Tata-mëlόnë, col trattino o meno, è la forma una
volta nota nel mio paese di Aielli-Aq.
Indicava un gioco tra ragazzi che per la verità ognuno conosceva nel
nome, senza però sapere in che cosa effettivamente consistesse: era
evidentemente un relitto di epoche lontanissime che era riuscito a sopravvivere
solo nel nome che allora continuava a circolare, ora non più.
In
internet ho trovato un sito che parla di questo gioco di un tempo che si
svolgeva nel Gargano, in provincia di Foggia[1].
Il descrittore di esso, purtroppo con suo linguaggio alquanto sibillino e surrealistico
, non fa ben capire i tratti particolari anche se, nel complesso, ne delinea i
tratti salienti. Parla di un gruppetto
di ragazzi, addossati strettamente l’uno all’altro che tengono il gioco insieme
ad altri ragazzi, mentre numerosi altri assisterebbero seduti per terra. Tra i ragazzi in prima linea, diciamo così,
si svolge una trattativa animata dove compare addirittura un mercante, un
sensale, e un venditore, ma di che cosa? Di puledri e meloni, a quanto pare, il
tutto tra atteggiamenti fatti di lotta, di grida, e di forza. Altro non ho potuto estrarre dal racconto, ma
vedremo che è sufficiente per trarne delle conclusioni.
Ora,
nel dialetto di Avigliano-Pz esiste l’espressione tota melone che laconicamente viene spiegata come ‘cittadinanza,
tutto, afferra melone’. Va da sé, da
quello che dirò, che l’espressione deve essere la stessa di quella di cui ho
parlato sopra, anche se al posto di tata troviamo tota. Dato il significato di cittadinanza della locuzione, si deve
senz’altro trattare del termine italico touta che designava, in tempi
remotissimi, la comunità, l’insieme
dei cittadini di un paese o cittadina: in altri termini la parola aveva la
stessa funzione dei nomi attuali di Comune, Municipio[2],
riferiti ad una entità politico-amministrativa locale.
Il termine inoltre è ben noto ai linguisti che sanno che il lat. tot-u(m) ‘tutto intero, tutto insieme,
tutto’ è una sua emanazione, confermata dall’altro significato di tota
melone nel dialetto aviglianese. Nel gioco del tata-melone nel Gargano sono presenti, poi, molti ragazzi seduti
per terra, i quali dovrebbero rappresentare, secondo me, l’assemblea dei cittadini. Da ricordare la Touta Maruca dei Marrucini (attestata nel
bronzo di Rapino-Ch.), un antico popolo italico di lingua osco-umbra il cui
territorio comprendeva grosso modo la striscia adriatica fino alla Maiella,
dove si insediarono nel I° millennio a.C. Ma c’è da notare che la loro lingua era evidentemente di molto anteriore. Lo stesso etnico tedesco, ted. deutsch
‘tedesco’ ‘, col gotico thiuda ‘popolo (in quanto assemblea)’
ne condivide la radice che, a mio avviso, poteva avere anche altre varianti come
quella che potrebbe individuarsi nella stessa Teate (Chieti), capitale storica
dei Marrucini. A meno che Teate non sia una variante dovuta al fenomeno di frangimento vocalico, probabilmente già attivo in quell’epoca, tanto
diffuso in quell’area fino ai giorni nostri, di un originario *Tate. In qualche paese ancora oggi si dice sëànë
‘sano’ (Agnone-Is.), tiòttë ‘tutto’ (Guardiagrele-Ch.).
La variante *Tate così andrebbe a corrispondere alla prima costituente del
gioco di tata-melone, diversa da quella di tota melone di Avigliano-Pz. L’ingl. tate nel vocab.
Merriam-Webster significa ‘ciuffo, ciocca di capelli’. Ora, il concetto di “ciuffo” è una
specializzazione di quello di “gruppo. Insieme, assemblea’ come ho mostrato in
diversi articoli precedenti, a cominciare da Il termine “armento”, e molti altri,[…] presente nel mio blog
(marzo 2014). Naturalmente è da mettere in gioco anche la
probabilità che la radice di Teate, col significato di ‘comunità,
assemblea’, si sia incrociata all’origine, o nel corso della sua storia, con
altra radice col valore di ‘colle, monte’.
Il nucleo originario di Teate
si trovava su un colle.
Fino
al tempo in cui ero ragazzo, nei paesi come il mio, non esistevano divertimenti
legati alla moderna tecnologia. Ci si divertiva facendo qualche scampagnata in
montagna o in campagna, d’estate, ma d’inverno l’unica struttura che poteva
concedere qualche svago era la cantina e il gioco delle carte, solitamente
praticato da persone anziane. I ragazzi dovevano arrangiarsi come meglio
potevano, pochi avevano un’ambita bicicletta. Allora era inevitabile che si
continuasse a giocare attingendo alla tradizione e agli ingenui giochi
popolari, come il salta-cavallo, il cucù, la tana e qualche altro. Giochi popolari che, come il tatamelone, ci pervenivano veramente
dalla notte dei tempi, insieme ai loro nomi che veramente fanno togliere il cappello
in segno di rispetto, per la loro antichità: il tatamelone, ad Aielli e
negli altri paesi dove esisteva, era stato praticato e pronunciato in quel modo
dai nostri antenati preistorici, già prima che Romolo piantasse la sua capanna
sul Palatino.
Succedeva quindi che i ragazzi di allora, in
cerca di divertimento come è naturale e salutare, mimassero le adunanze
popolari che dovevano avvenire nelle loro comunità dei primordi e che mettevano
in certo senso in subbuglio e agitazione tutte le famiglie. Ecco per quale via
si è conservata ed è giunta fino alle nostre orecchie l’espressione tata-melone o Tota-melone . In queste assemblee preistoriche, tenute
generalmente all’aperto, dovevano verificarsi scontri a volte accesi tra
fautori di questa o quella fazione, caratteristica che si può ancora notare nel
gioco bambinesco del tatamelone ove si assiste ad una
sorta di lotta tra venditore e compratore.
L’elemento -melone non può essere originario nel
significato che oggi ha in italiano. E
infatti esso è probabilmente un termine che sfrutta la stessa radice di it. omelia, il discorso, la predica di
qualche prelato ai fedeli riuniti in chiesa.
Interessanti sono i significati
del verbo gr. homilé-ein ‘
accalcarsi, adunarsi, venire alle mani, combattere contro qualcuno, occuparsi
di, trattare, ecc.’ E’ proprio il
significato di trattare che sembra la fotocopia della accesa trattativa
tra venditore e acquirente nel gioco del
tata-melone.
Naturalmente, come quasi sempre
succede, il nuovo significato italiano di melone
entra in gioco in alternativa al puledro da vendere, il quale forse ha subito
l’influsso di gr. mêl-on ‘capo di
bestiame minuto, pecora, capra’. Con
tutto ciò non si può escludere del tutto la probabilità che dietro la stessa
voce mel-όne, riferita ad un frutto pù o meno
tondeggiante si nascondesse una radice per ‘gruppo, ammasso, ecc. Il lat. mell-u(m) o lat. mill-u(m) ‘collare per cane’, una rotondità, appunto. E lo stesso lat. mol-e(m) ‘mole, massa, peso’.
Io
sono rimasto stordito e nel contempo estasiato dinanzi alla vetustà tangibile di tota
melone, tata melone: mi farò costruire un quadretto che incornici
l’espressione e me la mostri ogni giorno nel mio studiolo, in modo che, quando
la leggo, la mia mente possa volare verso quei tempi, starei per dire,
antidiluviani e mi allieti nel mio lavoro quotidiano.
[2] Cfr.
attraverso Google l’articolo del mio blog (pietromaccalliniblogspot.com) dell’aprile 2014, intitolato Il “municipio”
ovvero il concetto di unità […].
Nessun commento:
Posta un commento