Sempre dal Vocabolario abruzzese del Bielli[1] leggo la
voce flonchë ‘fionda’
che potrebbe sembrare un storpiatura di *flund-a(m), supposto latino volgare
fatto derivare da lat. fund-ul-a(m) diminutivo di lat. fund-a(m) ‘fionda’, che si pone alla base
dell’it. fionda, e che deriva forse dal
verbo lat. fund-ĕre ‘versare’.
Nel vocabolarietto abruzzese online intitolato Treppecore[2] trovo il verbo frunc-àrsĕ ‘avventarsi su qualcuno’. Questo verbo deve avere la stessa radice del
sopracitato flonca ‘fionda’ con la solita alternanza l/r. Io propendo a credere che la forma
abruzzese flonca ‘fionda’ non sia una storpiatura di un supposto *flund-a(m) atto a dare ragione (con la diffusissima
palatalizzazione della –l-) dell’it. fionda. Al contrario suppongo che questo presunto *flund-a(m) sia in realtà dovuto
all’incrocio del lat. fund-a(m) ‘fionda’ con questa forma dialettale flonchë la quale, lungi dall’essere una cervellotica storpiatura
della forma latina supposta, è da
mettere in rapporto, secondo me, con la radice del verbo ingl. fling,
flung, flung ‘scagliare, lanciare’ che, a sua volta, ha influenzato il
lat. fund-a(m) ‘fionda’ facendolo diventare
appunto *flund-a(m)
‘fionda’.
C’è
anche un’altra interessante osservazione da fare. Nei nostri dialetti si incontra un verbo fioccà,
fiuccà
il quale, oltre al significato di it. fiocc-are, ne presenta un altro (in genere
nella forma riflessiva), quello di ‘avventarsi, scagliarsi addosso, ecc. ‘. Nel
vocabolario del Bielli sono riportate le due forme flocc-arsë, flucc-arse
‘avventarsi -dei cani’. Io credo
fermamente che qui non c’entri il lat. flocc-u(m) ‘fiocco’ ma sicuramente la radice suddetta di ingl.
fling, flung, flung ‘lanciare, scagliare’, il
quale non poteva non incrociarsi con quella più diffusa di fiocco.
Un altro verbo interessantissimo riportato dal
Bielli è fing-ë ‘evitare, fuggire’. Nei nostri dialetti i verbi della
seconda coniugazione perdono in genere il –re
nella desinenza infinitiva –ere. Ora, non si può in alcun modo accostare
questo fing-ë ‘evitare’ al
verbo lat. fing-ĕre ‘plasmare,
inventare, fingere’ ma si deve pensare alla radice di ingl. flinch
‘arretrare, sottrarsi, tirarsi indietro’ che ha subito la solita
palatalizzazione della –l-
trasformandosi così in un *fjinch che quindi non poteva
non appiattirsi completamente sul lat. fing-ĕre ‘plasmare’ con cui non aveva nulla a che fare.
L’aggettivo abruzzese fatticcë
significa ‘grosso, massiccio, spesso’ riferito anche agli oggetti. Per me esso è lo stesso di it. fatticcio il quale però ha
ristretto l’area di applicazione
riferendosi solo agli uomini, col significato di ‘robusto, tarchiato’. Esso è fatto derivare, erroneamente a mio
avviso, dall’aggettivo it. fatto col significato di ‘completamente sviluppato’ riferito ad un uomo,
che poco però ha a che fare con l’idea di ‘spessore, corpulenza’: un uomo fatto
non è detto che sia massiccio e corpulento!
Anche qui io vedo, dietro l’apparenza, l’aggettivo inglese fatt-y < *fatt-ig
‘grasso, grassone’ , ingl. fatt-ish ‘grassottello, derivati da ingl. fat ‘grasso’. L’idea di “grasso” si alterna facilmente a quella di
“grosso”.
Un’altra
serie di termini interessanti, ma non solo abruzzesi, è costituita dai vari fratazzo,
frattazzo, frettazzo i quali indicano due cose: o uno stenditoio e spianatoio
della malta usato dai muratori per formare l’intonaco, o una spazzola di setole
per pulire delle superficie come un pavimento. Ora, il frettazzo in questa accezione di
pulitore per sfregamento è fatto derivare giustamente dal lat. frict-are ‘sfregare’ variante di lat. fric-are ‘fregare,fregare’, ma quando si
riferisce allo spianamento dell’intonaco la suddetta etimologia crea qualche
difficoltà. Io in questo caso sono
propenso a vederci dietro il solito ingl. flat ‘piano, piatto’, trasformatosi
in *frat
per il solito motivo dell’alternanza l/r nei nostri dialetti. In inglese abbiamo un flat iron ‘ferro da stiro’, in ted. Plätte ‘ferro da stiro’ o
Plätt-eisen ‘ferro(-eisen) da stiro’. Naturalmente
l’idea di “piano, piatto” non è da riferire al ferro che è piatto da un lato, ma al fatto che lo strumento rende piatto, (es)teso, stirato l’indumento da
indossare. A Trasacco-Aq. abbiamo oltre
a frat-àzzë
‘fratazzo’ anche la variante frat-όzzë che si riferisce ad un supporto su cui il
sarto stirava le giacche, ma indicava
anche la leva della martinicca del carretto agricolo, la quale azionava i freni
del veicolo pressando gli zoccoli della martinicca sui cerchioni delle ruote,
come fossero ferodi[3]. In questo caso l’etimo deve essere quello di
lat. frict-are ‘sfregare’ che ha dato prima frett-ozzë e poi frat-òzzë, incrociandosi con
la radice di frat-àzzë ‘fratazzo’.
[1] Cfr. D.
Bielli, Vocabolario abruzzese. A.
Polla edit., Cerchio-Aq., 2004.
[3] Q.
Lucarelli, Biabbà F-P, Grafiche Di
Censo Avezzano-Aq, 2003.
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