sabato 10 luglio 2021

Porco-bera, Gando-bera, Com-ber-anea.

 


  

Ritorno di mala voglia, dopo molti anni, a trattare di toponimi (in questo caso idronimi) i quali, non avendo in genere alcun significato certo, offrono facilmente  il fianco a interpretazioni diverse. 

   Gli idronimi liguri del titolo ci sono attestati in latino, i primi due si riferiscono ai torrenti  odierni di Polcé-vera e di Gandò-vere e vengono interpretati in questo modo: il primo significherebbe ‘portatore  (-bera)’ di ‘trote ‘ da una radice indoeuropea (cfr. lat. perc-am ’pesce persico’); il secondo significherebbe ‘portatore (-bera) di pietre, da una radice preindoeuropea gand ‘pietra’. La radice di –bera è quella di lat. ferre ‘portare’  L’ultimo idronimo viene inteso come ‘convogliatore’  (di  acqua), si tratterebbe, insomma, di un torrente formato da diversi affluenti che portano insieme le acque.  Ma questa definizione mi pare un po’ forzata, visto che probabilmente non esiste torrente che non abbia almeno piccoli affluenti. Ma anche il nome ‘portatore di pietre’ e l’altro ‘portatore di trote’ mi sembrano a questo punto alquanto improbabili, come se questi corsi d’acqua dovessero essere caratterizzati per forza dal fatto che portano o non portano qualcosa e mai dal fatto incontestabile che essi sono appunto dei corsi d’acqua.  E non si pensa che i loro nomi potrebbero essere nati in tempi preistorici lontanissimi da noi e anche tra loro stessi, per cui è possibile che il significato di superficie sia molto ingannevole.

    Un principio importante della mia linguistica è d’altronde    quello tautologico, che mi spinge a dare ai due composti lo stesso valore, in questo caso quello di ‘corso d’acqua, torrente, rio’.  Io credo infatti che il membro –vera (-bera) sia una variante della radice del fiume ligure Vara, nome preindoeuropeo presente persino nell’arabo bahr ‘fiume, lago, mare’.  Sono della partita anche il torrente Im-pero (Imperia) il quale, tutto intero, richiama il secondo e terzo membro lel  Let-im-bro (Savona), il lat. im-br-e(m)  ‘pioggia, acqua’, gr. όm-br-os ‘pioggia’, termine che trae in ballo i nomi dei fiumi Om-br-one e Am-bra in Toscana.  E pensare che ne I dialetti italiani[1] si sostiene che come Imperia è sorta nel 1923 dall’unione di due precedenti comuni anche “l’idronimo è di origine relativamente recente, perché sostituì nel sec. XVII-XVIII, in occasione delle guerre tra Francia e Impero austriaco, il più antico aqua Unelie (sec.XII).  Ora, io non so se questo sia vero, ma è anche probabile che esistesse da tempo immemorabile anche il nome Impero se è vero che in Wikipedia si pensa che probabilmente il nome risalga al tempo degli antichi romani, quando il torrente, per un certo periodo, rappresentò il confine tra l’Impero romano e il territorio dei Liguri.  Anche qui si fa una supposizione errata, secondo me, perché l’origine del nome deve essere preistorica, ma almeno la si pone in forma dubitativa. I corsi d’acqua in antico potevano avere molti nomi a seconda di paesi che incontravano, come il fiume Liri, ad esempio.

   Per l’idronimo Gando-bera  e le sue false pietre  è bene tenere presente il rio Cant-ar-ena (Genova) il cui secondo e terzo membro ricompare nel torrente Ar-ena del paese di Favaro di Mal-varo-Ge. Mal-varo è il nome del torrente del paese, nome in cui riappare la radice del torrente Vara.

  C’è  anche il torrente Gand-olfi (Genova) e il torrente Centa (Albenga).  Il nome Com-ber-anea significa quindi nient’altro che ‘corso d’acqua’ con un prefisso corrispondente formalmente al lat. cum ‘con’ ma in realtà col valore originario di ‘acqua, torrente’, come nel gr. kma ‘onda’, gr. khema ’versamento’, ant. ind. homa ‘versamento’ e forse lago di Como. Si continua con torrente Br-an-ega (Genova), lago Br-uno (Genova), ted. Br-unn-en ‘fonte’.  Si continua con il torrente Pora (Savona), ingl. pour ‘piovere a dirotto, fluire, sgorgare, colare’, torrente Bόr-bera (Alessandria), torrente Bόr-bore (Asti) con radice raddoppiata, rio Para  (Airole-Im), latino medievale buri-a(m)  ‘fonte’. 

  Diversi altri idronimi potrebbero essere interessanti soprattutto se si conoscesse la microidronimia della regione, ma mi fermo qui.

   Aggiungo solo che nel dialetto ligure esiste il sostantivo femminile bera  ‘ruscello, canaletto’ che insieme alle voci béu, biu, bedo viene ricondotto ad un bedo-/bedu-  ‘fosso, canale’ di origine gallica. Ma a mio avviso nulla impedisce che bera ‘ruscello, canaletto’ sia quello di Gando-bera e di tutti gli altri.

   Per la componente Porco- di Porco-bera basta pensare a fonte dei Porci nella zona di Roccacasale-Aq. e al rio dei Porci nell zona di Domodossola in Piemonte.  Ma la cosa importante è costituita dal termine calabrese pùrchia ‘fonte di acqua sorgiva’[2] affiancato dal nuorese porcu de abba ‘sorgente’, che letteralmente sarebbe ‘porco d’acqua’ ma originariamente qui  porcu  doveva significare qualcosa come ‘getto, sorgente’.

    Interessantissimo , per capire la natura della Lingua, è il verbo dialettale calabrese porchi-are[3],  sicil. im-purchi-ari, pugliese im-brucchi, camp. prucchi-à ‘accestire’, cioè emettere dei getti, polloni, gemme. Nel calabrese significava anche ‘partorire (delle scrofe e delle pecore)’.  La spiegazione data ne I dialetti italiani sopra citato è la seguente:” Dal latino parlato *porculāre ‘produrre come una scrofa’ da porcula’porcella’. Il significato di accestire è dunque secondario rispetto a quello di ‘partorire (della scrofa)’”.  Ma è l’esatto contrario!!! Le cose sono andate in altro modo: esisteva un significato generico della radice che possiamo indicare come ‘spinta, getto, emissione’ come è dimostrato da quanto detto sopra e dal termine calabrese simile purchia ‘fonte di acqua sorgiva’,  il quale si specializza variamente in quello dell’accestire, del gettare delle piante, in quello di partorire delle scrofe (dato l’incrocio col lat. porc-ul-a(m) ‘porcella’), ma anche delle pecore, e in quello di ‘prorompere, scaturire (dell’acqua)’.  Inoltre il verbo in calabrese significava anche ‘mettere un animale lattante alla poppa di un animale che non è la madre’, molto probabilmente perché *porchia, *purchia aveva assunto in qualche dialetto il significato di ‘poppa’, la quale è un rigonfiamento simile a quello della gemma di una pianta (anche se naturalmente più grosso) e del lat. porc-a(m) ‘rialzo di terra, tra solco e solco’.

   Un’ultima osservazione. E’ molto probabile, a mio avviso, che il verbo greco pro-khé-ein ‘versare, effondere, spargere’, formato dalla preposizione pro- ‘avanti’ e  dal verbo khé-ein ‘versare, effondere, spargere’, sia la reinterpretazione di un precedente verbo con una radice simile a quella di pork- di cui si parla, reinterpretazione causata dalla tendenza della Lingua a specializzare una radice e a renderla in apparenza più chiara. Il gr. pro-khόē nel vocabolario del Rocci porta il significato di ‘sbocco, foce’, ma anche di ‘promontorio’ per via del significato di fondo di spinta, protuberanza, rigonfiamento’: di conseguenza il significato di gr. prό-kho-os ‘boccale’, da cui l’it. brocca, non è dovuto tanto al significato di ‘versare’ quanto a quello di ‘(oggetto) rigonfio, panciuto’.

    L’è tutto da rifare! era solito dire il grande ciclista Gino Bartali.

 



[1] Cortelazzo-Marcato, I diletti italiani, UTET Torino, 1998.

[2] Cfr.Aa Vv., Dizionario di Toponomastica , UTET Torino 1990,  sotto il lemma Motta Santa Lucia-Cs.

 

[3] Cfr. Cortelazzo-Marcato, cit.

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