con una radice swer diffusissima in area indoeuropea e significante ‘sibilo, suono, sussurro’ . Risparmiatemi l’elencazione delle diverse parole nelle diverse lingue che la contengono.

   Una improvvisa metatesi (scambio, spostamento) di una componente della  tua snella, sfuggente e sinuosa sonorità  ti ha trasformato prima in *srwil, quindi in *serwil e in ultimo in *zërvëllà per inserirti nei verbi della prima coniugazione latino-italiana.  Qualcosa di simile, per lo spostamento della /r/, è capitato al dialettale crumpà dall’it. compr-are. Fantastico è il duplice spostamento della /r/ e della /l/ nell’aggett. spagnolo peligroso ‘pericoloso’ dal lat. periculos-u(m).   Per il passaggio dalla sibilante /s/ iniziale all’affricata sorda si tenga presente l’olandese zwirrel-en ‘vorticare, mulinare’, l'abruzzese zézze o zìzze per 'mammella', varianti del dialettale sìse 'mammella',  l'abruzz. zëppόntë, variante di aiellese sëppόnda 'puntello, cuneo' dal lat. spond-a(m) ‘legno da letto, sponda’e l’abruzz. zëffunnà  ‘sprofondare mandare a fondo’, da una forma precedente sfunnà.

    

  

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