Il termine sicofante dal significato di ‘delatore, calunniatore’ ci viene
direttamente dal greco syko-phántēs ritenuto di formazione chiara, ma di significato etimologico
incerto. Il primo membro syko-, infatti, secondo tutti i
linguisti sarebbe il gr. sỹk-on ‘fico’, mentre il secondo –phántēs sarebbe sostantivo con la stessa radice phan del verbo gr. phaín-ein ‘portare alla luce, mostrare,
annunziare, ecc.’.
Questo
in effetti sembra tutto esatto, tanto è vero che un’antica interpretazione pensava
che inizialmente si trattasse di fichi di contrabbando venduti fuori dell’Attica
o solo rubati. Anche se il sicofante nei tempi storici denunciava qualsiasi tipo di reato. La parola assunse il valore dispregiativo di ‘calunniatore’,
dato il comprensibile fiorire, nelle
città greche a regime democratico come Atene, di numerosi falsi delatori i quali, in cambio di denaro, ritiravano le loro
accuse.
Ora, finchè la linguistica non riuscirà a capire il principio della
tautologica, cardine della mia visione della Lingua, non si potranno avere in
futuro che interpretazioni come la precedente; in pratica non si potrà superare l’impasse che dura sin dall’inizio per
questa parola sicofante.
La semplice verità è che nel primo membro syko- si è avuto un incrocio con altra radice per ‘dire, rivelare,
parlare’ scomparsa dal vocabolario usuale greco, ma presente ad esempio nel
latino arcaico difettivo in-sĕc-o, is ‘dire, narrare’, nel ted.
sag-en ‘dire’, ingl. say ‘dire’, medio ingl. segg-en ‘dire’, ecc.
Il composto greco risulta quindi
normalmente tautologico essendo formato da due membri dallo stesso
significato di ‘dire, rivelare’; sicchè all’inizio, prima che esso assumesse il
valore dispregiativo di ‘calunniatore’ per il motivo suddetto, il suo
dignificato era solo quello di ‘denunciatore, rivelatore’.
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