martedì 26 gennaio 2021

Dalle nostre parti, per ordinare al cavallo di mettersi in moto, gli si grida: “Uì!”. Agganci dell'interiezione col concetto di "via, strada".


     

      Mi pare che nell’articolo Espressioni di richiamo e di comando impartiti agli animali [] presente nel mio blog (2 sett. 2014) non ho preso in considerazione l’interiezione “uì! usata per ordinare al cavallo di mettersi in moto.  D’altronde si tratta di un’interiezione poco studiata dai linguisti, credo, perché non l’ho trovata in nessuno dei lavori dialettali da me posseduti.

      Io suppongo che essa sia il risultato dell’imperativo latino vige ‘muoviti (con energia) dal verbo vig-ēre ‘avere forza, vigore; muoversi con vivacità’.  La sillaba finale –ge cade, come avviene quasi sempre con queste espressioni di comando, data la forte enfasi che caratterizza la sillaba accentata. A Cerchio-Aq è ricorrente l’espressione léstë ‘sbrigati!, svelto!, dai!, su forza!’.  Quasi sicuramente, poi, quel vì  deve essere ricondotto meglio ad un verbo indicante il ‘muoversi’ senza altra specificazione, e l’espressione all’origine doveva significare precisamente ‘svelto! muoviti!’. A mio parere si dovrebbe trattare della radice dello stesso lat. vi-a(m) ‘via, strada, cammino, marcia’, derivante da arcaico veh-a(m) ‘via’ (cfr. ted. Weg ‘via’, ingl. way ‘via’), dal verbo lat. veh-ĕre ‘trasportare col carro, condurre’ di matrice indoeuropea,  da cui lat. vect-ur-a(m) ‘vettura, carro’.  Ma, secondo me, c’è da fare un’osservazione: il significato di fondo della radice doveva essere semplicemente quello di ‘muovere, muoversi’, non di ‘trasportare col carro, condurre col carro’ come quasi tutti affermano.  Il lat. vi-a(m) < veh-a(m) non doveva avere il significato etimologico di ‘strada per carri’ ma semplicemente quello di ‘percorso, corso, movimento’ anche se successivamente si ebbe la specializzazione che non poteva fare a meno dell’idea di “carro”.   Esiste infatti l’ingl wigg-le ‘muovere, scuotere, far ballare (un dente)’, l’antico ingl. weg-an ‘muovere’, il ted. be-weg-en ‘muovere, agitare’ che ci fanno capire che il significato della radice indoeuropea *wegh- aveva anche quello dimovimento’.  

    Se ben si riflette, poi, lo stesso significato di ‘essere forte, energico, muoversi con vivacità’ di lat. vig-ēre non è molto lontano da quello del semplice ‘muoversi’.  La stessa radice assumeva quello di ‘vigile, sveglio, attento’ nel lat. vig-il-e(m) il quale sembrerebbe diverso da quello di lat. vig-or-e(m) ’vigore’ e di lat. veg-ēre ‘essere vivo, animato, svelto; animare, vivificare’, variante del suddetto  vig- ēre.  Notevole è il lat. veg-et-ation-e(m) ‘movimento (in Apuleio)’. Con cui si ritorna all’idea fondamentale.  Credo che anche il lat. vag-u(m) ‘errante, vagabondo, mobile, incostante, ecc.’, considerato di etimo oscuro, contenga una variante delle radici precedenti, come il ted. Wag-en ‘vagone, carro’, il lat. vac-ill-are ‘vacillare, barcollare, tentennare, essere malfermo’, il toscano vagell-are ‘vacillare, vaneggiare, farneticare’ nonché l'ingl. wake 'svegliare, destare', il ted. wach ‘sveglio e il ted. wack-el-n ‘tentennare, vacillare’.   Secondo me nella Lingua tutto si tiene, e bisogna ammettere l’esistenza di molte varianti delle radici fin dalle origini. 

     Gli it. via-vai e vi-andante si possono risolvere  bene, nonostante la loro apparente evidenza,  non ricorrendo al facile via per il membro iniziale, bensì al significato originario di ‘muover(si), procedere, andare, venire’ della sua radice *wegh.  Nel primo composto essa ha assunto il valore di ‘venire’, per cui esso doveva valere ‘ vieni e vai’ come  nell’it. andi-rivieni, con andi- imperativo arcaico di it. and-are.  Il vi-andante non è quindi ‘(quello= che procede per la via’, ma semplicemente ‘(quello) che cammina, procede, va, vaga’ : è un composto tautologico di due componenti omosemantiche. 

    L’interiezione “!”,allora, con la pronuncia latina della fricativa sonora –v-, pronuncia molto ricorrente, per esempio, a Trasacco-Aq nella nostra Marsica, doveva significare nient’altro che ‘muoviti!’.  D’altronde non è senza significato il fatto che, non ricordo in quale lingua europea del presente o del passato, il cavallo era chiamato pressappoco  wigge, wicke. 

     

 

      




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