Ritorno di mala voglia, dopo molti
anni, a trattare di toponimi (in questo caso idronimi) i quali, non avendo in
genere alcun significato certo, offrono facilmente il fianco a interpretazioni diverse.
Gli idronimi liguri del titolo ci sono attestati in latino, i primi due si
riferiscono ai torrenti odierni di Polcé-vera e di Gandò-vere e vengono interpretati in questo modo: il primo
significherebbe ‘portatore (-bera)’ di ‘trote ‘ da una radice indoeuropea
(cfr. lat. perc-am ’pesce
persico’); il secondo significherebbe ‘portatore (-bera) di pietre, da una radice preindoeuropea gand ‘pietra’. La radice di –bera è quella di lat. ferre ‘portare’ L’ultimo idronimo viene inteso come
‘convogliatore’ (di acqua), si tratterebbe, insomma, di un
torrente formato da diversi affluenti che portano insieme le acque. Ma questa definizione mi pare un po’ forzata,
visto che probabilmente non esiste torrente che non abbia almeno piccoli
affluenti. Ma anche il nome ‘portatore di pietre’ e l’altro ‘portatore di
trote’ mi sembrano a questo punto alquanto improbabili, come se questi corsi
d’acqua dovessero essere caratterizzati per forza dal fatto che portano o non portano qualcosa e mai dal fatto incontestabile che essi sono
appunto dei corsi d’acqua. E non si pensa che i loro nomi potrebbero
essere nati in tempi preistorici lontanissimi da noi e anche tra loro stessi,
per cui è possibile che il significato di superficie sia molto ingannevole.
Un principio importante della mia linguistica è d’altronde quello
tautologico, che mi spinge a dare ai due composti lo stesso valore, in questo
caso quello di ‘corso d’acqua, torrente, rio’.
Io credo infatti che il membro –vera
(-bera) sia una variante della radice
del fiume ligure Vara, nome preindoeuropeo
presente persino nell’arabo bahr ‘fiume, lago, mare’. Sono della partita anche il torrente Im-pero
(Imperia) il quale, tutto intero, richiama il secondo e terzo membro lel Let-im-bro (Savona), il lat. im-br-e(m)
‘pioggia, acqua’, gr. όm-br-os ‘pioggia’, termine che trae in
ballo i nomi dei fiumi Om-br-one e Am-bra in Toscana. E pensare che ne I dialetti italiani[1]
si sostiene che come Imperia è sorta nel
1923 dall’unione di due precedenti comuni anche “l’idronimo è di origine
relativamente recente, perché sostituì nel sec. XVII-XVIII, in occasione delle
guerre tra Francia e Impero austriaco, il più antico aqua Unelie
(sec.XII). Ora, io non so se questo sia
vero, ma è anche probabile che esistesse da tempo immemorabile anche il nome Impero
se è vero che in Wikipedia si pensa che probabilmente il nome risalga al tempo
degli antichi romani, quando il torrente, per un certo periodo, rappresentò il
confine tra l’Impero romano e il territorio dei Liguri. Anche qui si fa una supposizione errata,
secondo me, perché l’origine del nome deve essere preistorica, ma almeno la si
pone in forma dubitativa. I corsi d’acqua in antico potevano avere molti nomi a
seconda di paesi che incontravano, come il fiume Liri, ad esempio.
Per l’idronimo Gando-bera e le sue false
pietre è bene tenere presente il rio Cant-ar-ena (Genova) il cui secondo e terzo
membro ricompare nel torrente Ar-ena
del paese di Favaro di Mal-varo-Ge. Mal-varo è il nome del torrente del paese,
nome in cui riappare la radice del torrente Vara.
C’è anche il torrente Gand-olfi (Genova) e il torrente Centa
(Albenga). Il nome Com-ber-anea significa
quindi nient’altro che ‘corso d’acqua’ con un prefisso corrispondente formalmente
al lat. cum ‘con’ ma in realtà col valore originario di ‘acqua,
torrente’, come nel gr. kỹma ‘onda’,
gr.
kheỹma ’versamento’,
ant. ind. homa ‘versamento’ e forse lago di Como. Si continua con
torrente Br-an-ega (Genova),
lago Br-uno (Genova), ted. Br-unn-en ‘fonte’. Si continua con il torrente Pora
(Savona), ingl. pour ‘piovere a dirotto, fluire, sgorgare, colare’, torrente Bόr-bera (Alessandria), torrente Bόr-bore (Asti) con radice raddoppiata, rio
Para (Airole-Im), latino medievale buri-a(m) ‘fonte’.
Diversi altri idronimi potrebbero essere interessanti soprattutto se si
conoscesse la microidronimia della regione, ma mi fermo qui.
Aggiungo solo che nel dialetto ligure esiste il sostantivo femminile bera ‘ruscello, canaletto’ che insieme
alle voci béu, biu, bedo viene
ricondotto ad un bedo-/bedu- ‘fosso, canale’ di origine gallica. Ma a mio
avviso nulla impedisce che bera ‘ruscello, canaletto’ sia
quello di Gando-bera e di tutti gli altri.
Per la componente Porco- di Porco-bera basta pensare a fonte dei Porci nella zona di
Roccacasale-Aq. e al rio dei Porci nell zona di Domodossola in
Piemonte. Ma la cosa importante è
costituita dal termine calabrese pùrchia ‘fonte di acqua sorgiva’[2]
affiancato dal nuorese porcu de abba ‘sorgente’, che letteralmente sarebbe ‘porco d’acqua’ ma
originariamente qui porcu doveva significare qualcosa
come ‘getto, sorgente’.
Interessantissimo , per capire la natura della Lingua, è il verbo
dialettale calabrese porchi-are[3], sicil.
im-purchi-ari,
pugliese im-brucchi-à, camp. prucchi-à ‘accestire’, cioè emettere dei getti, polloni, gemme. Nel calabrese significava anche ‘partorire
(delle scrofe e delle pecore)’. La
spiegazione data ne I dialetti italiani
sopra citato è la seguente:” Dal latino parlato *porculāre ‘produrre come una scrofa’ da porcula’porcella’. Il significato di accestire è dunque secondario
rispetto a quello di ‘partorire (della scrofa)’”. Ma è l’esatto contrario!!! Le cose sono
andate in altro modo: esisteva un significato generico della radice che
possiamo indicare come ‘spinta, getto, emissione’ come è dimostrato da quanto
detto sopra e dal termine calabrese simile purchia ‘fonte di acqua sorgiva’, il quale si specializza variamente in quello
dell’accestire, del gettare delle piante, in quello di partorire delle scrofe (dato l’incrocio
col lat. porc-ul-a(m) ‘porcella’),
ma anche delle pecore, e in quello di ‘prorompere, scaturire (dell’acqua)’. Inoltre il verbo in calabrese significava
anche ‘mettere un animale lattante alla poppa di un animale che non è la madre’,
molto probabilmente perché *porchia, *purchia aveva assunto in qualche
dialetto il significato di ‘poppa’, la quale è un rigonfiamento simile a quello della gemma di una pianta (anche se naturalmente più grosso) e del lat. porc-a(m) ‘rialzo di terra, tra solco e solco’.
Un’ultima osservazione. E’ molto probabile, a mio avviso, che il verbo
greco pro-khé-ein ‘versare, effondere, spargere’, formato dalla
preposizione pro- ‘avanti’ e dal verbo khé-ein ‘versare, effondere, spargere’, sia la reinterpretazione di un
precedente verbo con una radice simile a quella di pork- di cui si parla, reinterpretazione causata dalla tendenza della
Lingua a specializzare una radice e a renderla in apparenza più chiara.
L’è tutto da rifare! era
solito dire il grande ciclista Gino Bartali.
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