giovedì 12 dicembre 2019

L’espressione ‘spezzare una lancia a favore di qualcuno’.




   La spiegazione che solitamente si dà della espressione in epigrafe si rifà ai tornei cavallereschi medievali in cui, al primo scontro dei cavalieri, qualche asta poteva rompersi sotto l’urto dei due combattenti: spezzare quindi una lancia,  a favore di qualcuno che magari non poteva  difendersi da sé, passò a significare ’prendere le difese di qualcuno’  schierandosi apertamente  a suo favore.

   Questo mi sembra, però, un modo indiretto di spiegare il significato di un termine o di una espressione, a parte la considerazione che ben spesso le lance non si spezzavano.  Questa mia idea, poi, viene rafforzata, come vedremo, dal fatto che nel vocabolario di Domenico Bielli il verbo spëzzà assume anche un significato particolare, quello di ‘innalzare, crescere’[1] il quale non può ricondursi al normale significato che il verbo solitamente ha anche nei dialetti, quello cioè di it. spezzare. 
                  
    Una prima mia supposizione, come ho sostenuto altrove, è che in questo caso il verbo possa nascondere la radice del tedesco spitz-en ‘aguzzare, affilare’ e che quindi l’espressione significhi ‘affilare una lancia’, nel senso dell’espressione italiana affilare le armi, cioè essere pronti a combattere per difendere qualcuno. Ma anche la nozione di ‘difendere qualcuno’ mi sembra di troppo, e credo che essa si sia intrufolata successivamente, quando si cominciò a spiegare la frase col fare riferimento, appunto, alla magnanimità del cavaliere medievale che spesso, come sappiamo, prendeva le difese dei deboli.  A mio parere l’espressione, invece, doveva avere un senso compiuto già di per sé, senza riferimento ai tornei, prima che si cristallizzasse nell’uso attualmente in auge, apparentemente legato ad essi. 

  Le lance spezzate, poi, nel medioevo erano dei soldati scelti, coraggiosi, i quali   costituivano la guardia del corpo di un sovrano, di un nobile o di un potente.  Mi pare piuttosto artificioso riportare l’espressione, anche qui, al rompersi delle lance nei tornei.  Suppongo, pertanto, che dietro spezzate si nasconda un latino speci-at-u(m), aggettivo che però presenta solo il significato di ‘conformato’ dal lat. speci-e(m) ’ aspetto, forma, specie, ecc.’. Ma l’avverbio corradicale speci-at-im ha il valore di ‘in particolare’ rivelando quindi la stretta somiglianza con lat. speci-al-e(m) ‘speciale, particolare, selezionato’.  Una lancea *speciata  poteva essere dunque, nella tarda latinità, un ‘soldato scelto, armato di lancia’.   L’espressione, passando all’italiano, dové assumere la forma di  lancia *speziata (come l’it. spezia < lat. speci-em), diventando quindi  lancia spezzata , per l’inevitabile influsso dell’altra espressione spezzare una lancia, di cui sopra. 

   Ritornando al significato di it. spezzare una lancia    si debbono fare, a mio avviso, altre considerazioni.  A me pare, infatti, che dietro il verbo spezzare possa esserci una radice simile a quella del verbo ingl. speed ‘accelerare, affrettarsi, passare velocemente, sfrecciare’ ma anche ‘emettere, scaricare, lanciare’ come nell’espressione to speed arrows ‘scagliare, lanciare frecce’.  Sempre lo stesso verbo in inglese presenta il significato di ‘far prosperare, far avanzare’ che non può non essere messo accanto all’abruzzese spëzzà  (vedi sopra) nella frase A’ spëzzàtë la vitë [2] ‘E’ cresciuto, sviluppato’, letteralmente ‘ha sollevato, accresciuto il suo corpo (vitë), la sua persona’.  A mio avviso il verbo speed, nel significato di ‘scagliare’ è simile anche all’ingl. spit ‘sputare’ e al’ingl. spit ‘spiedo’, ted. Spiess ‘spiedo, lancia, asta’. Lo spiedo,  oltre ad infilzare le carni, poteva servire da arma da urto o da lancio, come la lancia, appunto.

  Allora l’espressione in questione spezzare una lancia poteva benissimo significare semplicemente ‘scagliare una lancia’ per difendere se stesso o altri, o per semplice divertimento, senza alcun riferimento ai tornei cavallereschi.




[1] D. Bielli, Vocabolario abruzzese, Adelmo Polla Editore, Cerchio-Aq, 2004.

[2] D. Bielli, cit.

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