Credo che in quasi tutti i dialetti abruzzesi ricorra
l’espressione (chë) scì mbìsë! la quale viene solitamente spiegata come che tu sia impiccato! Ma siccome
l’espressione è usata in tono bonario e scherzoso (come tutti sottolineano
nelle loro spiegazioni), ed è rivolta solitamente a qualche ragazzo, essa ha bisogno, a mio avviso, di ulteriori
indagini. Ma perché mai, in effetti,
dall’idea forte di impiccare si passa
ad indicare un qualcosa di molto meno grave? Non mi pare che la frase possa
avere un valore antifrastico e significare che
tu non sia impiccato! Perché semplicemente non avrebbe senso.
Esiste anche l’espressione chë sci mbìsë chi t’à fattë! intesa come che sia impiccato chi t’ha fatto! Sembra un voler far ricadere la colpa di un
comportamento di un ragazzo maleducato sui suoi genitori! Ma anche qui mi pare
eccessiva l’impiccagione richiesta. Io
suppongo, tagliando la testa al toro,
che quel mbìsë non sia il participio passato del verbo mbènnë,
mpènne ‘appendere’, in uso anche a Trasacco-Aq[1],
dal lat. im-pend-ēre ‘appendere’, ma sia la forma dialettale abruzzese
dell’aggettivo lat. in-vis-u(m) ‘inviso,
odiato, odioso, sgradito’, coincidente col participio passato di lat. in-vid-
ēre ‘invidiare, essere mal disposto
(verso qualcuno)’. Nel vocabolario del
Bielli l’aggettivo-participio mpisë significa infatti, oltre ad
‘impiccato’ anche ‘malizioso, briccone, impertinente’. In dialetto il nesso
consonantico –nv- si trasforma in –mm-
per cui da lat. invidi-a(m) si passa a mmìdia e quindi da invis-u(m) si dovette avere *mmisë
e poi mb-isë per influsso
di mpìsë, mbìsë
‘appeso’ dal verbo im-pend-ēre ‘appendere’.
Secondo me, allora, il significato di (chë) scì mbìsë chi t’à fattë doveva significare
all’origine ‘che sia odiato, maledetto chi t’ha fatto’ e successivamente,
usandosi essa in modo incompleto nei riguardi di un ragazzo, il participio mbìsë si caricò di un valore negativo riferito al
ragazzo, tanto è vero che nel Bielli il termine in questione ha anche il
significato, come ho detto sopra, di ‘malizioso, briccone, impertinente’. In diversi dialetti scì è anche la seconda pers. dell’indicativo presente tu sei, sicchè l’espressione poteva anche significare
semplicemente ‘tu sei impertinente, briccone, maleducato’ . Una volta scomparso
dal vocabolario dialettale il lat. invis-u(m) ‘odiato, odioso, malvisto,(maledetto)’ era fatale che la forma
dialettale corrispondente cadesse in braccio a mbìsë ‘appeso’. Destino di un termine!
L’altra
espressione indicante, come la precedente, un blando rimprovero verso un
ragazzo è “chë scì mmallìttë!”, letteral. ‘che tu sia maledetto!’.
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