E’ un altro nome del frutto della
rosa canina, diffuso in Toscana, Umbria e Lazio, con alcune varianti come caccabèlla,
cuccuvèlla[1]. Secondo il Cortelazzo il suo nome
sarebbe dovuto al fatto che il frutto, nella forma, sembrerebbe una piccola pignatta, lat. caccab-us ‘pentola, paiolo’.
Ora, questa spiegazione non è di per sé errata, in quanto accosta il
concetto di “rotondità” del frutto a quello speculare di “cavità” della
pignatta. Ma essa è, come dire, parziale
perché non suppone affatto che la parola potrebbe spiegarsi come composta da
due voci tautologiche se intesa come cacca-vèlla, con il primo membro corrispondente ai numerosi termini che
ho citato nei due articoli precedenti su caca-vàscë ‘frutto della rosa canina’.
Esistono voci dialettali abruzzesi riportate dal Bielli quali cocca-vàllë, cucca-vàllë indicanti la ‘gallozzola della quercia’ che, rispetto all’altra voce balla-cucchë ‘gallozzola della quercia’, presentano i membri invertiti, dimostrando la loro indipendenza. Ad Aielli-Aq la parola cucca-vèlla significa ‘pigna (frutto conico dei pini)’. La componente –vèlla mi sembra variante di –valle e credo che possa richiamare, ad esempio, il ted. Welle ‘onda’, in quanto rotondità, rigonfiamento. Intendiamoci! La parola caccavèlla potrebbe spiegarsi benissimo come fa il Cortelazzo, ma nel contempo non si può trascurare la soluzione da me proposta, che ricollega il termine alla radice caca nel senso di frutto rotondeggiante, la quale è anche la base, nel contempo, del lat. caccab-u(m) ‘pentola’ e delle rispettive parole dialettali come càccamë ‘recipiente da cucina’.A Milano la rosa canina è chiamata Rosa bella e non credo che chi pose per primo quel nome volesse dare un giudizio estetico del frutto.
La
spiegazione delle parole è spesso più complicata del previsto, a causa del
significato d’origine genericissimo delle radici. Non è detto che queste voci che fanno
riferimento ai frutti rotondeggianti non indicassero, nei primordi, la pianta
stessa che li produce, sia essa un’erba, un frutice o un albero vero e proprio,
concetti a mio avviso da riportare tutti a quello di “protuberanza”: c’è un
tardo latino cacabasia che indica un
tipo d’erba, termine riflesso in diverse voci dialettali come il ligure caga-bàsciu ‘solano nero’, marchigiano caca-bàscia ‘mercorella’, marchigiano cacca-basso ‘laureola’, in cui si resta
un po’ incerti se attribuire il nome
alla pianta o ai frutti.
Può
succedere benissimo che un nome nato per indicare una pianta si incroci, dopo
molto o poco tempo, con lo stesso nome che si è evoluto, autonomamente, ad
indicare una rotondità, compresa
quella del frutto.
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