Mi pare che nell’articolo Espressioni di richiamo e di comando
impartiti agli animali […] presente nel mio blog (2 sett. 2014) non ho preso in
considerazione l’interiezione “uì!” usata per ordinare al
cavallo di mettersi in moto. D’altronde
si tratta di un’interiezione poco studiata dai linguisti, credo, perché non
l’ho trovata in nessuno dei lavori dialettali da me posseduti.
Io suppongo che essa sia il risultato
dell’imperativo latino vige ‘muoviti (con energia) dal
verbo vig-ēre ‘avere
forza, vigore; muoversi con vivacità’. La
sillaba finale –ge cade, come avviene
quasi sempre con queste espressioni di comando, data la forte enfasi che
caratterizza la sillaba accentata. A Cerchio-Aq è ricorrente l’espressione léstë vì ‘sbrigati!, svelto!, dai!, su forza!’. Quasi sicuramente, poi, quel vì deve essere ricondotto meglio ad un
verbo indicante il ‘muoversi’ senza altra specificazione, e l’espressione
all’origine doveva significare precisamente ‘svelto! muoviti!’. A mio parere
si dovrebbe trattare della radice dello stesso lat. vi-a(m) ‘via, strada, cammino, marcia’, derivante da arcaico veh-a(m) ‘via’ (cfr. ted. Weg ‘via’,
ingl. way ‘via’), dal verbo lat. veh-ĕre ‘trasportare col carro, condurre’ di matrice indoeuropea, da cui lat. vect-ur-a(m) ‘vettura, carro’.
Ma, secondo me, c’è da fare un’osservazione: il significato di fondo
della radice doveva essere semplicemente quello di ‘muovere, muoversi’, non di
‘trasportare col carro, condurre col carro’ come quasi tutti affermano. Il lat. vi-a(m) < veh-a(m) non doveva avere il significato etimologico di ‘strada per
carri’ ma semplicemente quello di ‘percorso, corso, movimento’ anche se
successivamente si ebbe la specializzazione che non poteva fare a meno
dell’idea di “carro”. Esiste infatti
l’ingl wigg-le ‘muovere,
scuotere, far ballare (un dente)’, l’antico ingl. weg-an ‘muovere’, il ted. be-weg-en ‘muovere, agitare’ che ci
fanno capire che il significato della radice indoeuropea *wegh- aveva anche quello di ‘movimento’.
Se
ben si riflette, poi, lo stesso significato di ‘essere forte, energico,
muoversi con vivacità’ di lat. vig-ēre non è molto lontano da quello del semplice ‘muoversi’. La stessa radice assumeva quello di ‘vigile,
sveglio, attento’ nel lat. vig-il-e(m) il quale sembrerebbe diverso da quello di lat. vig-or-e(m) ’vigore’ e di lat. veg-ēre ‘essere vivo, animato, svelto;
animare, vivificare’, variante del suddetto vig- ēre. Notevole è il lat. veg-et-ation-e(m) ‘movimento (in Apuleio)’. Con cui si ritorna all’idea
fondamentale. Credo che anche il lat. vag-u(m) ‘errante, vagabondo, mobile,
incostante, ecc.’, considerato di etimo oscuro, contenga una variante delle
radici precedenti, come il ted. Wag-en ‘vagone, carro’, il lat. vac-ill-are ‘vacillare, barcollare, tentennare, essere malfermo’, il
toscano vagell-are ‘vacillare,
vaneggiare, farneticare’ nonché l'ingl. wake 'svegliare, destare', il ted. wach ‘sveglio e il ted. wack-el-n ‘tentennare, vacillare’. Secondo me nella Lingua tutto si tiene, e
bisogna ammettere l’esistenza di molte varianti delle radici fin dalle
origini.
Gli
it. via-vai
e vi-andante si possono
risolvere bene, nonostante la loro
apparente evidenza, non ricorrendo al
facile via per il membro iniziale,
bensì al significato originario di ‘muover(si), procedere, andare, venire’
della sua radice *wegh. Nel primo composto
essa ha assunto il valore di ‘venire’, per cui esso doveva valere ‘ vieni e vai’
come nell’it. andi-rivieni, con andi- imperativo arcaico di it. and-are.
Il vi-andante non è
quindi ‘(quello= che procede per la via’, ma semplicemente ‘(quello) che cammina,
procede, va, vaga’ : è un composto tautologico di due componenti
omosemantiche.
L’interiezione “uì!”,allora, con la pronuncia latina
della fricativa sonora –v-,
pronuncia molto ricorrente, per esempio, a Trasacco-Aq nella nostra Marsica,
doveva significare nient’altro che ‘muoviti!’.
D’altronde non è senza significato il fatto che, non ricordo in quale
lingua europea del presente o del passato, il cavallo era chiamato pressappoco wigge, wicke.
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