Ancora lucciole.
Tornando alla voce cata- che ho inteso qualche giorno fa come ‘lucciola’, trovo un forte
indizio che conferma il mio giudizio nel
verbo greco kata-lámp-ein ‘illuminare, risplendere’.
Ora in greco la preposizione catá ha il significato generico di ‘giù,
verso il basso’, significato che non compare nel verbo suddetto, per un
semplice motivo: all’origine essa era una radice tautologica rispetto al verbo lámp-ein ‘rilucere, risplendere,
illuminare’, radice che non poté non incrociarsi col gr. katá ‘giù, in basso’
senza, però, che questo significato entrasse a modificare il valore del
verbo. In altre parole fra lámp-ein e kata-lámp-ein non c’è differenza alcuna di significato, in quanto cata-
all’origine aveva lo stesso valore di –lámp-ein ‘rilucere, risplendere’.
Nel
greco moderno si incontra il termine kōlo-phōtiá ‘lucciola’ che letteralmente vale ‘fuoco nel culo(kōlo)’.
Ora, a
parte la considerazione che, secondo me, i nomi non nascono come descrizione del referente da nominare, ma lo indicano
direttamente, c’è da considerare il
fatto che esiste in inglese un termine molto simile al gr- kōl-os ‘culo’ ed è coal ‘carbone’, ted. Kohle
‘carbone’. Quindi è probabilissimo, a mio avviso, che il greco moderno kōlo-phōtiá sia anch’esso un composto
tautologico col valore iniziale di ‘fuoco’ e simili. Sicchè le varie voci
dialettali italiane come culi-luci ‘lucciola’, culi-lucida’lucciola’ all’origine non facevano riferimento al deretano,
ma alla luce della lucciola.
In inglese si incontra anche il termine char-coal che significa ugualmente ‘carbone’ e
presenta, nella prima componente char-, la radice stessa di carb-one nonché delle voci dialettali
analizzate l’altro giorno come il napoletano cari-ola ‘lucciola’ e la pani-gar-ola ’lucciola’ nel dialetto di
Pellio Inferiore-Co.
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