Non sono riuscito ad appurare donde il Linnaeus abbia tratto questo nome. A volte il grande naturalista svedese
dava la solita veste latina a nomi dialettali o regionali della pianta o
dell’animale da classificare. Sta di fatto che una farfallina del genere dei
lepidotteri, molto diffusa un tempo nelle campagne, si ritrovi con questo nome
scientifico, che presenta il nome proprio Amata,
dal verbo amare, e un secondo nome apparentemente anch’esso latino, ma di
derivazione greca: potrebbe trattarsi del patronimico di Alfesibea, figlia di
Fegeo, ma non sono riuscito ad individuarne una connessione. Ma lasciamo stare.
La cosa, in qualche modo singolare, è che il nome Amata conferma quanto avevo osservato sull’insetto (il quale in diversi dialetti porta il nome di Marietta), e sull’appellativo puttana con cui esso viene chiamato a
Trasacco-Aq. Per farla breve (ma si consiglia caldamente di andare a leggere
l’articolo “Puttana”: etimo. Incredibile! presente nel mio blog, alla data
del 1/3/2019) la farfallina col suo appellativo puttana veniva messa in collegamento con i concetti di “farfalla” e
di “amatrice”.
Ma il bello è che anche l’appellativo Mari-etta è collegabile a sua volta all’idea di “amare” e simili. Tutti
sappiamo, infatti, che il nome personale Maria
ci viene dall'aramaico Mary-am (ebraico Miry-am), forme messe in rapporto con l'egizio mrj 'amare'. E siamo così
ritornati al concetto dell’ amore. A questo punto non è affatto
cervellotico supporre come primo significato di lat. mere-tric-e(m) quello di 'amante, amatrice' sul quale è andato a
depositarsi successivamente il significato latino di 'colei che guadagna soldi
(mediante rapporti amorosi)', dal verbo lat. mer-ēre ‘meritare, guadagnare’. Invece il termine andrebbe
spiegato, invertendo i concetti, come 'colei che fa l'amore (mediante
compenso)'. Mere-trice è comunque
un nome che attenua la crudezza del precedente ama-trice che forse veniva già usato in qualche parlata nel senso di ‘una
donna cui piace fare l’amore’, una donna ‘vogliosa’, e quindi piuttosto
dissoluta. Il fatto dimostra quello che ho sempre asserito, cioè che le parole
vanno dritte al significato di fondo, che in questo caso è la ‘brama d’amore’ e
che pertanto non bisogna mai accontentarsi di significati etimologici
superficiali, secondari, collaterali anche se in qualche modo accettabili.
Ma debbo ancora finire. In qualche dialetto, come si può vedere in
internet, la farfallina è chiamata Maria filogna. Cosa mai significherà
questo filogna? Ho scoperto che il termine ripete tautologicamente il significato
suddetto di ‘che desidera far l’amore’. Esiste infatti l’aggettivo greco phíl-eun-os ‘che ama il piacere del talamo,
dell’amore’, composto dalla radice di phíl-os ‘amico, amante’ e dal gr. eunḗ ‘letto, giaciglio, letto
nuziale, amplesso amoroso’. Ma sta di fatto che anche questa seconda componente
eunḗ
è in rapporto, secondo tutti i linguisti, con una radice ven-, van- presente
anche nel lat. Ven-us, eris, cioè
Venere, la dea dell’amore romana. Sicchè, a mio parere, il gr. phíl-eun-os, non va inteso come ’amante del
talamo, letto’ composto di due radici di significato diverso, ma come composto
tautologico di due radici omosemantiche, dello stesso valore, e cioè come se si
avesse nel primo membro il senso di ‘voglioso (d’amore)’ e nel secondo
ugualmente ‘voglioso(d’amore)’ o simili. Non si scappa.
D'altronde io sono convinto, da lunga pezza, che lì dove ci sono dei
composti, inizialmente si aveva una tautologia, anche nelle lingue germaniche.
Il termine fíl-eun-os poteva
essere quindi anche in greco una reinterpretazione di una forma precedente che
poteva suonare, per esempio, *phíl-un-os oppure *phíl-on-os col significato di ‘voglioso d’amore’. Da esse si poteva
passare facilissimamente ad una forma dialettale *philόne-os, o *philoni- os (specialmente nei dialetti italiani
dove quell’aggettivo poteva essere presente) propedeutica a quella di filogno,
femm. filogna. E così siamo arrivati al capolinea, avendo compreso
che nel nome dialettale della farfallina Maria filogna si ha una mera tautologia
che insiste sempre sul significato di ‘amatrice’. Caratteristici, poi, sono gli
accoppiamenti di questi lepidotteri, ben presenti nel web, in cui il maschio e
la femmina risultano come saldati insieme, uno a destra e l’altro a sinistra,
attraverso i rispettivi deretani in modo da formare una sorta di bastoncino o stelo o filo alato alle due estremità. Lo stesso stelo, dunque, che da ragazzi ci divertivamo ad inserire nel di dietro della povera farfallina.
Per far scomparire in qualcuno ogni eventuale e legittima ombra di
perplessità, ricordo che nei nostri dialetti e nella nostra lingua italiana
sono presenti le due radici costitutive della parola composta fil-ogna
: una ricorre nel verbo fil-are, usato colloquialmente nel
significato di ‘amoreggiare’ e l’altra, a mio avviso, nel verbo dialettale pronominale
vënir-sënë ‘venirsene’ (vēnìssënë) quando è usato nel significato di
‘raggiungere l’apice del godimento’, in un rapporto sessuale.
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